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Giovedì, 28 Marzo 2024
dopo 40 anni / Città del Vaticano

Emanuela Orlandi, il fratello dal sit-in a San Pietro: "Andrebbe ascoltato Papa Francesco"

Abbracci, foto, selfie e video con i manifestanti per Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, arrivato al sit-in a Roma in ricordo della giovane scomparsa il 22 giugno 1983

"Oggi Emanuela compie 55 anni. Per me lei non è morta e non mi rassegnerò finché non saranno trovati i resti. È un dovere continuare a cercarla". Con queste parole rilasciate all'Agi, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ricorda la giovane cittaina del Vaticano scomparsa il 22 giugno del 1983. A pochi passi da piazza San Pietro, il fratello ha organizzato nella giornata di oggi 14 gennaio in ricordo di Emanuela. Tra le 200 persone presenti in piazza, molti chiedono giustizia per la ragazza di 15 anni, figlia di un dipendente vaticano, che è scomparsa nel nulla 40 anni fa.

"Andrebbero ascoltate tante persone e anche Papa Francesco. Perché ci ha detto che Emanuela è morta? Dovrebbe spiegare le sue motivazioni, magari qualcuno gli ha detto così", ha affermato il fratello Pietro. Che poi ha aggiunto, parlando con i giornalisti: "Noi abbiamo una lista di persone da ascoltare dal 2018, ma alcune persone purtroppo sono venute a mancare". Anche l'avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, rivolge un appello al Pontefice: "Chiedo al Papa di avere coraggio: costa fatica, ma lo merita la famiglia Orlandi: mi riceva. Mi metto a sua disposizione, voglio avere un confronto con lei".

La riapertura del caso

Mai come in questi ultimi tempi si sono riaccesi i fari sulla storia della scomparsa della giovanissima Emanuela, fari che si erano spenti nell'ottobre del 2015 quando il Gip, su richiesta della Procura e per mancanza di prove consistenti, archiviò l'inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, avviata nel 2006 successivamente alle dichiarazioni di Sabrina Minardi e che vedeva sei indagati per concorso in omicidio e sequestro di persona tra gli altri anche monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare dove fino al 2012 era stato sepolto De Pedis.

Tre anni più tardi l'ultimo soffio di speranza per i familiari di entrambe le ragazze scomparse nel nulla. Il Vaticano, coerentemente alle indicazioni di trasparenza del Santo Padre, diede il via libera all’analisi del dna su alcune ossa ritrovate durante dei lavori di restauro nella sede della Nunziatura Vaticana di via Po, a Roma. Le indagini, affidate dalla Santa Sede all'Italia, e in particolare alla procura di Roma e alla Polizia scientifica, erano finalizzate a comparare quelle ossa con il codice genetico di Emanuela Orlandi. Nulla di fatto anche lì. Ma con l'apertura del caso da parte del Vaticano, qualcosa potrebbe cambiare. Almeno è quello in cui spera Pietro Orlandi. 

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