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Venerdì, 29 Marzo 2024
Ma dopo la pandemia i primi segni della rinascita

Il lockdown senza carezze per sordociechi e minorati psicosensoriali: "Più devastante che nelle rsa"

Lontani dalle famiglie, limitati nella possibilità di entrare in contatto con il mondo che li circonda, gli ultimi mesi sono stati difficili per gli ospiti del centro residenziale della Lega del Filo d’Oro di Osimo. E tante famiglie con bambini disabili hanno dovuto rimandare il loro ingresso nel centro per avviare il percorso riabilitativo. L’intervista all’assistente sociale Monica Matteucci

Per le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriale il tatto è tutto. È tramite il contatto con le mani che riescono ad entrare in contatto con il mondo che li circonda, a stabilire relazioni, a comunicare quello che sentono. La pandemia e il distanziamento sociale necessario per limitare la diffusione del virus hanno reso ancora più vulnerabili le persone con disabilità come queste. Da qualche settimana sono riprese le visite nel Centro della Lega del Filo d’Oro a Osimo, l’Unità speciale per sordociechi e pluriminorati psicosensoriali: un modo per tornare alla normalità, riprendere il filo di tanti percorsi che la pandemia ha interrotto o reso più complicati e accidentati. Nei mesi scorsi, adulti e bambini che soggiornano nel centro residenziale a tempo pieno, ricoverate 24 ore su 24 ore, hanno dovuto interrompere i contatti con il mondo esterno. Come nelle rsa.

Ma se nelle residenze per anziani e nelle case di riposo la tecnologia ha permesso di accorciare le distanze e di tenere aperto un canale seppur virtuale tra ospiti e famiglie, per gli ospiti del centro di Osimo questo è stato più difficile, spiega a Today Monica Matteucci, assistente sociale della Lega del Filo d’Oro, che si è occupata dalla gestione del servizio residenziale a Osimo e che oggi segue anche il "primo ingresso", il primo incontro diagnostico con le famiglie che contattano l’associazione e che vengono indirizzate verso i primi interventi.  

"Per i nostri ragazzi la carezza è tutto, senza il tatto non possono comunicare"

"Senza più le visite né i rientri in famiglia, per i nostri ragazzi questo è stato ancora più devastante che in una casa di riposo. È mancata la carezza e per loro la carezza è tutto. Senza il tatto, una persona che ha problemi sensoriale alla vista o all’udito o ad entrambi non può sapere chi c’è intorno a lui. Abbiamo provato anche noi a fare ricorso alla tecnologia, ma come fa un ragazzo a sapere che dall’altra parte del telefono ci sono la mamma e il papà? E come fanno le famiglie a comunicare? Ci sono stati dei genitori disperati che si chiedevano se il figlio, dopo un anno, avrebbe saputo riconoscerli. Chi si tormentava al pensiero che potessero pensare di essere stato abbandonati", racconta Matteucci. Alcuni ragazzi e ospiti del centro, privati del contatto con le famiglie e di alcune delle attività quotidiane che facevano parte della loro routine, hanno potuto esprimere le loro paure e le loro difficoltà, ricorda Matteucci. Altri, quelli più gravi, con disabilità anche intellettive, non potendo comunicare il loro sentire, gli operatori hanno dovuto osservarli per cogliere la spia di un disagio, ad esempio cambiamenti significativi nei loro comportamenti, con l’inappetenza e la difficoltà ad addormentarsi, il riacutizzarsi di una sintomatologia che prima era sparita. "Adesso le visite sono riprese, da questa settimana abbiamo iniziato a fare qualche uscita. Quando hanno riabbracciato e toccato i famigliari sono stati momenti di grande emotività. Anche le famiglie si sono resi conto che i figli non li avevano dimenticati. È stato molto bello". 

In lista d’attesa per il "primo ingresso" c’erano tante famiglie, genitori di bambini disabili che aspettavano una telefonata dal centro di Osimo per essere finalmente convocate e iniziare il percorso riabilitativo. Ma quando quella telefonata è arrivata, purtroppo, è stata una doccia fredda perché anziché comunicare la data dell’appuntamento per il ricovero Matteucci ha dovuto dire loro che tutto si era fermato, che bisogna aspettare e che i loro bambini dovevano restare a casa, senza programmi di recupero, senza servizi, pieni di dubbi e paure. "Con quelle famiglie avevamo già avviato un percorso, sapevano che presto sarebbero potuti venire e ricevere assistenza. Invece ho dovuto dire loro che era tutto annullato, perché avevamo dovuto dimezzare il nostri trattamenti, allargarci all’interno del centro, dove ogni piano ha dovuto ospitare la metà delle famiglie e gli operatori si sono trovati a dover operare con metà dei bimbi. È stata una situazione devastante". Difficile anche cercare di tenere un filo diretto con i professionisti del territorio, per cercare di far prendere in carico i bambini anche in questa situazione. "Mi veniva detto che quelli che chiedevamo erano trattamenti riabilitativi e che loro avevano già sospeso ricoveri per patologie serie. È vero, non sono interventi che salvano una vita, però la cambiano molto. Non si tratta infatti della riabilitazione di un arto leso, qui si tratta di un intervento a 360 gradi non solo nell’ambito medico ma anche nella sfera sociorelazionale. E in quelle condizioni anche cinque mesi di attesa equivalgono a cinque anni persi". 

I segni della rinascita dopo la pandemia

Durante la pandemia le attività e le modalità di intervento della Lega sono state giocoforza rimodulate, cercando di non lasciare sole le famiglie. "La pandemia ci ha messo davanti a una sfida molto difficile, ma nei nostri cinque centri l’attività rivolta agli utenti in regime di residenzialità non si è mai fermata e abbiamo sempre garantito il nostro sostegno ai tanti genitori che, da soli, hanno dovuto farsi carico delle gravi disabilità dei figli in assenza delle attività offerte dai Centri Diurni o dai Servizi Territoriali", ha dichiarato il presidente della Lega del Filo d'Oro Rossano Bartoli. "Con grandi sforzi, siamo riusciti a rimodulare le attività e le modalità di intervento, con l’obiettivo prioritario di non far perdere i progressi e le abilità raggiunte dai tanti bambini e adulti sordociechi. Ma oggi - ha aggiunto Bartoli - grazie ai vaccini e al completamento del nuovo Centro Nazionale, previsto entro la fine 2021, possiamo finalmente guardare al futuro di chi non vede e non sente con maggiore fiducia e speranza. Inoltre, con il contributo del 5x1000, un gesto semplice e gratuito, insieme potremo fare ulteriori, grandi, passi per condurre le persone sordocieche oltre il buio e il silenzio".  

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