Una "scroccona" o ha legittimamente difeso il proprio lavoro? Stiamo parlano di Barbara Gambatesa, l'influencer seguita su TikTok da 3.6 milioni di follower. Di lei, conosciuta anche con il soprannome 'la laureata di TikTok', si è scritto per la polemica nata nella pizzeria partenopea di Errico Porzio. In sostanza: il proprietario ha accusato Barbara di aver preteso di mangiare la pizza gratis, mentre lei ha risposto di aver solamente tenuto fede alle linee dettate dall'agenzia che gestisce i suoi rapporti lavorativi. Da questo episodio di attualità siamo partiti per approfondire il lavoro degli influencer, il cui valore di mercato in Italia - scrive il Sole24Ore - è pari a circa 280 milioni nel 2021 e genera 450mila posti di lavoro, tra diretti e indiretti. Ma chi sono? Come si muovono nel mondo del lavoro? Pagano le tasse? Ecco cosa ci ha spiegato Jacopo Ierussi, Presidente di Assoinfluencer, ovvero l'Associazione Italiana Influencer, riconosciuta dal MISE – Ministero dello Sviluppo Economico.
Errico Porzio sul caso influencer: "Nessuno l'ha chiamata. Perché non avrebbe dovuto pagare?"
Cosa ci può dire di questo episodio, da esperto?
"Innanzitutto ricordiamoci che a fare uscire tutto è stato Porzio (il proprietario del locale, ndr). Lei poi ha dato la sua versione, di conseguenza non sapremo mai la verità, anche se alcune cose a livello logico non tornano. Comunque, con tutto il rispetto, non considererei il comportamento di lei scorretto. L'immagine per gli influencer conta. Ma poi, insomma, stiamo parlando comunque di uno scontrino dal valore economico modesto".
Rimanendo sugli influencer: chi può definirsi tale?
"Un influencer è una persona che, tramite l'utilizzo dei social media come strumento a carattere professionale, riesce a ottenere un ritorno economico. Questo in base all'influenza esercitata da una community oppure tramite il cosiddetto meccanismo delll'engagement".
Cos'è?
"Non solo follower, ma il fatto che questi follower interagiscano con i contenuti del creator. Spesso viene limitata la cosa a quello che è il semplice concetto della sponsorizzazione ma in realtà si potrebbe avere un ritorno in termini di immagine per un'altra professione che si svolge, vedi i tanti colleghi avvocati che lavorano sui social media (Ierussi, infatti, è un avvocato, ndr)".
"Gli influencer? La politica dovrebbe dare un valore strategico a questo settore, come leva economica per l'Italia"
A proposito di ritorno economico: gli influencer pagano le tasse?
"Certamente, anche se non manca chi le elude, come in ogni ambito. I profili sono tanti e complessi. Può succedere che si lavori con tante persone e quindi si crea una società, o una crew. Oppure il creator sceglie la Partita Iva, oppure ancora può succedere che sia una ditta individuale. Ma da una cosa non si scampa: le tasse. Teniamo conto che sono anche molto attenzionati perché tutti gli scambi di monetizzazione avvengono online. Quando la gente o la politica dice che sono fuori dalla base imponibile, non è vero. Non è assolutamente facile eludere".
E la politica come la vede in tutto questo?
"Noi, come Assoinfluencer, siamo intervenuti già due volte in Parlamento per promuovere iniziative e raggiungere nuovi obiettivi. Quello che sicuramente la politica può fare è dare valore strategico a questo settore, come leva economica per l'Italia. Siamo un Paese dotato di un substrato di piccole e medie imprese importante. Lo abbiamo visto con il caso di Donato 'con mollica o senza', per esempio".
"Con mollica o senza" sta per aprire anche a Milano
Donato è stato un caso lampante. Come può, invece, difendersi un consumatore? Mi spiego: siamo invasi da food influencer che sponsorizzano locali, dietro ad un compenso.
"Se il creator ha ricevuto un compenso è obbligato a mettere l'hashtag #AD, quindi il consumatore ne è consapevole e di conseguenza tutelato".
Come nasce Assoinfluencer?
"Siamo nati all'incirca 4 anni fa, ma il procedimento che abbiamo seguito è arrivato attraverso vari step. Doveva essere un progetto accademico ma poi ci siamo resi conto che i creator avevano bisogno di tanto altro. Tutti ci parlavano dei pregiudizi delle persone nei loro confronti. Noi abbiamo costruito un anello in più, per fare riconoscere l'aspetto professionale di questa attività".
Non crede, però, che i creator stessi abbiano contribuito alla formazione di questo "pregiudizio"?
"Se le dicessi di no sarei ingenuo e offenderei la sua intelligenza. Ogni professione commette i propri errori. Inutile nascondersi dietro un dito: torniamo ai The Borderline, sono casi isolati ma che a livello mediatico sono altissimi. La conseguenza è che sembrano il modello. A volte si cerca di riportare un intero sistema a 'tutte le creator fanno OnylFans', 'Tutti i creator sono coatti, personaggi da poco' quando poi non è così. Esistono persone che parlano di food, di turismo, di cultura e via dicendo".
L'addio dei TheBorderline ai social: "Il nostro pensiero è solo per Manuel"
Per concludere: voi come scegliete quali influencer sostenere?
"Noi non facciamo un'attività di selezione attiva. Abbiamo delle persone che ci contattano per diventare nostri tesserati: c'è una registrazione e poi un momento di verifica. Verifichiamo gli elementi sui social media, che rientrino nel nostro codice etico. Non è possibile farlo in maniera approfondita, però siamo consapevoli che, se riceviamo una segnalazione di violazione, possiamo scegliere come comportarci. A oggi abbiamo tutte persone di alto profilo".