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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Redazione

La Chiesa fa la Chiesa, ma lo Stato dovrebbe fare lo Stato

Che la lettera "informale" di monsignor Paul Richard Gallagher contro il ddl Zan sia un fatto ad oggi senza precedenti nei rapporti tra la Santa Sede e lo Stato italiano è stato chiaro fin da subito. Fonti vaticane citate dall'Ansa hanno poi chiarito che l'obiettivo non sarebbe quello di "bloccare" il ddl Zan quanto di "rimodularlo in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente".

Una precisazione che avrebbe potuto suonare come una retromarcia se la politica italiana avesse risposto compatta magari rispedendo al mittente quella che Giovanni Viafora ha definito sul Corriere più di una "semplice moral suasion". Cosa che nei fatti, tranne qualche eccezione, non c'è stata, tanto che Avvenire si è affrettato a titolare "Ddl Zan, dal dibattito sul Concordato lo spunto per il dialogo", enfatizzando le dichiarazioni del segretario del Pd Enrico Letta, che prima aveva detto "siamo pronti a guardare i nodi giuridici ma sosteniamo l'impianto della legge che è una legge di civiltà", poi aveva aggiustato il tiro: "Abbiamo fortemente voluto il ddl Zan, norma di civiltà contro reati di odio e omotransfobia e confermiamo il nostro impegno a farla approvare”. Tanto è bastato però per far scrivere al giornale dei vescovi che "è la prima volta che il segretario del Pd sembra aprire a un negoziato" e per dare conto del "plauso" verso questa 'apertura' da parte delle forze del centrodestra contrarie al ddl Zan, subito pronte a chiedere un tavolo per rivedere la proposta di legge - ancora bloccata in commissione Giustizia al Senato - che però rischia di rallentare nuovamente l'iter del provvedimento, facendolo tornare alla casella di partenza di un ennesimo gioco dell'oca che dura ormai da tempo. È il bello della democrazia, si potrebbe dire. Ma è anche il lato oscuro di un sistema di influenze che da sempre condiziona il nostro Paese.

Ovviamente non è la prima volta (e non sarà l’ultima) che dalla Santa Sede si cerca di intervenire nel dibattito politico, prendendo posizione su questioni etiche e sociali. Voci necessarie anche loro all'interno del dibattito di un paese civile, certo, ma che il più delle volte spingono per un mantenimento di uno status quo della società italiana che tiene fuori dalla porta i diritti di molti, dal diritto di morire a quello di decidere del proprio corpo fino a quello di non essere insultati e aggrediti per il proprio orientamento sessuale, sulla spinta magari della cosiddetta (e inesistente) ideologia gender. Battaglie che altri paesi hanno portato e stanno portando avanti, ma che vedono l'Italia spesso un passo indietro. Nessuno nega alla Chiesa di fare la Chiesa, di pensarla come vuole e chiedere ai propri fedeli di pensarla come lei. Bisognerebbe semmai che lo Stato si ricordasse più spesso di fare lo Stato.

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