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Venerdì, 19 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

Cosa non ci dice il governo sui vaccini

Sui ritardi nelle forniture di vaccini il governo è intervenuto con tempestività e durezza, minacciando da subito di adire le vie legali contro Astrazeneca e Pfizer-BioNTech. Per il commissario all’emergenza Domenico Arcuri, i colossi del farmaco "stanno trattando i 27 Paesi europei come dei poveracci". Il premier Conte ha definito i ritardi "inacettabili", e ha fatto sapere che l’Italia ricorrerà a "tutti gli strumenti e a tutte le iniziative legali, come già stiamo facendo con Pfizer-Biontech, per rivendicare il rispetto degli impegni contrattuali e per proteggere in ogni forma la nostra comunità nazionale". Il ministro degli Esteri Di Maio, intervistato ieri da Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora in più’, per l’occasione ha addirittura rispolverato un vecchio cavallo di battaglia del M5s: la lotta alle multinazionali perché, ha spiegato, "sui vaccini non ci faremo ricattare da qualche lobby farmaceutica". "Non è solo un problema dell’Italia - ha detto Di Maio -, è un contratto europeo che due aziende, Pfizer e Moderna, non stanno rispettando. Noi gli faremo causa ma non lavoreremo con tutte le istituzioni europee perché si acceleri la distribuzione del vaccino".

Parole durissime e per certi versi anche giustificabili, se non fosse che i casi di Pfizer e Astrazeneca sono (o almeno sembrano) molto diversi tra loro. Pfizer ha spiegato la vicenda in questi termini: "Dall'8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c'è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs. Con la decisione del governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale". Ad ogni modo, dopo due settimane di consegne ridotte, "dalla prossima settimana la fornitura del vaccino tornerà a regime". L’azienda ha dunque ridotto il numero di dosi consegnate per un paio di settimane, ma a quanto sembra dovrebbe comunque consegnare tutte le dosi previste per il primo trimestre. L’equivoco sembra nato dalla nota vicenda delle 6 dosi per fiala. Lo scorso 8 gennaio l’Ema ha infatti certificato che "da un’ampolla del vaccino anti Covid Pfizer-BioNTech si potranno vaccinare 6 persone invece di 5" come inizialmente si pensava. La multinazionale ha dunque deciso di tagliare del 20% la fornitura delle fiale lasciando invariato il numero delle dosi.  

Il 'Corriere della Sera' oggi rivela alcuni dettagli del contratto sottoscritto tra Ue e Pfizer-BioNTech. Nell’accordo si parla sempre di dosi e mai di fiale. In caso di ritardi sarebbe prevista "una penale del 20% del valore delle dosi non consegnate" la cui applicazione però "non è automatica", visto alla fine del primo trimestre l’azienda può porre rimedio alla propria inadepienza. Inutile dire che se le cose stessero così il governo avrebbe le armi spuntate.

Il caso Astrazeneca sembra invece decisamente diverso. In questo caso non si parla solo di ritardi, ma di un vero e proprio taglio alla fornitura di vaccini nel primo trimestre. "Se fosse confermata la riduzione del 60% delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre - ha spiegato Conte su facebook - significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni". Il colosso del farmaco però avrebbe dovuto inviarci 16 miliardi di dosi entro fine marzo, e non 8 come sostiene il premier. Il commissario all’emergenza Arcuri ha chiarito l’arcano ieri a 'Live non è la D'Urso' su Canale 5. "Astrazeneca aveva comunicato che avrebbe dato all'Italia 16 milioni di vaccini in questo trimestre, ha prima comunicato che ce ne avrebbe dati otto e ieri che ce ne darà 3,1 sempre che il suo vaccino venga approvato''. Insomma, stando a quanto dice Arcuri, l’azienda avrebbe ridotto le dosi due volte: la prima volta comunicando che ne avrebbe inviate la metà di quelle pattuite, e una seconda volta annunciando una ulteriore riduzione del 60%.

Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha poi a sua volta specificato che "le riduzioni delle dosi annunciate sono comunque vincolate anche all'approvazione all'Ema" e che dunque "la previsione delle dosi nasce ancor prima di avere una approvazione: da 16 milioni ora si arriva a 8. Non abbiamo sbagliato a fare queste previsioni in relazione all'approvazione: era necessario fare una scaletta previsionale, bene o male è stata rispettata".

In sostanza il numero di dosi dipenderebbe anche dalla tempistica con cui Ema darà l'ok al vaccino. Ma le dichiarazioni incendiarie di molti esponenti del governo non aiutano a fare chiarezza. Così come è necessario fare chiarezza sul piano vaccinale che risulta oggi più che mai vago e superato dagli eventi. Nel piano si parla ad esempio di due milioni di dosi in arrivo entro marzo da Curevac che però ha iniziato solo un mese fa la sperimentazione di fase 3. Per stessa ammissione dell’azienda farmaceutica serviranno dai 6 ai 9 mesi per poter chiedere l'autorizzazione agli enti regolatori. Eppure nel piano vaccinale non si fa menzione di questo "piccolo" dettaglio. 

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