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Martedì, 23 Aprile 2024
"Un azzardo"

Cos'è questa storia del "gravissimo errore" di Draghi sulle prime dosi del vaccino

La proposta del presidente del Consiglio non convince gli esperti. Per l'immunologa Antonella Viola "non si può giocare a dadi con la salute delle persone". Ma c'è l'ipotesi di una sola iniezione per le persone guarite

Nel summit dei 27 leader Ue per stabilire una linea comune per fronteggiare la pandemia, il premier Mario Draghi ha sottolineato che per rallentare la corsa delle mutazioni del coronavirus bisogna innanzitutto aumentare le vaccinazioni. "Occorre andare più veloce", ha sollecitato in videoconferenza da Palazzo Chigi spiegando anche la sua linea dura per le aziende che non rispettano i tempi sui vaccini. "C'è la possibilità di dare priorità alle prime dosi di vaccino, alla luce della recente letteratura scientifica", ha osservato ancora Draghi nel corso del vertice europeo. Ma è davvero così? La proposta del premier di somministrare intanto a tutti una prima dose di vaccino anti covid è azzardata?

"Vi spiego perché la proposta sulle vaccinazioni con una sola dose è azzardata"

"Assolutamente sì, è un gravissimo errore. Non possiamo giocare a dadi con la salute delle persone, ci dobbiamo basare sui fatti", ha detto a Buongiorno su Sky Tg24 Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, commentando la proposta del presidente del Consiglio. "Abbiamo vaccini con un'efficacia altissima, che mantengono il titolo anticorpale alto a lungo - ha sottolineato l'esperta - però devono essere somministrati nel modo giusto. Se abbiamo fretta, rischiamo di non proteggere le persone e facilitare la generazione di varianti del coronavirus".

L'immunologa ha spiegato perché l'ipotesi di vaccinare con una sola dose utilizzando i sieri che prevedono anche un richiamo è sbagliata: "Dobbiamo capire se siamo un Paese che applica una medicina basata sull'evidenza, sui dati, o se siamo un Paese che segue una medicina basata sull'intuito e l'esperienza. L'idea di vaccinare con una sola dose è un'idea intuitiva, ma non è in questo momento supportata da dati scientifici. Non ci sono dati solidi che con questo sistema possiamo davvero proteggere i cittadini non solo dal Sars-CoV2 originario, ma anche dalle sue varianti, e non sappiamo per quanto tempo li proteggiamo. Ci sono seri dubbi - ha avvertito Viola - che dicono che, se noi generiamo un'immunità insufficiente a bloccare la replicazione del virus nella popolazione, possiamo favorire lo sviluppo di varianti". In sostanza, non ci sono dati scientifici per dire che così proteggiamo adeguatamente i vaccinati: per questo l'ipotesi di velocizzare le vaccinazioni somministrando una sola dose può essere al momento un azzardo.

La prima dose di vaccino a tutti e il modello inglese

Sull'ipotesi di somministrare subito una prima dose di vaccino al numero maggiore possibile di persone, come da "modello inglese", si è espresso anche Armando Genazzani, membro del "Chmp" (Comitato per i medicinali ad uso umano) dell'Agenzia europea del farmaco Ema e professore di Farmacologia all'università del Piemonte Orientale. Genazzani ha ricordato le ragioni della scelta operata nel Regno Unito: "L'Inghilterra già due mesi fa, in un momento cruciale della pandemia, ha deciso di somministrare quante più prime dosi possibile. Questo ha un razionale, e il razionale è che dopo una singola somministrazione di vaccino, che sia quello di AstraZeneca o siano quelli di Pfizer-BioNTech e di Moderna, vi è una parziale copertura. Cioè le persone hanno meno possibilità di ammalarsi", anche se "hanno molte meno possibilità di ammalarsi se fanno la seconda dose. Però, in una fase molto complicata di una pandemia - ha riconosciuto il farmacologo - si può immaginare che possa essere preferibile cercare di coprire tutti parzialmente, invece che coprire meglio la metà delle persone".

E in Italia? "Il tema riguarda principalmente il vaccino di AstraZeneca", per ottimizzare l'efficacia del quale "la seconda dose verrà data dopo tre mesi" dalla prima. "Quindi parlare adesso della possibilità di dare una singola dose non ha senso: ne dovremo parlare fra tre mesi", ha concluso Genazzani.

L'ipotesi di una sola iniezione per le persone guarite

C'è però un'ipotesi che sembra percorribile: quella di somministrare una sola dose di vaccino alle persone che si sono ammalate di Covid-19 e sono guarite. "È possibile che si vada in questa direzione", supportata da "un fortissimo razionale biologico", dice Armando Genazzani. È un "tema scientificamente molto interessante", ha spiegato a 24Mattino su Radio24. "Si può immaginare che chi ha avuto il covid sintomatico, e quindi sa di averlo avuto perché in quel momento ha fatto il tampone, abbia già 'visto' il virus e abbia bisogno solamente di un 'ricordo', quindi di una singola dose di vaccino. Ci sono dei  dati che stanno in qualche maniera suggerendo che questa è una strategia possibile. Questi dati non sono completi", ha precisato l'esperto, però "si può immaginare che le persone che non hanno mai visto il virus abbiano bisogno di due dosi di vaccino, mentre per quelle che hanno già avuto il covid basti il richiamo".

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