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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il monitoraggio della Fondazione Gimbe

Il preoccupante calo dei tamponi: perché il pericolo non è ancora passato

Occorre fermare la variante indiana su cui l'efficacia di una sola dose di vaccino nel prevenire la malattia sintomatica si ferma al 33% e anche con il ciclo completo si arriva all'88% e solo con Pfizer. Eppure non la stiamo più cercando

Non è finita finché non è finita, ma forse non stiamo facendo abbastanza per uscire dall'emergenza coronavirus. Ne é convinto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che dall'inizio della pandemia monitora i progressi del piano anti Covid messo in piedi dal Governo. 

In questa fase di diminuita circolazione del virus e allentamento della pressione sugli ospedali si rilevano due criticità: da un lato la riduzione dell’attività di testing che secondo Gimbe attesta la rinuncia al tracciamento dei casi, dall’altro una rilevante eterogeneità regionale nell’attività di sequenziamento che lascia spiragli alla circolazione incontrollata di varianti del coronavirus nel nostro Paese.

Secondo il monitoraggio della fondazione infatti il numero di persone testate settimanalmente, stabile sino alla prima decade di maggio, si è ridotto nelle ultime 3 settimane da 662.549 a 439.467 (-33,7%). E nello stesso periodo sono state testate, con tampone molecolare o antigenico, in media 120 persone/die per 100.000 abitanti con nette differenze regionali: da 199 del Lazio a 49 della Puglia. "Purtroppo – spiega Cartabellotta – i criteri per conquistare e mantenere la zona bianca, introdotti con il DL 18 maggio 2021 n. 65, disincentivano le Regioni a potenziare le attività di testing e a riprendere il tracciamento, proprio nel momento in cui i numeri del contagio permetterebbero di utilizzare un’arma mai adeguatamente utilizzata".

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Quanto al sequenziamento da febbraio 2021 vengono sequenziati oltre 1.000 casi settimanali con performance regionali molto eterogenee: dal 6,05% dell’Abruzzo allo 0,09% del Piemonte.

"Un’insufficiente attività di sequenziamento – precisa Cartabellotta – non consente di identificare le varianti più contagiose se non dopo l’aumento dei casi, né di adeguare le strategie vaccinali se necessario. Ad esempio sulla variante delta (indiana) più contagiosa del 20-60%, l’efficacia di una sola dose di vaccino sulla malattia sintomatica si attesta intorno al 33% sia per il vaccino Pfizer che AstraZeneca, mentre dopo il ciclo completo sale rispettivamente all’88% e al 60%".

Altra criticità avanzata è quella della copertura vaccinale: se il 40,3% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 20,7% ha completato il ciclo vaccinale, tra le fasce più a rischio solo il 30% dei settantenni ha ottenuto la doppia dose, mentre il 28% dei sessantenni non ha ancora ottenuto neppure la prima dose e oltre tre milioni attendono ancora la seconda.

Considerato che le Regioni - che da oggi aprono le vaccinazioni senza fasce d'età - stanno utilizzando la quasi totalità delle dosi a disposizione, 

Il mancato decollo delle consegne condiziona tuttora il numero di somministrazioni: ormai stabili da un paio di settimane con la media mobile a 7 giorni che ha raggiunto 500 mila inoculazioni/die. L'81,5% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con alcune differenze regionali: se Puglia, Umbria, Lazio, Lombardia, Veneto e Molise superano l'85%, la Sicilia resta ancora sotto il 70%. Nel dettaglio: - Fascia over 80: degli oltre 4,4 milioni, 3.736.001 (83,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 386.742 (8,6%) hanno ricevuto solo la prima dose. - Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 2.109.513 (35,4%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.884.265 (48,4%) hanno ricevuto solo la prima dose. - Fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 2.136.231 (28,7%) hanno completato il ciclo vaccinale e 3.325.680 (44,7%) hanno ricevuto solo la prima dose.

Coronavirus, le regioni che non cercano i positivi (e i tre milioni di over 60 senza vaccino)

Il netto miglioramento del quadro pandemico – conclude Cartabellotta – se da un lato attesta il successo del “rischio ragionato”, dall’altro richiede che il prudente ottimismo sia accompagnato da una strategia condivisa tra Governo e Regioni per garantire l’irreversibilità delle riaperture. In questa direzione vanno le proposte della Fondazione GIMBE:

  • Apportare al nuovo sistema per assegnare i colori alle Regioni i necessari correttivi (es. standard di tamponi per 100 mila abitanti) per incentivare il testing e riprendere il tracciamento, senza timore di non conquistare o di perdere la zona bianca.
  • Definire una modalità univoca per identificare tempestivamente ed arginare eventuali focolai.
  • Potenziare il sequenziamento delle varianti, in particolare in alcune Regioni, e in caso di diffusione della variante indiana somministrare la seconda dose ad anziani e fragili secondo l’intervallo ottimale delle sperimentazioni cliniche.
  • Attuare nuove strategie per vaccinare gli oltre 3,3 milioni di over 60 senza copertura e ad alto rischio di ospedalizzazione: es. chiamata attiva, open day dedicati, comunicazione istituzionale dedicata.

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