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Venerdì, 19 Aprile 2024
IL PROCESSO

Perché Amadori paga una donna 18mila euro meno di un uomo

Nella causa di Francesca Amadori, la società smentisce. Ma l'autorità di parità: sono dati presentati dall'azienda

La causa per il licenziamento di Francesca Amadori, nipote del fondatore della famosa azienda alimentare tra le prime cento al mondo, ha già un prologo polemico sulle presunte discriminazioni tra i suoi dipendenti. La società ha affidato a un comunicato la smentita delle contestazioni sulla disparità di trattamento fra uomo e donna: “La nostra storia, fatta di persone serie, di rispetto e di etica del lavoro è la miglior risposta ad accuse tanto infamanti quanto false”. Ma già nella sua precedente relazione al Tribunale, l'ufficio della consigliera regionale di parità – autorità nominata dal ministero del Lavoro – precisa che la propria valutazione si basa su “rapporti biennali sulla situazione del personale maschile e femminile presentati da Gesco soc.coop nel biennio 2016/2017 e 2018/2019”.

Gesco è la società cooperativa di San Vittore di Cesena al centro della gestione del gruppo Amadori. E sempre secondo l'ufficio che si occupa di pari opportunità sui luoghi di lavoro in Emilia Romagna, le comunicazioni della società “confermano statisticamente quanto dedotto dalla ricorrente e sono tali da costituire un dato difficilmente opinabile”.

Uno dei report consegnati al ministero del Lavoro

Elaborando le informazioni al 31 dicembre 2017 e al 31 dicembre 2019, che Today.it ha verificato con il ministero del Lavoro, i legali della consigliera regionale di parità hanno evidenziato che per quanto riguarda la “retribuzione annua mediamente percepita dal personale con qualifica di quadro al 31 dicembre 2017 si evidenzia che [...] la retribuzione media percepita dal personale di genere maschile risulta pari mediamente a 77.511 euro, quella percepita dal personale di genere femminile risulta pari mediamente a 59.500 euro”. Una differenza, sulla retribuzione media annua, di 18.011 euro. L'ufficio che si occupa di pari opportunità segnala inoltre che su 21 dirigenti, nessuno sia donna, e che tra i 60 quadri, soltanto cinque siano di genere femminile. Ipotizzando così che il mancato inquadramento di Francesca Amadori nel suo ruolo, tra gli altri, di direttrice della comunicazione del gruppo industriale, sia il risultato di una presunta politica maschilista della famiglia di imprenditori. La disparità, secondo l'autorità regionale, sarebbe infatti confermata anche nel biennio 2018/2019. Mentre i dati 2020/2021 non sono ancora disponibili, poiché sono stati raccolti dal ministero a metà ottobre.

Rispetto dell'etica

“La società ribadisce di agire ed aver sempre agito nel rispetto di etica, codici e regole, in tutela dell’azienda e della sua comunità – risponde il gruppo Amadori -. Per quanto attiene l’interruzione del rapporto di lavoro con Francesca Amadori, la società Gesco ha già ampiamente presentato nelle sedi opportune solide motivazioni. La società ritiene inoltre corretto, anche per rispetto delle procedure in atto, evitare di alimentare sui media strumentalizzazioni che nulla hanno a che vedere con il cessato rapporto di lavoro, oggetto peraltro di eccessiva e singolare attenzione. Rigettiamo nel mentre, con sdegno e fermezza, ogni illazione o suggestione strumentalmente messe in campo per screditare l’azienda, riservandoci ogni azione utile a tutela della stessa e della sua intera comunità. La nostra storia, fatta di persone serie, di rispetto e di etica del lavoro è la miglior risposta ad accuse tanto infamanti quanto false”.

Va riconosciuto che vi possono essere ragioni storiche o pratiche sul perché in un'azienda si creino sbilanciamenti tra il personale maschile e quello femminile. “Se controllassimo un cantiere edile, troveremmo quasi sempre uomini tra gli operai. Questo non significa che l'impresa sia discriminatoria nei confronti delle donne”, dice il manager di uno dei centri di produzione della rete Amadori, che chiede l'anonimato. Sarà anche questo uno degli aspetti di discussione della causa di Francesca Amadori, licenziata dall'azienda del nonno per assenteismo, nel momento in cui pretendeva il riconoscimento del suo ruolo professionale. Il giudice Luca Mascini ha convocato le parti il 13 dicembre, per l'avvio del processo davanti alla sezione Lavoro del Tribunale di Forlì. 

Aggiornamento 14 febbraio: licenziata dal gruppo di famiglia, si chiude il caso di Francesca Amadori 

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