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Martedì, 16 Aprile 2024
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Dove sono finiti quelli del coronavirus indebolito?

"I ricoverati di oggi non sono diversi da quelli di aprile", dice Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano. E torna sulla polemica con i colleghi che parlavano di un calo dei malati: oggi sembrano aver perso tutti la voce

I numeri dell'ultimo bollettino della Protezione Civile fotografano una situazione poco rassicurante: 5.901 nuovi casi nelle ultime 24 ore, a fronte di 112.544 tamponi eseguiti, e 41 morti. Si registra inoltre un aumento consistente nel numero di pazienti ricoverati in terapia intensia: 62 più di lunedì, per un totale di 514. I contagi hanno ripreso a segnare una crescita consistente.

Dove sono finiti quelli del coronavirus indebolito?

Altro che "virus indebolito". Altro che pericolo scampato. E così chi dall'inizio della pandemia ha sempre messo in guardia sulla pericolosità di questo virus, osservando in prima persona (e non da un salotto televisivo) i numeri e gli effetti sui pazienti ricoverati nel suo ospedale, ora si ritrova a dover ri-sottolineare l'ovvio: non è vero che ci si sta ammalando di meno di coronavirus, non è vero che il problema è alle spalle. Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, lo ha spiegato a chiare lettere ieri sera: la situazione endemica che stiamo vivendo oggi in Italia, oltre ad essere seria, è anche il frutto di alcuni comportamenti sbagliati, inclusi i messaggi sul "virus indebolito" fatti passare da alcuni suoi (illustri) colleghi.

"Se dovessi togliermi qualche sassolino dalla scarpa - ha detto Galli, ospite di Cartabianca su RaiTre - potrei anche dire che alcuni messaggi eccessivamente rassicuranti in merito a un virus indebolito o una malattia inesistente hanno aiutato coloro che, a livello politico o di comportamento individuale, hanno pensato che non ci fosse più un problema così serio".

Galli non ha fatto nomi. Ma è fin troppo facile individuare chi nei mesi scorsi e ancora oggi ha veicolato e veicola messaggi fuorvianti e di chiara sottovalutazione. Alberto Zangrillo, medico del San Raffaele di Milano, aveva parlato di un "virus clinicamente morto". Matteo Bassetti, infettivologo del San Martino di Genova, insiste sul concetto dei "positivi che oggi in larga parte sono asintomatici e non malati gravi come accadeva nei primi mesi della pandemia". Perseverando con le sottovalutazioni, molte persone hanno finito per crederci. Chi minimizzava ha indotto ad abbassare la guardia, è il ragionamento del medico del Sacco. E ora la pandemia presenta il conto, con il rischio concreto di tornare a una situazione simile a quella di marzo e aprile.

I colleghi "buonisti" di Massimo Galli dovrebbero farsi un giro per le corsie degli ospedali. Forse capirebbero - ha aggiunto Galli - che "i malati ora non differiscono quasi in nulla rispetto a quelli di aprile. Forse ne abbiamo per il momento più giovani e un po' meno gravi, ma il conto dei decessi e le caratteristiche di chi sta in rianimazione stanno rapidamente colmando la differenza. E questo non avremmo voluto vederlo".

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