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Martedì, 16 Aprile 2024

Crollo Genova, l'attesa degli sfollati a un mese dalla tragedia

"La situazione è ancora in divenire. Molti hanno già individuato una sistemazione alternativa e si sono ricollocati autonomamente, alcuni hanno opzionato case del Comune e molti altri sono ancora in albergo". Luca Fava rappresenta gli sfollati di Genova, e si incontra tra le tende che stanno a pochi passi dal troncone del ponte Morandi. Qui l'incertezza è il sentimento prevalente. A quasi un mese dalla tragedia, gli oltre 550 sfollati ancora non sanno quale sarà il loro futuro. E molti, come Silvia Varani, vorrebbero poter tornare nelle proprie abitazioni almeno un'ultima volta per recuperare i vestiti, gli effetti personali e i ricordi di una vita prima che i monconi del ponte vengano abbattuti.

Ma ancora, nonostante le continue rassicurazioni, non è stato dato il via libera dalle autorità che temono nuovi crolli.  "La situazione di attesa è una situazione di disagio psicologico e di malessere. Per parlare di un nuovo inizio non si può prescindere dal nostro passato che è ancora là dentro".

Non c'è rabbia nelle parole degli sfollati, non si sentono abbandonati dallo Stato come accaduto in molte altre tragedie italiane ma chiedono che l'attenzione continui a rimanere alta. "Non ci interessano le bagarre politiche tra governo locale e governo nazionale, l'importante è che andiamo tutti insieme verso una soluzione più rapida e condivisa possibile di questa gravissima situazione che non vede coinvolti solo noi ma un'intera valle, che è praticamente isolata dal resto della città", ha concluso Fava.

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