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Giovedì, 25 Aprile 2024
Solidarietà / Potenza

Il ristoratore che dopo le 18 dona pasti a chi è in difficoltà: "Sommersi da una tragedia umanitaria"

Il primo giorno sono venute più di 50 persone, quello dopo 60: lavoratori saltuari, famiglie disperate, persino un papà che dorme in macchina con il figlio piccolo. Il racconto a Today di Salvatore Conte, che lancia però un grido d’allarme: "Dopo il dpcm, se continua così chiudiamo, il momento è difficile"

Quando Salvatore Conte ha deciso di donare il cibo invenduto del suo ristorante a Potenza, rimasto vuoto il giorno dopo l’ultimo Dpcm, non si aspettava di trovarsi davanti a quella che definisce una "vera tragedia umanitaria". 

Il primo giorno c'erano più di cinquanta persone, quello dopo erano sessanta. "Io e la mia socia siamo rimasti devastati psicologicamente da questa cosa, perché ci siamo chiesti: se a Potenza che ha appena 60mila abitanti è venuta così tanta gente, quanti possono essere in una grande città? Quanti ce ne sono che non sappiamo nemmeno che esistono?", racconta a Today.

Tante famiglie in difficoltà

Conte aveva deciso di annunciare sul profilo Facebook del locale che dalle 18 alle 18:30, "con la massima discrezione", avrebbe regalato in vaschette d'asporto la zuppa e la trippa al sugo che non erano stati consumati e che non potevano essere rivenduti il giorno dopo. "In tre giorni abbiamo ricevuto più di cento telefonate di famiglie, e sottolineato famiglie, disperate. Non me lo aspettavo - dice Salvatore Conte - Martedì sono venute 54 famiglie e abbiamo distribuito circa tre pasti a famiglia. Ieri erano 60. Persone ‘borderline’, lavoratori saltuari che magari il primo lockdown aveva già messo sul lastrico e per i quali ora questo minilockdown è stata l’ultima botta". E siccome "nessuno andrà via a mani vuote", assicurava il post, Salvatore e i suoi stanno consegnando anche pasti cucinati nel pomeriggio, per aiutare chi è in difficoltà.  

Famiglie che da martedì telefonano al numero del ristorante, scrivono su Facebook. Raccontano le loro situazioni di difficoltà e chiedono se davvero possono venire da Crusco’s. Gente che ha perso il lavoro, oppure che aspetta una cassa integrazione che non è ancora arrivata, che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

"Molti sono venuti addirittura con i figli, bambini con ancora le scarpe estive ai piedi. Addirittura è venuto un papà di 35 anni che mi ha raccontato che dorme in macchina con il figlio di 10 anni. Sembrava il film ‘La ricerca della felicità’! Mi ha fatto vedere la macchina perché io non ci credevo: dietro c’erano le coperte e i cuscini. Vanno a lavarsi nei bagni della stazione. Gli ho detto che poteva venire a casa mia a farsi una doccia calda - ricorda Salvatore - mi ha risposto con dignità: ‘Ce la caviamo'". 

ristorante potenza regala invenduto dopo dpcm 1-2

La pagina Facebook di Crusco’s è stata invasa dai commenti e ringraziamenti. C’è anche chi promette: “Non sono di Potenza, ma appena posso verrò da voi”. Questa mattina qualcuno ha lasciato una piantina di margherite fuori dal locale. “La teniamo come una reliquia, guai a chi ce la tocca!”, dice Salvatore, che sottolinea: tra le tante telefonate ricevute, nessuna è arrivata da parte delle istituzioni locali. In futuro, quando questa situazione sarà finita, continuerà questa iniziativa di solidarietà? "Speriamo innanzitutto di poter rimanere aperti", ammette Conte. 

"Ma il momento è difficile: se continua così chiudiamo"

Sabato i ristoratori di Potenza saranno in piazza. “Vogliamo capire. Si parla di ristori, ma non si capiscono i termini e i tempi. Il momento non è difficile, di più! Se continua così, la prossima settimana chiudiamo. Non ce la facciamo”, dice Salvatore Conte. “Abbiamo deciso di regalare il non venduto, ma se non vendiamo nulla dobbiamo chiudere. Io ho quattro dipendenti, così non li posso mantenere. Eravamo un locale prettamente serale, con apertura dalle 18 alle 24. Con il nuovo Dpcm abbiamo dovuto sovvertire gli orari, aprendo dalle 11 alle 18, ma abbiamo parlato con tanti colleghi a Potenza, anche loro sono tutti vuoti. È una devastazione sociale, ma non dipende solo dal Dpcm”, ammette Salvatore Conte.

“Se domani il mio omonimo Conte dicesse ‘Potete uscire la sera oppure i ristoranti possono restare aperti dopo le 18’, non farebbe differenza. Non lavoreremmo comunque, perché la gente ha paura e non esce”. Che fare? “A questo punto quello che mi dico è: se dobbiamo chiudere, chiudiamo. Fateci restare chiusi per un mese, intanto potenziate gli ospedali, fate quello che dovete, e poi fra un mese ci fate riaprire con i criteri giusti. Restare aperti così, con questi orari, una categoria sì e l’altra no, non si capisce più nulla. E la gente stessa rimane disorientata. Chiudiamo. Mi faccio un altro buco nella cinghia, tengo botta per un mese, poi riapriamo dopo che il lockdown ha fatto abbassare i numeri dei positivi e la gente può uscire di casa”, dice Salvatore, che sta aspettando di vedere come andrà la prossima settimana per prendere una decisione e lo stesso ragionamento lo stanno facendo anche tanti altri ristoratori, sostiene. 

A Potenza altri due ristoranti, Burbaca e Verdecrudo, hanno deciso autonomamente di donare il cibo che non è stato venduto alle persone in difficoltà. Un gesto anche per loro spontaneo, per semplice per solidarietà, senza nessuna organizzazione. “Certo, una rondine non fa primavera, ma uno stormo sì. Io spero che anche altri ci seguano, però non posso fare a meno di pensare: se a Potenza chiudiamo tutti, anche questa opera di bene andrà a morire”.

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