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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'altra faccia della tecnologia

A che punto siamo sull'intelligenza artificiale "umanoide"

Partecipare a concerti dal vivo tenuti da un ologramma e sposare una cantante pop virtuale in stile manga sarà una cosa sempre più comune oppure rimarrà una cosa da nerd o hikikomori?

Come in un film di fantascienza l’intelligenza artificiale inizia a prendere parte attiva nella vita delle persone, sconfinando in alcuni casi verso quello che per molti potrebbe sembrare assurdo. E’ il caso del 37enne giapponese che sposa l’ologramma di una cantante pop disegnata in stile manga, Hatsune Miku, particolarmente famosa visto che da anni la gente affolla i suoi concerti. Ha duettato persino con Lady Gaga, tanto per capire l’entità del fenomeno. Si tratta di un caso isolato strettamente legato ai nerd e agli hikikomori (adolescenti e giovani adulti che decidono di isolarsi dalla vita sociale per lunghi periodi di tempo) oppure sarà una cosa sempre più comune nel futuro? Cosa dobbiamo aspettarci?

La storia del giapponese che sposa l’ologramma

La riflessione sul ruolo dell’intelligenza artificiale "umanoide" nelle nostre vite parte da una notizia che ha fatto molto discutere. Quella di un giapponese 37enne, Akihiko Kondo, che ha deciso di sposare Hatsune Miku, l'ologramma di una cantante pop disegnata in stile manga con occhioni giganti e capelli blu. L’uomo ha raccontato di aver chiesto all'ologramma di sposarlo, lei avrebbe accettato e poi aggiunto: “Per favore trattami bene”. L’idea del matrimonio nasce direttamente dal dispositivo Gatebox, che dà vita all’ologramma, che ha messo a disposizione degli utenti certificati matrimoniali (non ufficiali naturalmente) per poter simulare al meglio la vita reale. Al matrimonio, con tanto di abito bianco per la sposa, hanno partecipato solo 39 persone la maggior parte dei quali amici conosciuti online, mentre la famiglia dell’uomo ha deciso di non andare.  Akhiko interagisce con la “moglie” non solo tramite l’ologramma, ha anche una serie di bambole di Hatsune Miku di varie dimensioni, anche in scala reale che porta con sé nella vita quotidiana. Questa relazione, che dura ormai da 10 anni, lo ha salvato dalla depressione. Pur riconoscendo che alcuni potrebbero trovare la cosa un po’ strana e che sua moglie non è reale, Akihiko ha detto che i suoi sentimenti non sono una fantasia.

Akihiko Kondo matrimonio-4

Giapponese sposa un ologramma: "La mia famiglia non è voluta venire alle nozze"

A che punto siamo con l’intelligenza artificiale umanoide

Con l’intelligenza artificiale (IA) il rapporto tra l’uomo e i robot è profondamente cambiato. I robot sono delle macchine in grado di svolgere un lavoro pesante automatizzato al posto dell’uomo, per effetto di una programmazione mentre i robot "umanoidi", dotati di intelligenza artificiale, oltre ad avere le sembianze umane sono dotati di un certo livello di autonomia nell’operatività. Vengono utilizzati in sostituzione o affiancamento agli uomini. Ma è possibile sostituirli anche nella sfera sociale e affettiva? Evidentemente sì, e a fare la differenza sarebbe proprio l’intelligenza artificiale, perché permette di relazionare uomo e macchina. Per molti di noi questo rapporto si restringe agli assistenti vocali del cellulare o ad Alexa mentre per altri, soprattutto in Oriente, arriva addirittura a trasformarsi in una relazione sentimentale. Si tratta di un vero e proprio fenomeno che in Giappone interessa oltre 1 milione di persone. Si definiscono fictosessuali, ossia persone che scelgono di avere una relazione sentimentale virtuale con personaggi inventati.

