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Venerdì, 19 Aprile 2024
Restrizioni più mirate

Qual è il vero problema dell'indice Rt nel sistema a colori

E' preciso, ma per sua natura retrospettivo e quindi secondo vari esperti inefficiente, perché in ritardo di molti giorni quando bisogna decidere zone rosse, arancioni e gialle. Si calcola su sintomatici e data di inizio dei sintomi. Tuttavia se non si intercettano molti paucisintomatici - ed è quello che può succedere quando i contagi riguardano con maggiore incidenza una fascia di età più giovane - il problema si pone

Dopo un anno di pandemia, ha ancora senso dare un'importanza così rilevante all'indice Rt per capire quante e quali misure restrittive mettere in atto? Si tratta di una grandezza fondamentale per capire l’andamento dell’epidemia, certo. Precisa, ancora più certo. Ma la solennità con cui viene comunicato forse non è, o non è più, perfettamente al passo con i tempi sempre più ristretti nei quali devono essere prese le decisioni, che dovrebbero essere sempre più mirate e meno impattanti dove la pressione sugli ospedali oggi non è un problema. Ci sono alcuni elementi da analizzare con una certa attenzione.

Indice Rt: è affidabile ma fotografa una situazione superata

Partiamo dalla definizione. Il numero di riproduzione netto Rt indica il numero medio di infezioni secondarie generate da una persona infetta a una certa data. Ovvero quante persone vengono contagiate da una sola persona (è una media) in un determinato periodo.

"Cambierei il parametro, l'Rt è preciso ma è retrospettivo, è basato oggi su dati di 7 giorni fa. Serve un parametro più puntale, come quello del numero dei casi giornalieri" diceva qualche giorno fa Andrea Crisanti. Non è l'unico a pensarla così, l'opinione è abbastanza diffusa. L'Rt è un indice inefficiente. non per come viene calcolato, ma perché in ritardo di molti giorni. L’ultimo valore, quello reso noto venerdì e comunicato dall'Istituto superiore di Sanità, è relativo al periodo 10 - 23 febbraio. L’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,06 (range 0,98-1,20), in aumento rispetto alla settimana precedente e sopra uno per la prima volta in sette settimane. È il dato emerso dalla Cabina settimanale di regia. Non c'è solo l'Rt tra i parametri presi in analisi 8sono decine). Nell'ultimo monitoraggio si evidenzia anche come nella settimana 22-28 febbraio dopo un periodo di crescita ci sia stata una netta accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale rispetto alla settimana precedente (194,87 per 100.000 abitanti).

Se Rt resta sotto a 1 è una buona notizia, perché significa che un contagiato trasmette il virus in media a meno di un'altra persona, quindi l’epidemia sta rallentando. Secondo il dottor Paolo Spada, che sulla pagina Facebook "Pillole di ottimismo" commenta a suon di numeri e grafici - da un anno intero - il progredire dell'epidemia in Italia, "della lentezza dei provvedimenti abbiamo scritto molte volte. Dell’Rt, ad esempio, che ancora viene comunicato con solennità, abbiamo detto ripetutamente che si tratta di un indice inefficiente, perché in ritardo di molti giorni". L'ultimo Rt comunicato venerdì "è come sempre in linea con la curva delle variazioni percentuali, dalla quale si può facilmente ricavare quello della prossima settimana, e anche oltre. Lo ripeto a pappagallo da mesi: possibile che nessuno se ne accorga?". Meglio "un automatismo delle fasce a colori in base al valore di incidenza. Anche questa è un’idea che spingiamo da mesi. Mi fa piacere, da un lato, che ci si arrivi, così come si è arrivati a distinguere per Provincia, ma insieme mi sconforta che un intero comitato scientifico a tempo pieno elabori con mesi di ritardo strategie che può partorire chiunque nel proprio tempo libero".

Servirebbe in tal caso una regia attenta e una strategua fluida, però. "Ad esempio, la soglia dell’automatismo non può essere fissa, ma deve tener conto della diversa ricettività ospedaliera che ogni territorio può offrire. E poi non dovrebbe sommarsi ad altre restrizioni: il vantaggio delle misure “chirurgiche”, vincolate all’incidenza sul territorio, sta proprio nel poter alleggerire le altre zone. Queste di adesso sembrano invece voler seppellirci di divieti uno sull’altro: quanto è sostenibile questa situazione? O si fa già conto sul fatto che le persone non li rispetteranno? Mi sorprende che non si voglia fare uno sforzo per comprendere anche gli aspetti psicologici della gente (e le necessità, che non sono solo quelle valide per un’autocertificazione). Dopo un anno, un ulteriore giro di vite rischia di ottenere l’effetto opposto". Altro che un nuovo lockdown nazionale, quindi. Gli interventi più efficaci non possono che essere mirati geograficamente, localmente. Nessuna novità, c'è chi lo dice da mesi.

