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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Italia-Libia: la mediazione del Pd e il nuovo rapporto sugli orrori nei campi

Il voto sul rinnovo delle missioni internazionali, compresa quella in Libia. Il Pd spinge affinché sia l'Europa a farsi carico dell'addestramento della sedicente guardia costiera libica mentre Amnesty denuncia in un rapporto nuove prove sulle violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione nel Paese e punta il dito sulle "terribili conseguenze della cooperazione in corso tra Europa e Libia in tema di immigrazione e controllo delle frontiere"

Tra i temi caldi di questi giorni in Parlamento c'è il rinnovo delle missioni internazionali, con il voto fissato per il 15 luglio. Tra queste c'è anche la discussa missione in Libia. Ieri in piazza davanti a Montecitorio sono scese diverse associazioni e realtà della società civile, per chiedere proprio lo stop al rinovo della missione in Libia e alla prosecuzione della coooperazione con le autorità libiche, e ribadire il no al sostegno e alla collaborazione con la sedicente Guardia Costiera libica finalizzato al respingimento forzato dei migranti. 

Il dibattito sul finanziamento della missione in Libia

Le commissione Esteri e Difesa della Camera hanno approvato intanto un emendamento del Pd che impegna il governo "a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della missione" di assistenza alla Guardia Costiera libica, trasferendone le funzioni ad altre missioni "per consolidare il ruolo dell'Italia in Libia, razionalizzare la struttura di comando e potenziare il ruolo europeo". Il Pd, con l'emendamento firmato da Enrico Borghi e Lia Quartapelle, spinge affinché sia l'Unione europea a farsi carico tramite la missione Irini della formazione e l'addestramento delle unità navali libiche preposte al controllo dei confini marittimi. L'approvazione dell'emendamento è arrivato dopo un lungo braccio di ferro con il governo, ma una partre dei dem (insieme a Leu ed ad alcuni del Movimento 5 stelle) rimane per il no al rifinanziamento. "Credo che l'Italia - ha detto Boldrini - debba dare il suo contributo al processo di pacificazione e democratizzazione della Libia, ma non può far finta di non vedere come siano calpestati i diritti umani di migliaia di persone trattenute in centri di detenzione senza per altro aver commesso alcun crimine. Il Parlamento non può fingere di non vedere il nesso causale tra il nostro ruolo e quello che fa la Guardia costiera libica". Matteo Orfini, pur apprezando "lo sforzo di Letta", ritiene che il problema non sia "la catena di comando italiana, ma che non si addestrano i criminali. Ma scusi: se addestra l'Italia sono criminali e se li addestra l'Europa non sono più criminali? E poi che cosa vuole dire rinnovare per un anno? Quanta gente tolleriamo che muoia in questo anno? Per me criminali sono e criminali restano. Il punto è che quel modello è fallito: si tortura sulle navi, sulle motovedette che noi cediamo, si spara ai migranti, i cosiddetti campi di accoglienza sono lager. Ma li ha visti i video?".

Il rapporto di Amnesty International sulle violazioni di diritti umani in Libia

Amnesty International, tra le associazioni scese in piazza a Montecitorio per chiedere contro il finanziamento alle missioni in Libia, ha diffuso oggi un rapporto con "nuove prove di orribili violazioni dei diritti umani compresa la violenza sessuale, nei confronti di uomini, donne e bambini intercettati nel mar Mediterraneo e riportati nei centri di detenzione libici", per fare luce sulle "terribili conseguenze della cooperazione in corso tra l'Europa e la Libia in tema d'immigrazione e controllo delle frontiere".  Amnesty chiede agli stati europei - tra cui anche l'Italia - di sospendere la cooperazione con la Libia in tema di controllo dell'immigrazione e delle frontiere.  

Il rapporto rivela inoltre che dalla fine del 2020 la Direzione per il contrasto all'immigrazione illegale (Dcim), un dipartimento del ministero dell'Interno della Libia, abbia "legittimato le violazioni dei diritti umani, integrando tra le strutture ufficiali due nuovi centri di detenzione dove negli anni scorsi le milizie avevano sottoposto a sparizione forzata centinaia di migranti e rifugiati. Persone sopravvissute a uno di questi centri hanno denunciato che le guardie stupravano le donne e le obbligavano ad avere rapporti sessuali in cambio di cibo o della libertà”.

Il report dice Diana Eltahawy, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l'Africa del Nord, da un lato "getta nuova luce sulla sofferenza delle persone intercettate in mare e riportate in Libia per finire immediatamente in stato di detenzione arbitraria ed essere sistematicamente sottoposte a torture, violenza sessuale, lavori forzati e altre forme di sfruttamento nella totale impunità", dall'altro  "evidenzia inoltre la perdurante complicità degli stati europei, che continuano vergognosamente a rafforzare e assistere i guardacoste libici nella cattura di persone in mare e nel ritorno forzato di queste ultime nell'inferno dei centri di detenzione della Libia, anche se nelle capitali europee si sa perfettamente a quali orrori quelle persone andranno incontro". 

