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Giovedì, 28 Marzo 2024
Facciamo chiarezza

Contagi con variante Delta: la differenza tra vaccinati e non

L'infettivologo Matteo Bassetti ha fatto chiarezza sull'eventuale contagiosità dei vaccinati: ''Il virus è nel naso e non nel polmone, la carica virale dura 2-3 giorni invece che 15''

La variane delta è in grado di contagiare anche le persone vaccinate contro il covid 19, ma esiste comunque un'enorme differenza tra chi ha ricevuto il siero e chi no, sia per quanto riguarda la contagiosità che per le conseguenze sull'individuo. Infatti, si sta diffondendo l'errata convinzione che i vaccinati contagiati dalla variante delta possano contagiare a loro volta le altre persone. 

Variante delta: la differenza tra vaccinati e non

Un argomento su cui ha voluto fare chiarezza Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova: ''Il fraintendimento ha origini da alcune interpretazioni delle parole di Anthony Fauci, immunologo consulente del presidente americano Joe Biden. Fauci ha parlato per 12 minuti, però ci si è focalizzati, soprattutto chi è contro i vaccini, solo su una parte di 20 secondi in cui parlava di questo esperimento fatto a Princeton, dove si è visto che c'è stato un gruppo di vaccinati e non vaccinati che avevano stessa carica virale''. 

''Però attenzione - ammonisce Bassetti - il vaccinato ha il virus nel naso e non ce l'ha nel polmone, e sono due mondi diversi. Avere il virus nel naso vuol dire avere un virus che in genere sta nel naso per 2 o 3 giorni perché gli anticorpi stanno soprattutto nei polmoni e quindi ci vuole il tempo affinché gli anticorpi arrivino nel naso a inattivare il virus. Tanto è vero che queste persone hanno sì una carica virale elevata, ma ce l'hanno per 2 o 3 giorni - precisa l'esperto - mentre chi non ha il vaccino la carica virale ce l'ha per 10-15 giorni e quindi è uno 'spreader', uno che dissemina virus, mentre il vaccinato ha una capacità di contagiare il prossimo del 90% inferiore agli altri".

I vaccini generano le varianti? Facciamo chiarezza

"Nessuno è qua per dire che il vaccinato è libero da ogni problema - chiarisce Bassetti - però, se io sono vaccinato e ho anche un tampone positivo, la malattia grave non mi viene. Quindi, in un mondo ideale in cui siamo tutti vaccinati, a me non importa più neanche di fare il tampone, perché il virus diventa come un raffreddore". "Avremo 5 milioni di persone contagiate? Bene. Ma quante andranno in terapia intensiva, mille? Su quelle mille andremo a fare il tampone e tutte le ricerche. Questo è il mondo ideale in cui mi piacerebbe vivere, ovvero dove c'è una popolazione di gente che è protetta per la forma grave. Questo - conclude l'infettivologo - è il messaggio che deve arrivare".

''Falso che si privilegino i vaccini''

Bassetti ha poi parlato di un altro tema tornato d'attualità nelle ultime settimane, ossia il presunto privilegio per i vaccini anti-covid rispetto alle cure alternative: "Non è assolutamente vero che nella battaglia contro Covid-19 "si punti tutto sui vaccini e non sulle cure. Però o voglio capire perché, se ho la possibilità di avere una doppia rete di protezione, devo averne una sola. Preferisco averne due. E se la prima fallisce e si buca, avrò una seconda rete che sono i monoclonali, i farmaci antinfiammatori, l'anakinra, il tocilizumab, il cortisone, l'aspirina e tutti quei farmaci che noi continuiamo a utilizzare''.

''Ma io – chiarisce l'infettivologo - vorrei usarne sempre meno di farmaci, perché vorrebbe dire che la prima rete non mi fa passare di tutto". Comunque, "adesso - ricorda Bassetti - abbiamo pubblicato, io come primo autore, delle Linee guida nazionali per la cura del Covid e quindi abbiamo un protocollo per le cure, abbiamo una serie di farmaci che funzionano. Però - ammonisce il medico - cerchiamo di non far diventare anche quella delle cure una battaglia politica: dire 'le cure domiciliari sono di destra, tachipirina e vigile attesa è di sinistra' è sbagliato". "Nessuno è qua per dire che il vaccinato è libero da ogni problema - chiarisce Bassetti - però, se io sono vaccinato e ho anche un tampone positivo, la malattia grave non mi viene. Quindi, in un mondo ideale in cui siamo tutti vaccinati, a me non importa più neanche di fare il tampone, perché il virus diventa come un raffreddore". "Avremo 5 milioni di persone contagiate? Bene. Ma quante andranno in terapia intensiva, mille? Su quelle mille andremo a fare il tampone e tutte le ricerche. Questo è il mondo ideale in cui mi piacerebbe vivere, ovvero dove c'è una popolazione di gente che è protetta per la forma grave. Questo - conclude l'infettivologo - è il messaggio che deve arrivare".

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