L'indice Rt si calcola a partire da dati raccolti dalle regioni

L'indice Rt si calcola a partire da dati raccolti dalle regioni su casi sintomatici e data di inizio dei sintomi. Dati che dovrebbero essere estremamente precisi affinché l'Rt possa essere affidabile. E in effetti lo sono. Se si verificassero inefficienze di varia natura, il valore stimato non è corretto. Quando i contagi iniziano ad aumentare, raccogliere dati certi e precisi diventa più complesso. A volte magari le regioni non inviano all'Iss i dati sui nuovi positivi. Per calcolare bene Rt non bastano l'accertamento della positività e la presenza o meno di sintomi. E' essenziale la data di inizio dei sintomi. E poi c'è tutto il tema del contact tracing: i tamponi vengono fatti con i medesimi criteri in tutte le regioni? Se una persona che non ha sintomi seri non fa il tampone, non rientrerà nella casistica a partire da cui si calcola l'Rt. E se non si intercettano molti paucisintomatici - ed è quello che può realmente succedere - l'indice rischia di essere meno preciso. Tema ancora più attuale quando il contagio è spostato più che in passato sulle fasce di età più giovani, che non richiedono spesso l’ospedalizzazione. Ma il punto forte di Rt è proprio che si basa solo sui contagi sintomatici, per un motivo molto chiaro: evitare distorsioni nelle previsioni. E ciò si può fare solo con dati consolidati, quindi non degli ultimissimi giorni.

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Coloro che difendono l'importanza di Rt sostengono però che negli ultimi mesi le ospedalizzazioni e altri indicatori importanti sono sempre stati in linea con le tendenze indicate da Rt. L'affidabilità non sembra essere in discussione, ma la tempestività forse sì.

Il tema era stato affrontato direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità, che in alcune Faq aveva fatto chiarezza: "L’acquisizione dei dati epidemiologici sulle infezioni è affetta da una serie di ritardi, alcuni dei quali non comprimibili: in particolare, il tempo tra l’evento infettivo e lo sviluppo dei sintomi (tempo di incubazione), quello tra i sintomi e l’esecuzione del tampone, quello tra l’esecuzione del tampone e la conferma di positività, e quello tra la conferma di positività e l’inserimento nel sistema di sorveglianza integrata ISS. Il ritardo complessivo tra infezioni e loro rilevamento nel sistema di sorveglianza è valutato e aggiornato settimanalmente analizzando la stabilità del numero di casi (sintomatici o ospedalizzati) riportato a ciascuna data. Su queste valutazioni si basa la scelta della data più recente alla quale si possono considerare sufficientemente stabili le varie stime di Rt".

Perché calcolare l’Rt sui soli casi sintomatici o ospedalizzati lo rende affidabile anche quando i sistemi di contact tracing sono in difficoltà?
Il metodo statistico di calcolo di Rt è robusto se viene calcolato su un numero di infezioni individuate secondo criteri sufficientemente stabili nel tempo. Regione per regione, i criteri con cui vengono individuati i casi sintomatici o i criteri con cui vengono ospedalizzati i casi più gravi sono costanti, e il numero di questo tipo di pazienti è quindi strettamente legato alla trasmissibilità del virus.

Gli esperti hanno quindi - da mesi - stabilito di non guardare all’Rt mediano, cioè al singolo valore di Rt, ma al suo intervallo: è l’estremo inferiore di Rt che conta per scalare di fascia. Quindi è possibile che a parità di rischio, essendoci 21 indicatori, è possibile che una regione passi da un’area a un’altra non perché Rt sia realmente calato, ma semplicemente perché è aumentata la sua incertezza. Se i dati recenti sono incompleti, l'Rt può essere sottostimato e quando la curva del contagio risale, come sta accadendo in questi giorni, i dati potrebbero essere meno precisi del previsto.

Gli indici Rt aggiornati regione per regione

Questi gli indici Rt su tutto il territorio italiano con la rispettiva classificazione del rischio per tutte le regioni: 

  • Abruzzo, 0,96 (classificazione del rischio alta)
  • Basilicata, 1.16 (moderata)
  • Calabria, 0.81 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Campania, 0.96 (alta con molteplici allerte di resilienza)
  • Emilia Romagna, 1.13 (alta)
  • Friuli Venezia Giulia, 0.92 (alta)
  • Lazio, 0.98 (moderata)
  • Liguria, 0.96 (moderata)
  • Lombardia, 1.13 (alta)
  • Marche, 1.08 (alta)
  • Molise, 1.66 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Piemonte, 1.15 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Provincia autonoma Bolzano, 0.75 (moderata)
  • Provincia autonoma Trento, 1.1 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Puglia, 0.93 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Sardegna, 0.67 (bassa)
  • Sicilia, 0.79 (moderata)
  • Toscana, 1.18 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Umbria, 0.79 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Valle d'Aosta, 1.21 (moderata ad alta probabilità di progressione)
  • Veneto, 1.08 (moderata ad alta probabilità di progressione). 

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