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Giovedì, 25 Aprile 2024
I dati sull'epidemia

L'indice Rt in salita e la crescita dell'incidenza dei casi nell'ultimo monitoraggio Iss

Nel periodo 27 gennaio-9 febbraio, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,99. Con questi nuovi dati diverse regioni rischiano di passare dalla zona gialla a quella arancione da domenica

L'indice Rt - il parametro che descrive il tasso di contagiosità del coronavirus Sars-CoV-2 dopo l'applicazione delle misure anti covid - è in crescita in Italia. Nel periodo 27 gennaio-9 febbraio, l'Rt medio calcolato sui casi sintomatici di Covid-19 è stato pari a 0,99 (range 0,95- 1,07), in crescita rispetto alla settimana precedente e con un limite superiore che comprende l'1. Questo uno dei dati principali dell'epidemia che emergono dal monitoraggio settimanale dell'Istituto superiore di sanità. L'incidenza dei casi Covid in Italia a livello nazionale nella settimana di monitoraggio cresce rispetto alla settimana precedente: 135,46 per 100mila abitanti (8-14 febbraio) contro 133,13 per 100mila abitanti del periodo 1-7 febbraio. L'incidenza è "lontana da livelli (50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti".

Zona arancione per Campania, Emilia-Romagna e Molise. Lombardia e Lazio rimangono in area gialla

Sono dieci le regioni con un Rt puntuale maggiore di 1, di cui nove anche nel limite inferiore, compatibile con uno scenario di tipo 2 e in aumento rispetto alla settimana precedente. Secondo il monitoraggio Iss, l'Umbria registra un livello di rischio alto. Sono dodici, rispetto alle dieci della settimana precedente, le regioni a rischio moderato (di cui sei ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e otto a rischio basso. Le 10 regioni con Rt superiore a 1 sono Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, province autonome di Bolzano e Trento, Toscana e Umbria.

L'indice Rt è uno dei parametri più importanti da tenere in considerazione ma non è l'unico: determinante, ad esempio, è la percentuale di ricoverati negli ospedali e il tasso di occupazione delle terapie intensive. Secondo i parametri stabiliti da governo e Istituto superiore di sanità, per essere in zona gialla le regioni devono presentare un indice Rt inferiore a 1. Quando ciò si verifica, si ha uno scenario di tipo 1, in cui la trasmissione del virus è localizzata in focolai e non è necessario introdurre restrizioni eccessive. Quando invece l'indice Rt è superiore a 1, si rientra in uno scenario di tipo 2 in cui scatta la zona arancione. La zona rossa, invece, si ha quando l'Rt arriva a 1.25.

Ieri l'Italia ha registrato oltre 13mila nuovi casi (13.762 per la precisione) e 347 vittime, con un tasso di positività salito per il secondo giorno consecutivo, passando dal 4,1% al 4,77%. Con questi nuovi dati diverse regioni rischiano di passare dalla zona gialla a quella arancione da domenica 21 febbraio. In base all'ultima ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza che risale al 13 febbraio 2021, sono ricomprese:

  • in zona gialla: Calabria, Campania, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto;   
  • in zona arancione: Abruzzo, Liguria, Toscana, provincia autonoma di Bolzano, provincia autonoma di Trento, Umbria.
  • in zona rossa: nessuna regione.

A preoccupare per la diffusione del virus nel Paese è la presenza ormai accertata delle varianti, sulle quali è cominciata l'indagine dell'Istituto superiore di sanità. A livello locale si sta cercando di contenere la diffusione con zone rosse circoscritte. Nelle zone rosse locali sono chiuse scuole, negozi e locali pubblici per ridurre al minimo necessario gli spostamenti. Attualmente in zona rossa ci sono la provincia di Perugia e alcuni comuni del Ternano, in Umbria. In Lombardia, i lockdown mirati riguardano i comuni di Bollate, Castrezzato, Mede e Viggiù. Zona rossa anche in Abruzzo nelle province di Pescara e Chieti.

L'ordinanza del ministero della Salute attesa per oggi, venerdì 19 febbraio, porterà in zona arancione e in zona rossa alcune regioni italiane a partire da domenica 21 o lunedì 22. Il territorio che appare sicuro della zona arancione ad oggi è l'Emilia-Romagna, come ha confermato il governatore Stefano Bonaccini ieri sera parlando però anche di altre regioni che passeranno alle aree a maggiori restrizioni. Tra quelle a rischio zona arancione ci sono Lombardia, Piemonte e Marche mentre l'Umbria e l'Abruzzo rischiano la zona rossa. Il Lazio dovrebbe a sorpresa rimanere in zona gialla.

Terapie intensive e ricoveri: sovraccarico in 5 regioni

"Si osserva una stabilità nel numero di regioni/province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica". Si tratta di "5 regioni/Pa", secondo quanto riportato nella bozza del monitoraggio settimanale. "Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua ad essere alto, ma sotto la soglia critica (24%) - si legge -. Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve diminuzione da 2.143 (9 febbraio 2021) a 2.074 (16 febbraio); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anche in lieve diminuzione, passando da 19.512 a 18.463" nello stesso periodo.

"Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni interregionali - si rileva - con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all'incidenza impongono comunque misure restrittive". Le 5 regioni/province autonome sono Marche, Bolzano e Umbria, che presentano un sovraccarico sia nelle terapie intensive sia in area medica, e Abruzzo e Friuli Venezia Giulia dove il sovraccarico riguarda solo le intensive.

Umbria a rischio alto, moderato in 12 regioni

"L'Umbria ha un livello di rischio alto. Sono 12 le regioni e province autonome con una classificazione di rischio moderato: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, la provincia autonoma di Bolzano e quella di Trento, la Toscana e la Valle d'Aosta. Di queste, sono sei ad avere una alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane: Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Molise, le province autonome di Trento e Bolzano. Sono otto invece le regioni con rischio basso: Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Veneto". Lo evidenzia la bozza del monitoraggio della cabina di regia Iss-ministero della Salute con i dati relativi alla settimana dall'8 al 14 febbraio.

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