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Giovedì, 25 Aprile 2024
Le proteste

La studentessa che dorme in tenda davanti all'università: "Affitti spaventosi, non so come fare"

Ilaria si è accampata davanti al Politecnico di Milano: "Impossibile fare la pendolare, 4 ore al giorno avanti e indietro, come facevo? Ho pensato di dormire in ufficio da mia madre"

Alla fine la rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto ha incontrato Ilaria Lamera, la studentessa che si è accampata in tenda per protestare contro il caro affitti a Milano. Lo ha riferito la stessa docente spiegando sostenere la battaglia della giovane studentessa originaria della provincia di Bergamo, iscritta a Ingegneria ambientale, che aveva riferito di avere visitato molti appartamenti in città senza trovare una soluzione a meno di 600 euro al mese. 

Secondo la rettrice del Politecnico, prima del covid i proprietari di casa puntavano agli affitti brevi solo per la settimana del Salone del Mobile e poco altro, mentre ora lo ritengono sempre conveniente, e questo ha peggiorato la situazione per gli studenti. I 

La protesta contro il caro-affitti è nata dall’idea di Ilaria Lamera e sostenuta dalla rappresentanza studentesca La Terna Sinistrorsa del Polimi. L’obiettivo? Sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica rispetto a un problema che sta rendendo molto difficile la vita di studenti e lavoratori fuori sede. "A settembre molti professori hanno deciso di eliminare le lezioni online e questo ha costretto molti pendolari a dover venire tutti i giorni a Milano per seguire le lezioni. Io abitavo in Val Seriana e ogni giorno, per mesi, ho trascorso 4 ore sui mezzi, tra andata e ritorno, per poter frequentare l’università" racconta Ilaria a MilanoToday

Cartellone contro il caro affitti (foto Matteini)

Nessuno chiede meno di 700-800 euro

Dopo mesi di pendolarismo, tra ritardi e cancellazioni e una quantità enorme di ore passate sui mezzi pubblici lombardi, Ilaria ha iniziato a cercare casa a Milano e si è scontrata con la dura realtà del caro-affitto milanese: "Ho perso il conto delle case che ho visitato, per non parlare delle condizioni totalmente fuori legge di alcune abitazioni che sono andata a visionare. Per una stanza singola ormai nessuno chiede meno di 700/800 euro al mese, per le doppie in condivisione il prezzo può scendere anche a 350 euro al mese, ma in case in condizioni davvero fatiscenti".  

"Io vengo da una famiglia benestante, non avrei problemi a pagare un affitto a Milano, ma protesto per una ragione di principio. Anche perché è veramente umiliante rendersi conto che a 23 anni sei di fatto impossibilitato a vivere da solo, sei costretto a continuare a dipendere dai tuoi genitori. E anche quando ti laurei, la situazione non cambia perché sai che dovrai andare a lavorare in stage per almeno 6 mesi, quando va bene, a 500 euro al mese. Come fai a renderti indipendente a queste condizioni? In estate ho lavorato come cassiera in un supermercato in stage, 40 ore settimanali per 500 euro al mese. Come pago l’affitto? Come mi mantengo?", continua. 

"Ho pensato di dormire in ufficio da mia madre"

Un giorno, presa dalla disperazione, ha pensato addirittura di andare a dormire nell’ufficio della madre ed è stato proprio in quel momento che ha iniziato a ideare la protesta che ha preso poi forma ieri pomeriggio in Piazza Leonardo da Vinci: "Una sera ho pensato che mi sarebbe tanto piaciuto avere una tenda per poter dormire a Milano e da quel pensiero estemporaneo è partito tutto. Ho contattato Luca, rappresentante degli studenti de La Terna Sinistrorsa, per proporre questa mia idea di protesta e con mio grande stupore ho trovato enorme sostegno", ha detto.  

