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Venerdì, 29 Marzo 2024
Le iniziative

Come aiutare i profughi ucraini per davvero

Più di 17mila sono già arrivati in Italia ma è solo l'inizio. La macchina dell'accoglienza ha il volto delle istituzioni, con azioni ufficiali, ma anche dei privati. In tanti aprono la porta di casa a chi scappa dalla guerra

Centri di accoglienza mobilitati e prefetture allertate, raccolte di fondi e generi di prima necessità, privati cittadini che aprono le porte delle loro case. In Italia si è attivata la macchina dell'accoglienza per chi scappa dalla guerra in Ucraina. Finora si stima che 5 milioni di persone siano andate via. Sono 17.286 i cittadini ucraini già entrati in Italia. Ogni minuto il numero cresce. C'è chi ancora non riesce a mettersi in salvo. Negli ultimi due giorni i corridoi umanitari sono rimasti solo sulla carta e milioni di cittadini sono bloccati nelle città assediate dai russi diventando, spesso, facile bersaglio. Il numero dei cittadini che cercheranno riparo in Italia può solo crescere.

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Dove vanno gli ucraini arrivati in Italia?

Secondo i dati diffusi dal Viminale (aggiornati alle 8 di ieri domenica 6 marzo ndr) dei 17.286 cittadini ucraini entrati in Italia finora: 8.608 sono donne, 1.682 uomini e 6.996 bambini e ragazzi. Le principali destinazioni risultano essere Roma, Milano, Bologna e Napoli, dove vengono raggiunti familiari e conoscenti.

Tutti i profughi in arrivo in Italia dall'Ucraina "avranno un luogo in cui stare, nessuno verrà lasciato indietro". Assicura al Gr1 Rai il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini. "Tutte le Regioni sono al lavoro per accogliere chi scappa dalla guerra. Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Sardegna e Calabria - spiega - hanno già approvato delibere specifiche e la Protezione civile sta coordinando le operazioni in modo rigoroso". 

L'assistenza sanitaria

Il ministro Gelmini rassicura sul fronte sanitario: "Alle frontiere c'è un sistema per fare i tamponi a chi arriva e per fare i vaccini se necessario. In settimana coinvolgeremo la Conferenza delle Regioni e insieme al ministero della Salute e degli Interni faremo il punto della situazione".

Una circolare di Protezione civile in pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale prevede anche ai profughi siano "garantite le misure di sanità pubblica con particolare attenzione alla somministrazione dei vaccini anti-Covid-19, difterite, tetano, pertosse, poliomielite". Nel testo si legge che "è necessario procedere tempestivamente all’offerta del vaccino anti-morbillo, parotite, rosolia e al test di screening per la tubercolosi, valutando anche le altre vaccinazioni previste dalla circolare sopracitata e la necessità di completare i cicli vaccinali dell’infanzia. Le vaccinazioni vengono erogate tramite l’iscrizione al regime di ‘straniero temporaneamente presente’ (codice ‘STP’), con successiva circolare del Ministero della salute verranno identificate le modalità di tracciatura delle prestazioni erogate".

Comuni e Regioni in prima linea

Un ruolo determinante è giocato, come chiarisce il ministro Gelmini, dagli Enti locali. Alcuni rifugiati raggiungono i familiari che già vivono in Italia, per gli altri ci si attrezza. Le indicazioni sul "come" accogliere sono definite nel decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 25 febbraio e c'è poi un circolare del Viminale del 3 marzo. Sono stati stanziati 91,4 milioni di euro per il 2022 e 44,9 milioni l’anno per il 2023 e per il 2024. Sono stati attivati i centri temporanei di accoglienza (Cas) e sono stati mobilitati posti del Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai) ma Comuni e Regioni sono in prima linea. A livello territoriale infatti si è provveduto all'istituzione di task force apposite.

Un tetto sulla testa e un lavoro

Per dare accoglienza alle persone provenienti dall'Ucraina, le Regioni e Province Autonome possono utilizzare le aree sanitarie allestite anche temporaneamente per la gestione dell'emergenza Covid. Inoltre possono operare le organizzazioni di volontariato di protezione civile attivate dal Dipartimento della Protezione Civile o dalle Regioni e Province Autonome.

Le prefetture si occupano dell’accoglienza dei cittadini ucraini giunti in Italia mediante la rete dei centri di accoglienza e il Sistema di accoglienza e integrazione già istituiti. Inoltre, in caso di massiccio afflusso o di particolari criticità, possono provvedere a reperire ulteriori strutture ricettive. Le prefetture possono, nell’ambito delle forme di coordinamento previste, rappresentare ulteriori specifiche esigenze alle Regioni e Province Autonome per l’alloggio temporaneo e l’assistenza ai cittadini ucraini.

Si prevede poi che le persone provenienti dall’Ucraina possano lavorare, autonomamente o in forma subordinata, a seguito della richiesta, alla Questura, di permesso di soggiorno. 

I privati che aprono la porta di casa

C'è poi la possibilità per i privati di accogliere cittadini in fuga. "L'Italia per solidarietà non è seconda a nessuno - dice il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia - . Stiamo ricevendo tante segnalazioni di famiglie e associazioni che a vario titolo desiderano ospitare persone in fuga dal conflitto in Ucraina, mettendo a disposizione eventuali seconde case o una stanza della propria abitazione. Ricordo che il passaggio importante da fare è quello di avvisare la prefettura di riferimento di tale disponibilità, per poter dare l'adeguata assistenza ai profughi dal punto di vista burocratico, scolastico e per la migliore integrazione possibile di queste persone in fuga". 

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