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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Novembre sarà il mese più difficile

Perché tutti i Dpcm di ottobre sono stati inutili (per ora)

La soglia stabilita (mai ufficialmente), ipotizzata, detta sottovoce, dei 2.300 ricoverati nei reparti di terapia intensiva di tutta Italia per fare scattare il lockdown, potrebbe essere raggiunta già ai primi di novembre, prima di vedere gli effetti del Dpcm del weekend scorso

Sarà (di nuovo) lockdown? Tutti si augurano di no. Ma i Dpcm varati nel mese di ottobre che ci stiamo per mettere alle spalle non sono serviti a nulla: a dirlo sono i numeri. Se è presto per valutare gli effetti nel contenimento del contagio del decreto entrato in vigore lunedì 26 ottobre, si può analizzare cosa è successo dopo i precedenti Dpcm: poco o niente.

I Dpcm di ottobre non sono serviti a nulla (per ora)

L’aumento significativo di casi, 25mila nella giornata di ieri, rende ormai difficilissimo il tracciamento e la speranza degli esperti che consigliano il governo è quella di una "mitigazione".

Il trend racconta di un virus, il Sars-Cov-2, in diffusione esponenziale. Se si considerano i dati medi di ogni settimana, depurati quindi dal calo di tamponi che si registra sempre nel weekend, si nota come i contagi ufficiali raddoppino ogni settimana o poco più: i casi erano 4.569 il 12 ottobre, 9.855 il 20 ottobre, 24.991 il 28 ottobre. Stesso trend per la crescita dei ricoveti nei reaprti Covid di terapia intensiva: 358 l'8 ottobre, 870 il 20 ottobre, 1536 ieri.

Per metà novembre, considerati i tempi di incubazione del virus, l'ultimo Dpcm potrebbe ragionevolmente frenare almeno un po' la crescita dei casi e di conseguenza anche dei ricoveri nelle strutture sanitarie già in sofferenza da nord a sud. Per ora si può invece affermare con certezza che le norme decise prime di metà ottobre non sono state efficaci: l'obbligo di mascherine all'aperto (introdotto già l'8 ottobre), la chiusura anticipata alle 24 per bar e ristoranti del 13 ottobre (lo stop alle 18 sarà poi nel Dpcm del 24 ottobre), la possibilità di chiudere al pubblico dopo le ore 21.00 vie o piazze nei centri urbani (decisa il 18 ottobre), lo stop agli sport amatoriali (ma non ai campionati giovanili), la raccomandazione "di evitare feste nonché di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei", il no alle cerimonie con più di 30 persone.  Non si è fermata la corsa del virus. 

Quando scatterebbe il lockdown

La soglia stabilita (mai ufficialmente), ipotizzata, detta sottovoce, dei 2.300 ricoverati nei reparti di terapia intensiva di tutta Italia per fare scattare il lockdown, potrebbe essere raggiunta già ai primi di novembre, prima ancora che sia ragionevole pensare di vedere gli effetti del Dpcm del weekend scorso, attesi dal 10 novembre in avanti. Ma cosa succederà se la pressione sugli ospedali diverrà insostenibile ben prima del 10 novembre, quando saranno passati 15 giorni dall'ultimo Dpcm e grazie alla stretta in esso contenuta potrebbe davvero a iniziare a calare l'aumento quotidiano dei contagi? Un rebus difficilmente risolvibile per il governo: di lockdown nazionale nei prossimi giorni si continuerà inevitabilmente a parlare, con l'auspicio che non sia necessario. 

Chiusure generalizzate avrebbero ricadute sociali ed economiche pesantissime. Francia e Germania hanno deciso per un lockdown morbido, ovvero con scuole aperte. Ma se persino a Berlino, dove fino a ora la gestione dell'emergenza è stata eccellente, i contagi raddoppiano ogni settimana o poco più, lo scenario è fosco. "Il nostro sistema può reggere ancora a questa sfida. Ma a questo ritmo raggiungerà i limiti delle capacità in poche settimane" ha detto Angela Merkel in un discorso alla nazione. La Germania e la Francia pensano che una terapia di quattro settimane possa bastare per arginare la seconda ondata. Un cronoprogramma che sembra essere più preciso di quello che in mente il governo guidato da Giuseppe Conte.

I costi economici del lockdown per gli studenti

Quanto costerebbe un nuovo lockdown agli studenti, con didattica a distanza per mesi? Tanto, tantissimo: i costi non sono nemmeno quantificabili a livello sociale, personale, relazionale. C'è chi prova a farlo a livello meramente economico. 

Con l’ultimo decreto del presidente del Consiglio si è deciso che da martedì scorso e fino al 24 novembre nelle scuole superiori si dovrà ricorrere alla cosiddetta didattica a distanza per almeno il 75 per cento degli studenti. Ma didattica a distanza e scuola in presenza non sono la stessa cosa, le lezioni online in molte scuole sono rimaste ferme alla fase sperimentale della primavera scorsa. "I ragazzi collegati da casa partecipano in pigiama, oscurano il video, si nascondono": il Corriere della Sera riporta oggi le parole di Roberto Contessi, insegnante al liceo Giulio Cesare di Roma e scrittore. La Fondazione Agnelli ha ripreso uno studio della Banca Mondiale basato sul postulato che ogni anno di istruzione in più aumenti le prospettive di guadagno future di uno studente del 10%

Viceversa, hanno calcolato che il tempo scuola perso durante i tre mesi e mezzo di lockdown della scorsa primavera potrebbe tradursi in una perdita di oltre 21 mila euro nell’arco della vita lavorativa, con una decurtazione annua dello stipendio di quasi 900 euro all’inizio della carriera.

E chi sarebbe più colpito? Gli studenti di famiglie a basso reddito e più deboli, ovviamente. Il lockdown non colpisce tutti alla stessa maniera: è doveroso ricordarlo.

Il piano per il lockdown in Italia dal 9 novembre (smentito dal governo?)

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