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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Un anno in ospedale in attesa di un trapianto, il piccolo Davide ora ha avuto il suo cuore nuovo

Il dodicenne è rimasto chiuso in una stanza d'ospedale per un anno, in attesa del trapianto. Quando era arrivato era in gravi condizioni a causa di una cardiomiopatia causata dalla malattia di Naxos, una malattia molto rara

Un anno in ospedale, in attesa di un cuore nuovo. Un "lockdown nel lockdown", chiuso in una stanza di 24 mq dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per 373 giorni, 319 dei quali attaccato a un cuore artificiale che lo seguiva dentro una valigetta. Ma alla fine il dodicenne Davide (nome di fantasia) ha potuto avere il suo cuore nuovo trapiantato.

Intorno a lui, chiuso in quella stanzetta insieme al padre, l'ospedale viveva l'emergenza sanitaria legata al coronavirus, che ha portato nei mesi più gravi della crisi a oltre 2mila degenti. 

Per lui quei 373 giorni di clausura resteranno presto un ricordo. Il padre, che ha rinunciato a tutto per stargli vicino, è stato quasi esclusivamente la sua unica compagnia per un anno. La mamma, rimasta in Romania, lo ha raggiunto quando possibile. Per il resto, le sue giornate si sono svolte tra videogiochi e lezioni, prima in ospedale e poi a distanza.

Oggi Davide ha un cuore nuovo che gli ha permesso di sconfiggere la cardiomiopatia causata dalla malattia di Naxos, una rara patologia su base genetica. Presto sarà dimesso, a un anno esatto dall'impianto di un cuore "bionico", il sistema di assistenza biventricolare Vad, un Excor Berlin Heart, avvenuto il 6 luglio 2019, sostituito da un organo naturale con un intervento di 10 ore.

La prima diagnosi è arrivata quando Davide era ancora nella sua Romania. Da lì la decisione di trasferirsi in Italia per curarsi, l'autorizzazione alla messa in lista d'attesa secondo le rigorose procedure del Centro nazionale trapianti, il ricovero per oltre 20 giorni in Terapia intensiva pediatrica e il ricorso al Vad, viste le gravi condizioni del ragazzo. Poi il lieto fine. "Grazie alle diverse professionalità e alle tecnologie che dispone il nostro centro, riusciamo a portare i pazienti, anche quelli più piccoli, al trapianto nelle migliori condizioni possibili", afferma Michele Senni, direttore del Dipartimento cardiovascolare del Papa Giovanni XXIII.

L'intervento di trapianto è durato una decina di ore - spiegano dall'ospedale - che sono servite a rimuovere il cuore artificiale e a impiantare il nuovo organo, prelevato dal cardiochirurgo Francesco Innocente e dall'infermiera Maria Berardelli. In sala operatoria per il trapianto il responsabile del Centro trapianti di cuore Amedeo Terzi, con i cardiochirurghi Federico Brunelli e Samuele Pentiricci, la specializzanda Francesca Papesso, l'anestesista Moreno Favarato, i perfusionisti Davide Ghitti e Silvana Crisci, gli strumentisti Omar Sandrinelli ed Elisabetta Salvi, gli infermieri Angelo Sechi, Silvia Barachetti, Severine Dormont e Sara Bolazzi, gli operatori sociosanitari Silvia Sibelli, Salvatore Pepe e Maria Zampaglione.

"Il ragazzino è arrivato in condizioni molto gravi, che hanno richiesto prima un ricovero in Terapia intensiva e poi l'impianto di un cuore artificiale come 'ponte' al trapianto cardiaco - sottolinea Terzi - Trovare donatori compatibili per riceventi così giovani è infatti molto raro ed è importante poter contare su dispositivi che possono protrarre il più possibile l'intervento di sostituzione dell'organo", precisa. "Per un anno abbiamo seguito il ragazzo costretto a convivere con un cuore artificiale, che compensava il suo, gravemente compromesso dalla malattia - dice Attilio Iacovoni, che con Roberta Sebastiani, Alessandra Fontana, Claudia Vittori ed Emilia d'Elia compone la squadra di cardiologi dedicata ai trapianti di cuore - Ora il nostro compito è di tutelare il più possibile l'organo ricevuto, risultato di un grande gesto di generosità che ha dato a Davide una nuova vita"

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