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Giovedì, 28 Marzo 2024
Una pandemia senza fine?

L'Italia non punta all'immunità di gregge: "Stiamo vaccinando per proteggere delle persone"

Non solo per le varianti - già note o che potrebbero emergere - ma anche perché non sappiamo per quanto tempo una persona sarà protetta. L'ammissione di Giovanni Rezza, Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute

"Stiamo vaccinando per proteggere delle persone, non per ottenere l'immunità di comunità". Lo ha detto Giovanni Rezza,  Direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, nel consueto punto stampa a commento dei nuovi dati del bollettino coronavirus, L'ammissione del medico è importante perché getta il velo sul piano vaccinale italiano e sulla improbabilità che si possa raggiungere nel breve tempo una sorta di immunità di gregge. Questo a causa non solo delle varianti comparse (quella inglese benché più trasmissibile sembra bloccata dal vaccino) su cui possono esserci problemi di immunità, ma anche di quelle che si possano originare dalle mutazioni del virus. La strategia ora è ridurre l'impatto dell'epidemia sulle persone a maggior rischio.

"Vacciniamo gli operatori sanitari per rendere covid-free gli ospedali e le persone molto anziane perché a maggior rischio. Innanzitutto dovremmo esser certi che i vaccini blocchino la trasmissione conferendo immunità sterilizzante, dovremo poi capire quale sia la popolazione che sostiene la circolazione del virus. Non abbiamo ben presente quale sia questa popolazione. Altra variabile è la durata della protezione. Noi non sappiamo per quanto tempo una persona sarà protetta dopo la vaccinazione. Non parliamo quindi per ora di immunità di comunità".

L'aumento dei contagi tra i giovani e il "mistero" sull'origine

La sensazione che emerge mese dopo mese che il Sars-Cov-2 data la sua capacità di adattarsi all'uomo possa rimanere endemico della specie. Lo aveva detto all'inizio della pandemia il dottore Silvestro Scotti, Segretario Generale Nazionale della federazione italiana dei medici di famiglia. "Occorre attrezzare il nostro sistema sanitario per alleggerire la gestione ospedaliera che, purtroppo, deve farsi carico anche di tutte le altre patologie che non sono sparite dall'oggi al domani".

Coronavirus, le ultime notizie

Il team dell’Organizzazione mondiale della Sanità che è al lavoro a Whuan per stabilire l'origine della pandemia di coronavirus starebbe concentrando le proprie attenzioni su alcuni animali in vendita nel mercato di Wuhan: i tassi-furetto e i conigli. 

Le due specie erano in vendita nei banchi del wet market di Wuhan e sono portatori del virus. Come spiega il Wall Street Journal ulteriori analisi dovranno essere portate avanti nel Sudest della Cina dove gli scienziati hanno trovato tracce di un virus molto simile nei pipistrelli.

La squadra dell’Oms, tuttavia, sta ancora cercando di stabilire quali fossero gli animali in vendita a Wuhan: anche su questo, infatti, le autorità cinesi non sono state molto collaborative. I tassi-furetto spiegherebbero come il virus è arrivato a Wuhan, ha affermato al quotidiano newyorkese lo zoologo Peter Daszak, membro del team dell’Oms: le carcasse sono state trovate nelle celle frigorifere del mercato e, sebbene gli animali siano risultati negativi, erano in grado di trasportare il virus. Anche i conigli, ha spiegato Daszak, erano in vendita nel mercato e si sono dimostrati particolarmente suscettibili al Sars-Cov-2".

"Diversi fornitori - ha aggiunto lo zoologo - si trovano inoltre nelle province di Guangdong, Guangxi e Yunnan, vicino al confine con Vietnam, Laos e Myanmar: proprio nello Yunnan sono stati rintracciati virus molto simili al Sars-Cov-2 nei pipistrelli, mentre nel Guangdong e nel Guangxi sono stati trovati nei pangolini".

Per ora resta un’ipotesi, niente di più, anche perché non è ancora stato provato con certezza che il virus sia passato dagli animali agli esseri umani all’interno del mercato, o se stesse già circolando altrove. Le prove disponibili, però, confermerebbero al momento questa strada ed è il motivo per cui la squadra inviata a Wuhan ha chiesto alle autorità cinesi di effettuare dei test sugli allevamenti di visoni. Questa teoria confermerebbe la tesi del principale esperto tedesco, il virologo Christian Drosten, che in un’intervista dello scorso anno al Guardian aveva definito "molto probabile" che il virus fosse stato trasmesso agli animali all’interno degli allevamenti intensivi.  

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