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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'inventore delle parole crociate è italiano, ma lo abbiamo dimenticato

Esistono storie che non esistono, esclamava Maccio Capatonda in uno dei suoi celebri trailer. Quella di Giuseppe Airoldi, nato l'8 settembre 1861 a Lecco, si potrebbe riassumere proprio con questa frase ironica; che, di ironico, ha in realtà poco o nulla

Noi, italiani, bravissimi a lagnarci e a invidiare le ricchezze straniere; un po' meno bravi, invece, quando si tratta di difendere e valorizzare il merito e il talento nostrani.

Esistono storie che non esistono, esclamava Maccio Capatonda in uno dei suoi celebri trailer. Quella di Giuseppe Airoldi, nato l'8 settembre 1861 a Lecco, si potrebbe riassumere proprio con questa frase ironica; che, di ironico, ha in realtà poco o nulla, a favore di un contorno agrodolce. 

Ad Airoldi si deve l'invenzione delle parole crociate (o incrociate, o cruciverba), passatempo preferito da milioni di persone, soprattutto durante il periodo estivo, nonché tonificante palestra per la mente. Ma è un'invenzione che a livello mondiale non è mai stata riconosciuta. Da una veloce ricerca sul web, infatti, comparirà il nome di Arthur Wynne, americano che il 21 dicembre del 1913 pubblica sul Fun, supplemento natalizio del New York World, un "word-cross puzzle", trasposto successivamente - a causa di un errore tipografico - in "cross-word puzzle". Crossworld è il termine che ancora oggi indica in lingua inglese le parole incrociate. Il successo è infatti immediato, e non potrebbe essere altrimenti.

Crossword Wynne-2

Vent'anni di anticipo

Eppure, più di vent'anni prima, qualcuno ha già pubblicato uno schema di "parole incrociate", battezzandole proprio in questo modo. È Giuseppe Airoldi. Il gioco esce il 14 settembre 1890, un quadrato di quattro caselle per quattro su Il Secolo Illustrato della Domenica, supplemento de Il Secolo, allora quotidiano più diffuso in Italia. Il lecchese, impiegato comunale di professione, collabora anche come giornalista con Il Corriere della Sera, motivo per cui decide di non firmare lo schema. Nelle settimane successive utilizza lo pseudonimo "Inno Minato Monza", per poi virare su altri giochi e abbandonare definitivamente le parole incrociate.

Sarà questa scelta, non firmarsi e non credere a sufficienza nel successo della nuova proposta, a condannarlo. Il gioco di Wynne, un rombo vuoto al centro con caselle numerate a separare quelle bianche, avrà invece un successo immediato, determinando lo sbarco dei cruciverba oltreoceano fino all'Europa e all'Italia, e oltre il tempo, fino ai giorni nostri.

La (ri)scoperta nel 1959

Dell'invenzione dell'Airoldi non si ricorda più nessuno fino al 1959. Si è appena tenuto il settimo convegno nazionale dedicato ai cruciverba sul Lago Maggiore, quando la rivista La Sfinge Manzoniana, diretta dall'enigmista Angelo Zappa, rivela che la paternità delle parole incrociate non è di Wynne. Zappa, con approfondite ricerche, riesce infatti a ritrovare il famoso schema pubblicato nel 1890, e qualche mese più tardi anche a dare un nome all'autore: Giuseppe Airoldi. Lecchese proprio come lui.

Due anni più tardi vengono organizzate alcune iniziative celebrative nella sua città, ed è eretta una fontanella che ricorda il momento in cui gli esperti del settore rendono omaggio al precurose delle parole incrociate. Airoldi, però, torna ben presto nell'oblio per uscirne solo di rado, ad esempio nell'ottimo romanzo L'uomo delle parole incrociate del collega cronista Giorgio Spreafico.

Sfido chiunque a guardare i due schemi, quello di Wynne e quello di Airoldi, a confrontarli e a scegliere quale somigli di più agli attuali cruciverba. La realtà è che noi italiani, bravissimi a lagnarci e a invidiare le ricchezze straniere, siamo un po' meno bravi, invece, quando si tratta di difendere e valorizzare il merito e il talento nostrani. Giuseppe Airoldi dovrebbe essere riconosciuto universalmente come il creatore della parole incrociate. Per questo ho deciso di realizzare un video che ripercorre la sua vicenda personale, e per questo cerco di sensibilizzare sulla sua epopea. Alla ricerca della... sei lettere, "Rispondenza piena e assoluta con la realtà effettiva".

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