Il rapporto di Amnesty International descrive violazioni dei diritti umani simili – tra cui pestaggi brutali, violenze sessuali, estorsioni, lavori forzati e condizioni detentive inumane – in sette centri di detenzione del Dcim. Ex detenuti hanno raccontato di torture, condizioni detentive inumane, estorsioni, lavori forzati cui erano sottoposti. Altri hanno riferito di essere stati costretti a subire perquisizioni corporali "invasive, umilianti e violente". In un centro a Tripoli, per persone in condizioni di vulnerabilità "le guardie stupravano le donne e alcune di loro sono state obbligate ad avere rapporti sessuali in cambio di forniture essenziali come l’acqua potabile o della libertà" e seguito delle violenze subite, "due giovani donne detenute nel centro hanno tentato il suicidio", mentre altre tre hanno testimoniato che "due bambini, detenuti in cattive condizioni di salute con le loro madri dopo essere stati intercettati in mare, sono morti all'inizio del 2021 dopo che le guardie avevano rifiutato di trasferirli in ospedale". In un altro centro i detenuti hanno riferito di essere stati "privati di sostanze nutrienti fino al punto di patire la fame", mentre in altri ancora "Amnesty International ha documentato l'uso illegale della forza e delle armi da fuoco da parte delle guardie e di altri uomini armati, che hanno ucciso e ferito detenuti". 

Le missioni "di soccorso" libiche mettono in pericolo le vite umane

Tra gennaio e giugno del 2021 le missioni “di soccorso” dei guardacoste libici sostenuti dall'Europa hanno intercettato in mare e riportato in Libia circa 15.000 persone, più che in tutto il 2020, denuncia Amnesty. Le testimonianza raccolte hanno descritto "la condotta dei guardacoste libici come negligente e violenta". "Sopravvissuti hanno raccontato come i guardacoste libici avevano deliberatamente danneggiato le imbarcazioni su cui viaggiavano, in alcuni casi causandone il capovolgimento e – in almeno due occasioni – l'annegamento di migranti e rifugiati. Un testimone oculare ha dichiarato che dopo che i guardacoste libici avevano fatto capovolgere un gommone, anziché soccorrere le persone in mare hanno filmato la scena. Persone intervistate da Amnesty International hanno spesso dichiarato che, durante la traversata, avevano visto degli aerei sopra di loro o delle navi nei paraggi che rifiutavano di offrire assistenza, mentre i guardacoste libici si avvicinavano", afferma la ong. 

"Nonostante le massicce prove dei comportamenti sconsiderati, negligenti e illegali dei guardacoste libici in mare, e delle sistematiche violazioni dei diritti umani nei centri di detenzione a seguito dell'intercettamento in mare, i partner europei continuano a sostenere i guardacoste libici che riportano a forza le persone in Libia, a soffrire di nuovo quegli stessi abusi da cui erano fuggite”, ha commentato Eltahawy - È ampiamente giunto il momento che gli stati europei riconoscano che le conseguenze delle loro azioni sono indifendibili. Devono sospendere la cooperazione con la Libia in tema di controllo dell'immigrazione e delle frontiere e aprire urgentemente quei percorsi sicuri così necessari per la salvezza di migliaia di persone bisognose di protezione, attualmente intrappolate in Libia”. 

Aggiornamento 13.25 - L'aula della Camera ha approvato la parte della risoluzione sulle missioni internazionali che riguarda "l'assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi" con 361 voti a favore, 34 no e 22 astenuti. Spaccata la maggioranza.

Trenta deputati della maggioranza, esponenti di Pd, Leu, ex M5s, Più Europa, FacciamoEco, hanno motivato il loro voto contrario alla parte della risoluzione sulle missioni internazionali che riguarda il finanziamento alla guardia costiera libica: "Le sistematiche violazioni dei diritti umani a cui sono sottoposti migranti e rifugiati in Libia sono state oggetto di diversi report delle Nazioni Unite, delle principali organizzazioni umanitarie e di molte inchieste giornalistiche - si legge in una nota -. Nei centri di detenzione gestiti dalle autorità libiche le persone subiscono violenze inaudite: vengono torturate, violentate, uccise o vendute come schiavi. Le collusioni, e spesso la sovrapposizione, tra la Guardia Costiera libica e le organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani sono state oggetto di diverse indagini anche della magistratura italiana".

"Continuare a sostenere direttamente e indirettamente la deportazione di uomini donne e bambini nei centri di detenzione in Libia facendo finta che questa realtà non esista configura nei fatti una violazione del le Convenzioni internazionali a tutela dei diritti umani. Non è sufficiente spostare la catena di comando che sia l`Europa o l'Italia a mantenere in vita questo sistema di respingimento resta una drammatica violazione del diritto internazionale che mina alle fondamenta la nostra civiltà giuridica - sostengono i deputati tra cui figurano Orfini, Bersani, Boldrini, Fassina, Muroni, Magi -. Riteniamo che una così grave crisi umanitaria richieda politiche che non mirino al contenimento di persone che fuggono da una condizione disperata, ma al contrario un intervento deciso che includa il ripristino del soccorso in mare con una missione europea sul modello di Mare Nostrum, un piano europeo di evacuazione dei centri di detenzione libici e l`apertura di corridoi umanitari stabili per permettere a chi si trova in Libia di fuggire da quell'inferno". "Per questo oggi voteremo contro il rifinanziamento della missione bilaterale di supporto alla Guardia Costiera libica convinti che sia nostro dovere opporsi ad una così grave violazione dei diritti umani che avviene a poche miglia dalle nostre coste". La nota è firmata da Palazzotto, Bersani, Boldrini, Bruno Bossio, Cecconi, Conte, De Lorenzo, Dori, Ehm, Fassina, Fioramonti, Fornaro, Fratoianni, Fusacchia, Lattanzio, Lombardo, Magi, Muroni, Orfini, Pastorino, Pini, Raciti, Rizzo Nervo, Sarli, Stumpo, Suriano, Termini, Timbro, Trizzino, Pollastrini.

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