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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Famiglie ancora in difficoltà: chiedere aiuto non è facile "ma è una speranza che ti spinge avanti"

Anche nelle mense francescane in giro per l’Italia nell’ultimo anno è cresciuto il numero di persone che vi si è rivolto per avere un sostegno. Il racconto di Loredana, madre di tre figli e con un lavoro precario, e del direttore dell'Antoniano di Bologna

Loredana ha la voce ferma. Racconta come è stato questo ultimo anno per lei e i suoi tre figli, le difficoltà di trovare e mantenere un lavoro, la preoccupazione per il futuro dei suoi ragazzi. Separata dal marito, vive a Bologna con i gemelli Francesca e Samuele, 21enni in cerca della propria strada, e Elisa, la "piccola" di casa che ha da poco compiuto 16 anni. Sono una delle tante famiglie in difficoltà che con la pandemia e la crisi, anche economica, si sono ritrovate ancora in più in difficoltà ma hanno trovato un mano tesa. Loredana, che ha lasciato giovanissima la sua Sardegna per trasferirsi a Bologna in cerca di un lavoro, aveva già incontrato negli anni passati l’Antoniano, che nei giorni scorsi ha tracciato un bilancio dell'attività delle mense francescane sparse tra Nord e Sud che rientrano nel progetto "Operazione Pane": anche nel loro caso, come in tante altre realtà solidali in tutta Italia, le famiglie che si sono rivolte a loro per un aiuto sono aumentate nel 2020 e una su tre ha chiesto aiuto per la prima volta in seguito ai disagi economici provocati dall’emergenza. Famiglie che si sono ritrovate a non sapere come fare la spesa o come pagare le bollette e l’affitto.

Con il Covid Loredana ha perso i lavori che aveva come donna delle pulizie. Lei e i suoi ragazzi erano già seguiti dai servizi sociali. All'Antoniano è arrivata grazie a una volontaria, e ha iniziato ogni lunedì a venire a mangiare alla mensa della sede di Bologna, come tante altre persone, spesso madri sole come lei. Un aiuto materiale, tra incontri, colloqui, pacchi alimentari e altri sostegni di tipo economico, ma anche un supporto personale, l'opportunità di non sentirsi più sola ma di poter condividere esperienze e racconti, trovando dall’altra parte una comunità accogliente di fronte a un pasto caldo e rapporti personali e di amicizia che continuano anche fuori. E che ovviamente con l'emergenza Covid si è fatto ancora più significativo ed essenziale.

"È stato un anno molto pesante, per vari motivi, il Covid e altre cose. Riesco ad andare avanti con l’aiuto dell’Antoniano e con quello di mio figlio Samuele, che ha iniziato a lavorare ma ha a un contratto precario che scadrà alla fine dell’anno. L’Antoniano sta aiutando anche mia figlia Francesca: ha la passione per la pasticceria, è molto brava, e grazie a loro sta seguendo un corso online la mattina, mentre la sera lavora in una pizzeria, e a breve inizierà a fare pratica dal vero con la speranza poi di essere inserita nel mondo del lavoro, così che possa seguire la sua passione", racconta Loredana. Chiedere aiuto non è stato facile all’inizio, ammette. Non voleva far sapere come andavano le cose a casa, quali problemi doveva affrontare ogni giorno. Poi i problemi sono usciti fuori comunque, sono arrivati i servizi sociali che le hanno dato una mano a trovare indirizzi, soluzioni. "Non ho chiesto aiuto subito, ma nemmeno troppo tardi. Oggi ho ripreso a lavorare ma di lavoro ce n’è sempre poco. Speriamo in futuro vada meglio". 

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"Abbiamo visto tante famiglie, italiane ma anche nuove sul nostro territorio, venire a chiedere aiuto. Si tratta nella quasi totalità dei casi di persone che già vivevano una situazione di fragilità economica, legata magari a lavori saltuari o a tempo ridotto, che la pandemia e tutto ciò che vi è collegato ha messo a dura prova in una condizione di non sostenibilità. Per molte di loro l’impatto della pandemia è stato molto faticoso", spiega il direttore dell’Antoniano, fr. Giampaolo Cavalli. A colpirlo di più, dice, è stato l'aumento del numero di persone giovani venute a chiedere un sostegno, "prima della pandemia non succedeva spesso, anzi erano molto poche". E poi ci sono anche gli anziani. "Li vedi in fila e ti accorgi che non sono abituati a stare lì in attesa per chiedere qualcosa, ma quello stare lì diventa anche una possibilità e un ancoraggio per avere una sicurezza e una speranza che ti butta avanti". A un anno dall'inizio della pandemia è cambiato qualcosa? "Io un’inversione di tendenza non l’ho ancora vista”, ammette. "Non ho notato un calo delle persone e anche se probabilmente con il mutare della situazione della pandemia e la riattivazione di tante opportunità lavorative qualcosa cambierà, ad oggi  non posso dire di aver visto una inversione di tendenza nella domanda e nella necessità di aiuto di queste persone”. 

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