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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso / Australia

Tutte le bugie di Djokovic, in fila

Dichiarazioni false nei documenti per entrare in Australia e violazione dell'isolamento mentre era positivo: tutti gli errori del tennista numero uno al mondo prima degli Australian Open

Pur sapendo di essere stato in contatto con positivi, Novak Djokovic ha partecipato ad eventi pubblici violando la quarantena senza attendere il risultato del test anti covid. Poi, nonostante fosse risultato positivo, si è fatto intervistare da un giornalista del quotidiano francese L'Équipe a Belgrado e ha posato anche per uno shooting fotografico. Infine ha mentito sui suoi spostamenti omettendo al suo arrivo in Australia di aver viaggiato nei giorni precedenti all'ingresso in un paese che ha fatto del controllo delle frontiere la principale strategia anti Covid. Sono questi i principali - ma non unici - errori e bugie che il tennista serbo ha ammesso in un lungo comunicato pubblicato sui suoi profili social cercando di spiegare il motivo di alcune dichiarazioni false che rischiano di precludere la possibilità che ottenga il visto per restare in Australia e partecipare al primo torneo di tennis dell'anno, gli Australian Open. 

Djokovic, tutta la storia del caso Australian Open dall'inizio

Il caso Djokovic era esploso lo scorso 5 gennaio quando il tennista numero uno al mondo, non vaccinato e da tempo vessillo della pattuglia no vax, è stato bloccato al momento del suo ingresso nel paese: per partecipare agli Australian Open aveva presentato un’esenzione medica dal vaccino, richiesta dalla legge australiana ai non vaccinati per entrare nel paese, ma il governo ne aveva contestato la validità, bloccando per 5 giorni Djokovic in un hotel finché un tribunale lunedì 10 gennaio ha accolto un suo ricorso.

Il punto era questo:

  • Il governo australiano aveva concesso agli organizzatori del torneo di invitare agli Australian Open atleti non vaccinati in deroga alla legge che vieta l'ingresso nel paese agli stranieri non immunizzate contro il Covid-19.
  • Per ottenere l'accesso Djokovic, come altri atleti non vaccinati (sono 5 tra i primi 100 del ranking atp) ha dovuto presentare una esenzione medica che certificasse i motivi per i quali è possibile non vaccinarsi, ovvero aver contratto il covid o avere particolari patologie che non rendono possibile l'inoculazione dei vaccini ad oggi autorizzati.
  • Djokovic il 4 gennaio annuncia la sua partenza per l'Australia dopo aver ottenuto una esenzione medica: la motivazione - si verrà a sapere poi - è l'essere risultato positivo a un test anti covid in data 16 dicembre. 

Oggi Djokovic ha spiegato di aver partecipato ad una partita di basket a Belgrado il 14 dicembre divenuta un presunto focolaio di covid. Con il sospetto di essere venuto a contatto con positivi presenti all'evento Djokovic ha spiegato di essersi sottoposto a un test antigenico rapido il 16 dicembre risultato negativo, e di essersi sottoposto anche a un tampone molecolare lo stesso giorno.

Il giorno dopo, il 17 dicembre, in violazione del principio di prevenzione che regola la quarantena dei contatti dei positivi, Djokovic ha partecipato ad un evento di tennis a Belgrado per presentare dei premi ai bambini sottoponendosi a un test antigenico rapido prima di andare all'evento, e risultato negativo. "Ero asintomatico e mi sentivo bene" ha spiegato Nole che ha ammesso di aver ricevuto la notifica del risultato positivo del tampone solo dopo l'evento. E qui scatta la seconda incogruenza. 

Siamo al 18 dicembre, il giorno dopo la comunicazione del risultato di positività e Djokovic non cancella tennis un'intervista e un servizio fotografico concordato da tempo con L'Equipe a Belgrado. La legge serba prevede il carcere fino a tre anni per la violazione della quarantena e solo il 22 dicembre Djokovic avrebbe ottenuto il risultato negativo ad un tampone di controllo. 

Djokovic ha quindi preso parte ad eventi pubblici in Serbia quando avrebbe dovuto rimanere in isolamento e successivamente in quarantena. Ha spiegato di aver voluto fare l’intervista per non deludere il giornalista, specificando però di aver rispettato la distanza fisica e indossato una mascherina per tutta la durata dell’incontro. Djokovic ha detto che partecipare a quell’intervista è stato un errore, e che col senno di poi non la rifarebbe. Ma non è finita qua. Si scopre infatti che il numero identificativo del tampone positivo è successivo a quello che identifica il tampone negativo, come se fosse stato realizzato dopo e si sta indagando sulla veridicità delle informazioni.

Basterebbe questo perché il governo australiano neghi il visto. Ma gli errori non sono finiti. Djokovic ha dichiarato il falso entrando in Australia.

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Nel comunicato pubblicato oggi Djokovic ha anche spiegato di aver omesso nella sua richiesta di visto per entrare in Australia di aver effettuato viaggi nei 14 giorni precedenti al suo arrivo nel paese. Secondo quanto scritto da diversi giornali, sarebbe stato però a Marbella, in Spagna, per allenarsi. Djokovic ha dato la colpa al suo staff per la mancata segnalazione nel modulo di richiesta del visto: "Un errore umano". Ora il ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, potrebbe ancora intervenire personalmente e decidere di cancellare nuovamente il visto del tennista. Secondo i giornali australiani, una decisione di Hawke potrebbe arrivare oggi, mercoledì 12 gennaio. Novak Djokovic potrebbe rischiare fino a cinque anni di carcere, la pena massima per chi fornisce prove false.

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