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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'Italia è indifesa di fronte ai missili russi, ma non solo

Il nostro paese non farà parte dello Scudo aereo della Nato, anche se ci sono delle falle nei sistemi italiani di difesa: come funzionano quelli che ci sono e dove si può intervenire

La guerra in Ucraina continua e le minacce nucleari russe da parte di Putin hanno alzato il livello di allerta nei sistemi di difesa in Italia e in Europa. La Nato ha lanciato uno scudo aereo europeo a cui però il nostro paese non ha aderito. Alcune analisi, anche del Ministero della Difesa, ritengono che l'Italia non sia pronta a difendersi da nuovi pericoli come missili ipersonici, anche equipaggiabili con testate nucleari, che potrebbero provenire dalla Russia ma non solo. La questione diventa ancora più rilevante se si pensa ai recenti sabotaggi al Nord Stream e all'importanza di difendere le infrastrutture energetiche in un periodo di crisi delle forniture del gas. Vediamo come funzionano i sistemi di difesa aerea della Nato e dell'Italia e come si vuole intervenire per adeguarsi alle nuove armi. 

Lo scudo antiaereo Nato: perché l'Italia non ne fa parte

La Germania ha raggiunto l'accordo con altri 14 Paesi europei della Nato - o candidati a farne parte, come la Finlandia - per creare l'European Sky Shield Initiative, uno scudo aereo antimissile per proteggersi da eventuali attacchi e rispondere alle minacce dalla Russia, compresa quella nucleare. L'Italia, insieme alla Francia, non ne farà parte. 

In questo contesto, sei Paesi dell'Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Spagna, Olanda e Finlandia) hanno lanciato il progetto di uno scudo nucleare europeo alternativo. Il progetto si chiama Twister, acronimo per Timely warning and Interception with space-based theater surveillance, è finanziato dal fondo europeo per la difesa (l'ultimo appalto ammonta a circa 100 milioni di euro, come riportato da EuropaToday) e mira a realizzare "un intercettore endo-atmosferico europeo per affrontare minacce aeree emergenti e complesse, come missili cruise ipersonici e balistici, ma anche veicoli di volo ipersonici. Mbda è il gruppo europeo che si sta occupando dello sviluppo del progetto e che è partecipato al 25 per cento dall'italiana Leonardo. Lo scudo dovrebbe essere pronto nel 2030, e dovrebbe integrarsi a quello Nato. 

Ad oggi, ci sono già dei sistemi di difesa attivi in Europa e coordinati dalla Nato, che però non sembrano essere adeguati alle nuove minacce poste dalla Russia, e non solo. Ormai è chiaro che questi sistemi vanno rivalutati e aggiornati: vale anche per l'Italia.

Come funzionano le difese aeree della Nato

I nuovi progetti di difesa, come lo scudo europeo, si aggiungono a sistemi già esistenti. L'Europa è già protetta da alcuni sistemi difensivi, che, tuttavia, alla luce delle nuove evoluzioni come i missili ipersonici, adesso sono giudicati insufficienti.

Nel 2010, gli alleati della Nato hanno deciso di approntare un sistema di difesa per proteggersi in blocco da eventuali attacchi missilistici. Il sistema è puramente difensivo e nasce in risposta alla proliferazione dei missili balistici che minacciano il confine sud-orientale dell'Alleanza. Si basa su contributi nazionali volontari, inclusi intercettori e sensori finanziati a livello nazionale e dai membri dell'alleanza.

Il sistema di difesa antiaerea della Nato

Gli Stati Uniti contribuiscono al sistema della Nato tramite la collaborazione con altri membri dell'Alleanza: la Turchia ospita un radar statunitense a Kürecik, mentre la Romania ospita un sito statunitense di missili Aegis Ashore presso la base aerea di Deveselu, dei missili in grado di contrastare eventuali attacchi balistici a corto e medio raggio. In Polonia c'è un altro sito Aegis Shore,a Redzikowo. In più, ci sono quattro cacciatorpediniere statunitensi nella base navale di Rota, in Spagna, equipaggiati Aegis Shore.

Ma come funzionerebbe questo sistema di difesa? I tempi di risposta sono cruciali, e tutto accadrebbe nel giro di pochi minuti. In caso di attacco missilistico i radar intercettori comunicherebbero tempestivamente la presenza di una minaccia, fornendo caratteristiche dettagliate del missile in arrivo come traiettoria, tipologia, velocità. In base alla posizione del missile entrerebbero poi in azione i sistemi di difesa per distruggerlo, o da terra o dal mare. 

Perché alla Russia non piace il sistema di difesa Nato

"È importante sottolineare che, come suggerisce il nome, il sistema che stiamo costruendo è difensivo - sottolineava nel 2016 il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg - I proiettili che usiamo per mettere fuori combattimento i missili in arrivo non contengono esplosivi; semplicemente 'puntano' i loro bersagli fuori dal cielo. In altre parole, non potremmo usarli in modo offensivo anche se volessimo".

La Russia non ha mai visto di buon occhio questo sistema di missili ai suoi confini, ma più volte la Nato ha sottolineato che non è un meccanismo pensato per attaccare o per difendersi adeguatamente dai missili balistici nucleari russi, come ha ribadito Stoltenberg: "Il sistema non rappresenta una minaccia per il deterrente nucleare strategico della Russia. La geografia e la fisica rendono impossibile per il sistema Nato l'abbattimento dei missili balistici intercontinentali russi. Gli intercettori sono troppo pochi e troppo a sud o troppo vicini alla Russia per farlo". 

