Cosa dice la bozza del nuovo Dpcm sulla didattica a distanza: si va a scuola lunedì?
Il testo la porta al 75% per le scuole superiori. Ma i presidi protestano perché non la vogliono. E i presidenti di Regione si arrabbiano perché ne vorrebbero di più
Si va a scuola lunedì o no? La bozza del nuovo Dpcm 25 ottobre vuole portare la didattica a distanza per le scuole superiori a una quota del 75% ma le Regioni non ci stanno e chiedono il 100%. E quindi per ora è tutto in bilico mentre si attende un segnale da Palazzo Chigi per l'approvazione delle nuove chiusure.
Cosa dice la bozza del nuovo Dpcm sulla didattica a distanza: si va a scuola lunedì?
Andiamo con ordine. Nel testo della bozza del Dpcm 25 ottobre si scrive che "fermo restando che l’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari al 75 per cento delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9,00".
A decidere quali classi seguiranno le lezioni a distanza, se i primi o tutti e cinque gli anni, saranno i dirigenti d'istituto. Resta invariata la Didattica al primo ciclo, dalle materne alle medie, che sarà totalmente in presenza. Vengono modulati ulteriormente gli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9, come avviene oggi.
La didattica a distanza nel nuovo Dpcm
Ma la partita non è finita qui. Il presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp) Antonello Giannelli ha già bocciato la norma ieri pomeriggio: "Non si può imporre dall'esterno una percentuale rigida come il 75% in Dad perchè questo non corrisponde alle esigenze dei singoli bacini di utenza. La situazione di una grande città è immensamente diversa da quella di un'area rurale". Dall'altra parte della barricata ci sono i governatori. Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, la chiede al 50%. Nino Spirlì, facente funzioni della Calabria, la vuole al 100%. E alla fine la lettera delle Regioni che ha fermato la procedura di approvazione delle nuove norme chiede il 100% della didattica a distanza per le scuole secondarie superiori e per le università.
Il Corriere della Sera scrive oggi che al ministero si consolano pensando che elementari e medie restano in classe, ma per due milioni e mezzo di adolescenti la scuola in presenza rischia di essere finita qui . "Il decreto è d’emergenza ma come possiamo essere sicuri che la misura non venga poi prorogata? — si chiede Mario Rusconi, capo dei presidi del Lazio — Le scuole non sono pronte: mancano le connessioni in intere aree del Paese, fuori dalle grandi città e soprattutto al Sud. Speriamo di non perdere un secondo anno scolastico". Intanto da domani in Lombardia, indipendentemente dal nuovo Dpcm, scattano le lezioni online per tutte le scuole superiori.