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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Giacomo Buranello, una laurea alla memoria per lo studente partigiano ucciso a 23 anni dai nazifascisti

La proposta arriva dalla Scuola Politecnica di Genova. Medaglia d’oro per la Resistenza, fu fucilato il 3 marzo 1944

Giacomo Buranello aveva solo 23 anni quando fu ucciso a Genova dai nazifascisti. Per celebrare il centenario della sua nascita, che cade il prossimo 27 marzo, nei giorni scorsi il consiglio della Scuola Politecnica di Genova ha approvato all'unanimità la proposta di una laurea alla memoria e l’ha trasmessa ai vertici dell’Ateneo cui è attribuita la facoltà di conferire il titolo. L’iniziativa è stata promossa dal Centro di Documentazione Logos e da un gruppo di docenti e tecnici della Scuola Politecnica. 

Buranello, medaglia d’oro per la Resistenza, era iscritto alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. “Prima di pagare con la vita per i suoi principi, Buranello, appassionato cultore delle discipline scientifiche, aveva scelto di iscriversi alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova, fermamente convinto, come si legge nel suo ‘Diario’ del valore sociale della scienza. "Una «costruzione lenta ma robusta", di cui "ogni uomo costruisce un mattone, ogni generazione un piano»”, ricorda in una nota il Centro di Documentazione Logos. 

Negli anni settanta gli fu intitolata l'Aula Magna della Facoltà di Ingegneria di Genova e una strada nel quartiere operaio di Sampierdarena.

Chi era Giacomo Buranello

Nato a Meolo (Venezia) il 27 marzo 1921, dopo l’iscrizione alla Facoltà di Ingegneria, nel marzo del 1941 fu richiamato alla leva, continuando nell’Esercito la sua attività di propaganda iniziata nel periodo dell’università, quando aderì al Pci. Nel 1942 fu arrestato insieme a Walter Fillak e altri membri del Comitato antifascista di Sampierdarena e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli, dove rimase fino alla caduta del regime fascista, quando fu scarcerato. Dopo l’8 settembre 1943, Buranello divenne comandante dei Gap di Genova, rendendosi protagonista di numerose azioni contro fascisti e “repubblichini”. Nel dicembre 1943 uccise una spia dell’Ovra - la polizia segreta fascista - che stava per farlo catturare e che l’anno prima era riuscito a farlo arrestare insieme a Walter Fillak. L’anno dopo, dopo essere fuggito a un agguato in una lettera, uccise due tedeschi. Sulla tua testa c’era una taglia da un milione di lire dell’epoca, ricorda l’Anpi. Braccato, gli venne dato l’ordine di riparare in montagna, dove comandò un distaccamento partigiano alle Capanne di Marcarolo, per poi ridiscendere a Genova dove si stavano preparando un imponente sciopero nelle fabbriche. Il 2 marzo 1944 fu scoperto durante un controllo di polizia. Riconosciuto da tre agenti agenti fascisti, ne uccise uno e ne ferì un secondo. Provò a fuggire, ma fu catturato e, dopo ventiquattro ore di torture, fu giustiziato all’alba del 3 marzo al forte di San Giuliano. 

In una pagina del suo diario, scritta quando aveva soltanto 18 anni, Buranello scriveva: "Ieri ho concluso che occorre sacrificarsi, che il sangue dei Martiri segna la strada più sicura alle idee; il nostro Risorgimento era fatto inevitabile già dopo i primi tentativi falliti e soffocati nel sangue... Occorre trasformare il pensiero e i sentimenti in azione... Ma prima di giungere al sacrificio supremo bisogna prepararsi, perché tale sacrificio possa effettuarsi ed abbia maggiore efficacia”. 

Medaglia d’oro per la Resistenza

Questa la motivazione della Medaglia d’oro per la Resistenza conferita a Giacomo Buranello:

Fra i primi organizzatori e comandanti di GAP compì con leggendario ardimento importanti azioni di sabotaggio a Genova, Sestri e Sampierdarena malgrado la caccia spietata dei nazifascisti. Raggiunta la montagna per ordine dei suoi superiori, guidava instancabile il proprio reparto al combattimento. Conscio del pericolo, rientrava volontariamente in città per sostenere con le armi lo sciopero del marzo 1944. Affrontava da solo decisamente i nemici che lo avevano individuato abbandonandone tre. Dopo la cattura subiva stoicamente le più atroci torture senza farsi sfuggire alcuna rivelazione. Andava quindi serenamente incontro alla morte fiero di avere salvato col silenzio i propri compagni

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