Il fenomeno dei fictosessuali

Akihiko Kondo dichiara apertamente di essere un "fictosessuale", cioè una persona che ha una relazione virtuale con un personaggio inventato, verso la quale prova un'attrazione romantica emotiva e/o sessuale. Ma come è possibile avere una relazione con un ologramma? Andiamo per ordine. Akihiko Kondo ha raccontato che la sua storia d’amore con Hatsune Miku è iniziata nel 2017, quando ha deciso di comprare per 1300 dollari un dispositivo di nome Gatebox. Questo device permette alle persone di interagire con personaggi inventati, rappresentati da un piccolo ologramma. Grazie all’intelligenza artificiale questi personaggi possono muoversi e parlare, in pratica sono perfettamente in grado di relazionarsi con gli esseri umani come se fossero veramente degli umani. Sono fatti talmente bene che simulano perfettamente la realtà comportandosi come dei “perfetti” amici e fidanzati. “Stiamo sviluppando e fornendo ai personaggi dell'IA personalità e individualità con cui è facile relazionarsi” si legge sul sito Gatebox, sottolineando come questo servizio sia utile soprattutto a chi non ha dimestichezza con le relazioni interpersonali o a chi ha ricevuto in passato dolorosi rifiuti che non riesce a superare. In poche parole si tratta di relazioni “facili” a livello interpersonale, prive di scontri, fatte soprattutto per accogliere i bisogni emotivi della persona che li utilizza. Non è un caso che lo stesso protagonista della nostra storia, il giapponese Akihiko Kondo, dichiari di essere stato bullizzato sul posto di lavoro e di aver ricevuto in passato diversi rifiuti sentimentali tanto da spingerlo a non voler avere più relazioni con partner umani. Akihiko dichiara anche che la sua Hatsune lo ha salvato dalla depressione ma il suo rifiuto per i rapporti sentimentali si avvicina molto all’hikikomori, ossia all’isolamento volontario dalla vita sociale. Viene da chiedersi se l’esasperazione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia solo frutto dell’evoluzione tecnologica oppure se si tratti principalmente di un disturbo mentale. Partecipare ai concerti dal vivo tenuti da un ologramma e sposare una cantante pop virtuale in stile manga sarà una cosa sempre più comune oppure rimarrà una cosa da nerd o hikikomori? Non è facile dare una risposta a questa domanda, ma una cosa è certa: il fenomeno è in aumento in tutto il mondo, complice la pandemia e l'isolamento dettato dal sempre maggiore utilizzo della tecnologia nelle relazioni sociali, soprattutto tra le nuove generazioni.

 

Chi sono gli hikikomori

"Hikikomori" è un termine giapponese che significa letteralmente "stare in disparte" e descrive una particolare sindrome che colpisce soprattutto i giovanissimi. Si riferisce a persone, generalmente maschi tra i 14 e i 30 anni, che decidono volontariamente di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi di tempo, da qualche mese fino addirittura ad anni. Sono persone che non hanno voglia o non hanno la forza di avere un contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. Le cause dell'hikikomori possono essere diverse:

  • caratteriali, gli hikikomori sono spesso ragazzi intelligenti ma particolarmente sensibili, poco inclini alla socialità;
  • familiari, spesso questi ragazzi soffrono dell’assenza emotiva del padre e di un attaccamento morboso con la madre. Rilevante l’incidenza dei casi nelle coppie divorziate;
  • scolastiche, spesso l’isolamento nasce da episodi di bullismo;
  • sociali, gli hikikomori hanno una visione sesso negativa della società, per questo tendono ad isolarsi.

Molto spesso gli hikikomori sono legati ad una forte dipendenza da internet ma secondo alcuni studi essere un nerd non aumenta le probabilità dell’hikikomori in quanto rappresenta una possibile conseguenza dell’isolamento e non una causa.

Hikikomori cause-2

In Italia circa 100mila casi: l'identikit

Ad oggi l’hikikomori non è ancora una diagnosi ufficiale del DSM-5, ovvero del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ma in ogni caso si tratta di un disturbo che richiede l’intervento di uno psichiatra o altro specialista della salute mentale. Questa sindrome colpisce solo in Giappone un milione di persone, con una grandissima incidenza anche nella popolazione over 40, visto che il disturbo tende a cronicizzarsi. Spesso l'hikikomori viene considerata una sindrome culturale esclusivamente giapponese, ma non è così, si tratta di un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. Secondo i dati statistici raccolti nel 2019 da Marco Crepaldi, presidente dell’associazione Hikikomori Italia, si stima che nel nostro Paese ci siano almeno 100 mila casi, più al Nord che al Sud, ma i dati potrebbero essere più alti considerando che la pandemia ha sicuramente acuito il problema. Gli hikikomori italiani, come quelli giapponesi, hanno famiglie collocate in una fascia sociale medio-alta e genitori dotati di titoli culturali. Spesso sono proprio le aspettative troppo alte dei genitori nei confronti del ragazzo a spingerlo all’isolamento. La loro età media si attesta attorno ai 20 anni, oltre un terzo vive solo con uno dei due genitori. Nel 10% dei casi il periodo di isolamento supera i 10 anni mentre solo il 14,2% si è ritirato da meno di un anno. La maggior parte (il 41,7%) si isola dai 3 ai 10 anni. 

Hikikomori Dati 2019-2

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