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Giovedì, 28 Marzo 2024
Carenze in ospedale

Ospedali senza infermieri, il governo: "Li prenderemo dall'India"

Il piano annunciato dal ministro Schillaci prevede l'assunzione di personale proveniente da Paesi extra europei

Gli ospedali italiani sono a corto di infermieri: ne servirebbero 70mila per coprire i preoccupanti vuoti in organico. E così il governo sta pensando di 'importarli' dall'estero, a partire dall'India. "Hanno una scuola infermieristica di alta qualità e ovviamente tantissimi abitanti", ha spiegato il ministro alla Salute Orazio Schillaci nel corso di un'intervista a Repubblica. 

Perché l'India

L'India ha già chiuso accordi di questo tipo con il Giappone e gli Stati Uniti. Ma non è l'unico Paese a cui guarda Schillaci: "Gli infermieri mancano in tutta Europa - premette - Per questo stiamo pensando ad accordi con Paesi extraeuropei, che potrebbero metterci a disposizione professionisti già ben formati, dal punto di vista sanitario e della conoscenza della nostra lingua". 

La carenza di medici di famiglia è un'emergenza nazionale

Stando a un recente report di Fossc, il forum delle 30 società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari, la carenza attuale di infermieri è di 70mila unità. Ma non è solo questo a preoccupare: anche tra i medici mancano almeno 30mila specialisti. Nei pronto soccorso, in particolare, servirebbero 4.200 camici bianchi in più (in sei mesi, da gennaio a luglio 2022, se ne sono dimessi 600, circa 100 al mese). Tra medici neolaureati e specializzandi, più di 1.000 l'anno si trasferiscono all'estero per stipendi e condizioni di lavoro nettamente migliori.

L'altra emergenza

Su questo fronte, però, il governo non vede nella ricerca di nuova forza lavoro straniera la soluzione più adatta. "La loro carenza è diversa" in quanto "è mirata, nel senso che riguarda alcune specializzazioni che non sono attrattive, come il pronto soccorso", spiega Schillaci. Il quale assicura che grazie a un recente decreto, il lavoro nella medicina d'urgenza sarà "più remunerativo e meno pesante".

Secondo Fossc, però, bisogna fare di più: la spesa sanitaria nel 2023 tornerà al 6,3% del Pil dopo essere cresciuta nel tempo della crisi sanitaria pandemica. Una media nettamente inferiore a quella dei Paesi Ocse (8%) e di Francia e Germania che spendono approssimativamente il 10% del Pil in sanità . Il Pnrr, nato per rispondere alla crisi pandemica del Covid-19, dovrebbe servire, tra le altre cose, a migliorare proprio il sistema sanitario italiano. Ma finora i fondi destinati al settore sono stati pochi: in base al cronoprogramma del Pnrr, "i soldi destinati" alla sanità "devono essere spesi dal 2024 in poi", ha spiegato Schillaci.

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