Ma sul tema la Russia è sempre stata categorica: o il sistema si smantella o il dialogo non può avere luogo. "Lo abbiamo chiarito più volte alle autorità russe - ha detto Stoltenberg - Eppure la Russia ha rifiutato tutte le proposte della Nato per la cooperazione sulla difesa missilistica, compresa la creazione di centri congiunti e un regime per garantire la trasparenza della difesa missilistica. Mosca ha interrotto unilateralmente il dialogo con la Nato su questo tema nel 2013". Dopo l'invasione russa dell'Ucraina e l'inizio della guerra, la situazione non è migliorata.

Chi possiede i missili balistici

I missili balistici hanno la capacità di percorrere distanze molto lunghe in tempi decisamente brevi, con la possibilità di poter trasportare armi nucleari. Non è una coincidenza che i nove paesi che possiedono armi nucleari al mondo abbiano missili balistici in grado di trasportarle, a livelli differenti. Ci sono paesi che stanno investendo molto in nuovi missili, più potenti, come la Russia. 

Nei mesi scorsi i russi hanno mostrato al mondo i loro nuovi missili balistici intercontinentali Zircon e Sarmat. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato del missile Zircon come di un’arma di nuova generazione che "attualmente non ha rivali". Questi missili hanno una gittata di circa 18mila chilometri e sono in grado di trasportare testate nucleari viaggiando a velocità supersoniche.

I paesi forniti di missili balistici intercontinentali sono Stati Uniti, Cina, Corea del Nord e India. Anche Regno Unito e Francia sono attrezzati per poterli utilizzare lanciandoli da sottomarini, mentre Israele pare disponga di un missile balistico intercontinentale nucleare stradale mobile.

I sistemi di difesa in Italia: perché sono da aggiornare

Per la sua posizione, l'Italia è esposta a potenziali minacce missilistiche lungo i suoi confini Sud ed Est. Come fa notare l'analisi dell'Istituto affari internazionali a cura di Alessandro Marrone e Karolina Muti, la recente proliferazione dei missili ipersonici non è corrisposta a una revisione delle tecnologie dei sistemi italiani di difesa aerea. L'Italia è più a rischio di altri anche perché ospita alcune basi Nato di rilevanza strategica, come quelle di Aviano e Ghedi da cui possono partire degli aerei armati con testate nucleari, ed è tra i maggiori partecipanti per risorse non solo alla Nato, ma anche nelle missioni di pace delle Nazioni Unite.

Anche il Documento programmatico pluriennale del Ministero della Difesa ha ammesso che è necessario un "ripianare i gap capacitivi evidenziati, con particolare riferimento ai quantitativi di armamento, alla difesa missilistica e alla capacità di supportare contromisure elettroniche".

La maggior parte dei sistemi di difesa aerea italiani è gestita dall'esercito o dalla Marina ed è rivolto a minacce missilistiche ma anche aeronautiche. Ma, come detto, ci sono delle criticità: su tutte l'incapacità tecnologica di risposta dei sistemi italiani rispetto all'attuale tecnologia dei missili balistici. In più, il fatto che i sistemi di difesa esistenti non siano integrati, ma gestiti a parte dalle singole componenti, Esercito, Marina e Aeronautica.

Quali sono i sistemi di difesa aerea italiani

Ad oggi, l'Italia si serve di SAMP/T, un sistema missilistico terra-aria sviluppato insieme alla Francia. Possiede una media portata di difesa nei confronti di missili balistici tattici a corto raggio. L'Esercito ha in dotazione 5 batterie presso il 4° reggimento artiglieria contraerei in Mantova che, dall’entrata in servizio del sistema nel 2013, sono state impiegate diverse attività, tra cui, fra il 2015 ed il 2016 a Roma per la sorveglianza dei cieli in occasione del Giubileo straordinario. Nello stesso anno una seconda batteria ha operato in Turchia nell’ambito dell’operazione Nato “Active Fence” dal giugno 2016 al dicembre 2019, garantendo la sorveglianza, 24 ore su 24, della città di Kahramanmaras, sul confine sud-est dell’Alleanza Atlantica, contro missili balistici tattici provenienti dal territorio siriano.

Come riporta l'analisi dell'Iai, l'Italia dispone anche di missili antiaerei di superficie a corto raggio (SAAM), per l'autodifesa a bordo della nave ammiraglia Cavour, un sistema missilistico (PAAMS) sui cacciatorpediniere dedicati alla difesa aerea, e il Surface Anti Air Missile/Extended Self Defense (SAAM/ ESD) sulle fregate multiuso europee.

Un sistema promettente attualmente in fase di sviluppo è il missile di difesa aerea Common Anti-air Missile modulare a gittata estesa che dovrebbe entrare in funzione nel 2023. Il costo totale del programma di ammodernamento delle difese missilistiche italiane si dovrebbe aggirare sui 3 miliardi di euro e dovrebbe terminare nel 2035: alla luce dei nuovi sviluppi degli equilibri internazionali i tempi potrebbero essere anche ridotti.

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