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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"L'Europa sia indipendente sull'energia. La vera emergenza è il clima"

Le proposte di Andrea Cavina, 30 anni, da Bologna a Strasburgo per scrivere con i leader politici il futuro dell'Ue

Indipendenza energetica e di conseguenza vera indipendenza anche sul piano politico: è arrivato a Strasburgo con le idee molto chiare Andrea Cavina, 30 anni, una marcata cadenza bolognese e un passato in Spagna e Germania, partecipante del primo panel dei cittadini alla Conferenza sul Futuro dell'Europa. “Sto concludendo un master in Cooperazione internazionale per la protezione dei diritti umani, quindi per me questa è stata un’opportunità incredibile, più unica che rara, interessante anche dal punto di vista formativo”, dice. “Ho i miei dubbi su quanto possa essere efficace o comunque ascoltata - aggiunge - Però è un ottimo primo tentativo per includere l’opinione dei cittadini nei processi decisionali”.

Quali sono le tue proposte e le tue priorità?

Per me è fondamentale approfittare della ripresa economica e dei vari Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza per provare a raggiungere un’indipendenza energetica europea, per essere più coerenti nelle scelte di politica estera nei confronti di Paesi come Russia e Libia. L’Europa dipende da loro è non è in una posizione forte per negoziare e difendere i diritti umani spesso violati. E poi l’indipendeza energetica è sicuramente importante per proteggere l’ambiente, le sue risorse e per combattere la crisi climatica, che secondo me è più pericolosa della pandemia da Covid19. E poi mi piacerebbe vedere uno sviluppo europeo non solo economico ma anche sociale e politico: sogno un welfare comunitario che appiani le differenze tra Paesi e crei un sentimento di appartenenza più forte.

A cosa sono dovuti i tuoi dubbi sull'efficacia di panel dei cittadini di questo tipo?

Innanzitutto perché la politica è sempre lenta quando non si trova davanti a un’emergenza: lo è quella nazionale, quindi figuriamoci quella europea che deve trovare un accordo tra 27 Paesi molti diversi tra di loro. Sento che c’è un grande distacco tra la politica e la cittadinanza europea: non so quanto seriamente verranno prese le proposte e non so se sarà possibile trasformarle in un’azione concreta. Ma in ogni caso è una prima volta, e una grande occasione: mi sento quasi un pioniere, e poi penso che  sia un momento storico buono per proporre nuove idee, anche rivoluzionarie.

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Ti senti europeo?

Assolutamente sì. Mi riconosco in una minoranza giovane che ha viaggiato e vissuto in Europa e si sente europea: qui in questi giorni siamo in tanti. Ma se parlo con le persone del mio paese è più forte il nazionalismo, l’UE è distante e quasi “imposta”. Un ritorno economico e un aiuto sociale e lavorativo  aiuterebbero a sviluppare questi senso appartenenza, questa identità europea che non sostituisce quella propria nazionale, ma la integra in un’Unione più grande.

Aver vissuto e viaggiato all’estero ti dà una prospettiva diversa, secondo te? Sei riuscito a portarla qui?

È stata sicuramente formativa, mi fa sentire europeo e mi fa sentire a casa anche circondato da culture e lingue diverse dalle mie. Infatti un’altra proposta che ho fatto è che come ieri c’era il servizio militare o civile è fondamentale che a 18 o 20 anni ogni giovane cittadino faccia un anno di esperienza scolastica o lavorativa all’estero, e che se ne faccia carico l’Europa a livello economico, così tutti possono permetterselo. Cambierebbe la mentalità delle persone, essere indipendenti e a proprio agio in una cultura diversa dalla propria rende più tolleranti.

E se tu potessi scegliere un Paese europeo in cui trasferirti?

Sto pensando spesso alla Scandinavia, ma non troppo a nord perché sei mesi senza sole sarebbero impegnativi. La Danimarca potrebbe essere la scelta ideale.

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