Ilaria è accampata davanti al Polimi dalle 14 di martedì 2 maggio e ci rimarrà ancora fino al 7 maggio. Nel corso di queste ore ha attirato l’attenzione di numerosi colleghi d’università che si sono fermati a chiacchierare e a chiedere informazioni su cosa stesse succedendo: "Abbiamo attirato l’attenzione anche di molti studenti Erasmus che, nonostante provengano da città dove il costo della vita è anche più alto di quello di Milano, ci hanno raccontato che anche loro hanno riscontrato parecchi problemi nel trovare un alloggio in città", chiosa. 

Quella di Ilaria e degli studenti di ingegneria del Politecnico di Milano vuole essere una protesta pacifica: "Abbiamo informato la Digos della nostra presenza e delle nostre intenzioni, non vogliamo creare problemi ma porre all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni questa tema e proprio per questo motivo stiamo indicendo assemblee pubbliche in piazza per aprire un dialogo con chiunque voglia discuterne. Perché ormai la bolla speculativa che attanaglia la città di Milano sta diventando insostenibile. Non si può più andare avanti così, le istituzioni devono trovare una soluzione" racconta.  

La protesta dei ragazzi (foto Matteini)

Il Comune di Milano ha convocato un tavolo di interlocuzione con associazione studentesche e di quartiere per discutere della problematica, ma sembra non si riesca mai ad arrivare a una soluzione. "In città esistono moltissimi edifici pubblici dismessi o abbandonati che il Comune potrebbe riconvertire in studentati a prezzi calmierati, perché non si fa?", domanda Ilaria. Quesito non banale, visto che negli ultimi anni a Milano, con il benestare del Comune, dei nuovi studentati privati sono stati costruiti a Milano, peccato queste strutture sparse per la città abbiano prezzi folli, arrivando a sfiorare i 1.000 euro per una stanza singola.  

Il fondo da 600mila euro

Il Politecnico di Milano nel tentativo di aiutare gli studenti ha stanziato un fondo da 600.000 euro per provare a mitigare il problema del caro affitti: "Se da un lato la cifra - rapportata al numero di studenti fuori sede che frequentano l’università - è davvero minima, dall’altro lato questa non può essere una soluzione perché più soldi immetti nel mercato, più i prezzi si alzano ulteriormente", spiega Luca de La Terna Sinistrorsa.  

Anche a livello contrattuale la città meneghina si conferma una giungla: "Io dopo mesi di ricerca ho trovato una casa a Milano ma solo per qualche mese. A luglio sarò costretta ad andarmene perché scade il contratto e dovrò ricominciare tutto da capo – illustra Ilaria –. Anche questa precarietà contrattuale non ti consente di avere una stabilità di vita. Ma il problema non sono solo i prezzi degli affitti, ma anche tutto ciò che gira attorno alla contrattualizzazione di queste sistemazioni perché molti si rifiutano di farti un contratto, oppure di farti mettere la residenza, oppure ancora all’atto del deposito di un contratto scopri che la casa che ti hanno affittato non rispetta determinati requisiti o non è segnalata correttamente al catasto". 

E proprio queste irregolarità diffuse possono creare problemi agli studenti che avrebbero i requisiti per percepire delle borse di studio da fuori sede: "Le borse di studio da fuori sede hanno importi ben più alti di altre forme di premialità ma spesso non vengono erogate a chi ne avrebbe diritto a causa di irregolarità tutte relative alla situazione abitativa. Per fare un esempio, qualche tempo fa c’è stato il caso di una ragazza iraniana che aveva diritto a questa borsa di studio e l’ha persa perché inizialmente è finita in una casa che era davvero fatiscente dal punto di vista strutturale e dunque ha dovuto cambiare nel giro di pochissimo e trovare un'altra sistemazione, ma così facendo ha perso la borsa di studio da fuori sede e le è stata concessa quella da pendolare, che ha un importo decisamente inferiore", raccontano da La Terna Sinistrorsa. 

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