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Venerdì, 29 Marzo 2024
A chi donano gli italiani

Ne usciremo più generosi e solidali

Gli italiani si confermano un popolo generoso, tra donazioni e lasciti che vanno a sostenere realtà impegnate nella ricerca e nella tutela del prossimo. Le loro storie su Today

"Ne usciremo migliori" è una delle frasi che più abbiamo sentito ripetere dall'inizio della pandemia. Un modo per provare a guardare disperatamente il lato positivo di una tragedia che ha sconvolto il mondo puntando su una incrollabile fiducia nel genere umano. Migliori, ma potremmo dire anche più solidali. Gli italiani sono in effetti un popolo generoso, come ha testimoniato un recente sondaggio sulla solidarietà ai tempi del coronavirus promosso dal Comitato Testamento Solidale. Un trend in crescita, quello dei lasciti solidali, che nel corso degli ultimi anni è andato ad affiancarsi ai vari strumenti che i donatori hanno per poter dare il proprio contributo agli enti e alle cause nelle quali credono.

Donano anche i giovanissimi

Ogni donazione rappresenta una storia a sé, dalle motivazioni che hanno portato a scegliere uno o più destinatari, alla tipologia di contributo. A Roma una ragazza giovanissima ha deciso di lanciare ad esempio una raccolta fondi coinvolgendo amici e persone care in memoria della madre morta di Covid. Un modo per ringraziare la struttura e gli operatori della terapia intensiva dove la donna era stata accolta e seguita, anche se purtroppo per lei non c'era stato niente da fare. "Ci ha colpito la sua giovane età, la grande gratitudine nonostante il dolore, come ha reagito al lutto agendo a livello sociale facendo anche un uso costruttivo delle sue relazioni e dei social, insieme alla voglia di sostenere ancora di più gli operatori del Centro Covid del nostro policlinico univeristario, che significa anche dare loro l'opportunità di curare i pazienti nelle migliori condizioni possibili", ricorda Cristina Delicato, responsabile dell'area fundraising dell'Università Campus Bio-Medico di Roma, collegata all'omonimo policlinico universitario alla periferia sud della Capitale. Il gesto di questa ragazza non sembra un caso isolato, dal momento che la ricerca, condotta da Walden Lab a giugno di quest'anno su un campione di 1015 persone tra i 25 e i 57 anni, ha evidenziato come persone sempre più giovani si avvicinino al mondo delle donazioni e nel 2021 abbia donato il 25% degli under 35 intervistati, mentre sempre i più giovani sono tra quelli che "donano" anche tempo e competenze ad esempio impegnandosi in prima persona nel volontariato.

Gli italiani generosi guardano avanti e puntano sulle cause che possono fare la differenza per il futuro, soprattutto in questi tempi incerti di pandemia, e non è un caso che tra le cause più sostenute ci sia appunto la ricerca medico-scientifica. "I nostri sostenitori hanno mostrato sensibilità legate sia al contesto socio-economico del mondo sia a quelle che sono purtroppo le malattie più frequenti. Abbiamo progetti legati alle patologie correlate all'invecchiamento della popolazione, sono aree di ricerca fondamentale, ma noi cerchiamo di dare supporto anche a iniziative che possono non essere magari così diffuse e conosciute - spiega ancora Delicato - Siamo stati in prima linea contro la pandemia, prima diventando Centro Covid poi aprendo il centro vaccinale, e una accresciuta sensibilità sulla ricerca biomedica e in particolare sui progetti di ricerca legati al coronavirus l'abbiamo certamente riscontrata, sia per quanto riguarda la ricerca di base che avviene in laboratorio sia sull'assistenza sanitaria e quindi lo stesso policlinico universitario. Molte delle donazioni che sono arrivate le abbiamo usate ad esempio anche per i dispositivi di protezione individuale per il nostro personale".

Un contributo per il bene comune

A fianco della ricerca medico-scientifica, gli italiani hanno scelto anche di sostenere il terzo settore e le realtà che si adoperano per aiutare le persone in stato di bisogno materiale, senza dimenticare di guardare anche a quello che succede fuori dai confini del nostro paese. Come fa ad esempio Amref, la ong che da più di 60 anni opera per il diritto alla salute e allo sviluppo a supporto delle popolazioni africane. "Abbiamo registrato una risposta positiva da parte dei nostri donatori in particolare nella prima fase della pandemia, quando abbiamo fatto degli appelli mirati su alcuni progetti sia in Africa sia in Italia sostenendo gli ospedali. La generosità dei nostri donatori si è confermata anche nella seconda fase della pandemia, quando è stata attivata la raccolta fondi per supportare la campagna vaccinale nei paesi in cui operiamo", afferma Erika Larcher, Major Donor Officer di Amref.

Il testamento solidale, la possibilità cioè di scegliere di ricordare nel proprio testamento in qualità di erede o legatario una o più associazioni, enti e organizzazioni, rappresenta un sostegno in più nell'ottica di contribuire con un proprio gesto a lasciare un segno che rimanga anche dopo di noi per il bene comune. "Questi lasciti sono anche per noi una novità ma sono uno strumento fondamentale per i nostri progetti", dice Larcher. Nell'ambito del lascito solidale, i sostenitori sono spesso persone già a conoscenza del lavoro di Amref, che hanno già fatto donazioni in passato o hanno avuto esperienze dirette di attivismo, dice Larcher, ricordando in particolare la storia di Andrea, un "attivista e sostenitore completo": un medico che per oltre 40 anni ha avuto esperienze di volontariato in Africa entrando in contatto con loro e che anche in Italia ha sfruttato la sua rete di conoscenze per fare attività di sensibilizzazione, il quale ha deciso di fare un lascito solidale per continuare a sostenere una realtà in cui credeva. Così come ha fatto la signora Renata, una donatrice che in passato aveva fatto diverse piccole donazioni per progetti di Amref dedicati alla tutela della salute dei bambini in particolare in Sud Sudan, uno dei paesi più poveri del mondo, martoriato da decenni di guerra civile e colpito da una gravissima crisi umanitaria. "Era molto legata a quel paese e ha voluto sostenerlo per tutta la vita", dice Larcher.

  

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