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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Via D'Amelio, da Fiammetta Borsellino 13 domande allo Stato: "Diteci la verità"

A 26 anni dalla strage nella quale persero la vita il giudice palermitano e cinque agenti della scorta, la figlia del magistrato chiede sia fatta luce su alcuni aspetti rimasti oscuri

Alla vigilia dell'anniversario della strage di via D'Amelio nella quale morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, la figlia del magistrato palermitano torna a denunciare dalle colonne di Repubblica "un depistaggio iniziato allora, ordito da vertici investigativi e accettato da schiedere di giudici". 

Scrive Fiammetta Borsellino: "Ci sono domande che io e i miei fratelli Manfredi e Lucia non smettiamo di ripetere, che non possono essere rimosse dall'indifferenza o da colpevoli disattenzioni". 

Queste le 13 domande sul depistaggio che ancora aspettano una risposta secondo la famiglia Borsellino: 

"Perchè le autorità locali e nazionali preposte alla sicurezza non misero in atto tutte le misure necessarie per proteggere mio padre, che dopo la morte di Falcone era diventato l'obiettivo numero uno di Cosa nostra? Perchè per una strage di così ampia portata fu prescelta una procura composta da magistrati che non avevano competenze in ambito di mafia? L'ufficio era composto dal procuratore capo Giovanni Tinebra, dai sostituti Carmelo Petralia, Annamaria Palma (dal luglio 1994) e Nino Di Matteo (dal novembre '94). Perchè via D'Amelio, la scena della strage, non fu preservata consentendo così la sottrazione dell'agenda rossa di mio padre? E perchè l'ex pm allora parlamentare Giuseppe Ayala, fra i primi a vedere la borsa, ha fornito versioni contraddittorie su quei momenti? Perchè i pm di Caltanissetta non ritennero mai di interrogare il procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco, che non aveva informato mio padre della nota del Ros sul "tritolo arrivato in citta'" e gli aveva pure negato il coordinamento delle indagini su Palermo, cosa che concesse solo il giorno della strage, con una telefonata alle 7 del mattino? Perchè nei 57 giorni fra Capaci e via D'Amelio, i pm di Caltanissetta non convocarono mai mio padre, che aveva detto pubblicamente di avere cose importanti da riferire? Cosa c'è ancora negli archivi del vecchio Sisde, il servizio segreto, sul falso pentito Scarantino (indicato dall'intelligence come vicino ad esponenti mafiosi) e sul suo suggeritore, l'ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera?"

Intanto oggi sono iniziate le audizioni in Commissione antimafia all'Ars per ricostruire la verità sul depistaggio. Si inizia proprio con Fiammetta Borsellino, poi nei giorni successivi potrebbero essere sentiti anche i suoi fratelli e i magistrati che negli anni si sono occupati del processo sulla strage.  Allora in servizio all'ufficio inquirente c'erano Anna Palma, Nino Di Matteo e Carmelo Petralia. Il capo dei pm Giovanni Tinebra è morto. 

"La famiglia Borsellino -  ha spiegato nei giorni scorsi il presidente della commissione Claudio Fava - ha domande da fare e chiede risposte. E non c'è luogo più legittimato della commissione regionale antimafia per raccogliere le preoccupazioni e le pretese di verità dei familiari del giudice. Noi intendiamo farci carico di queste domande e vedere quale possa essere il ruolo della commissione su una vicenda che interroga la coscienza del Paese".

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