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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Kristina, cervello in fuga contromano: ricercatrice d'eccellenza da New York a Milano

Kristina Havas, 42 anni, dirige da quasi due anni un team all'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), centro di ricerca sul cancro di livello internazionale. La sua storia

Potremmo definirla "cervello in fuga contromano". Kristina Havas, classe 1976, è di New York, ma "i miei nonni erano italiani, di Verona". Il nostro Paese era nel suo destino: la donna ha fatto il percorso inverso rispetto ai tanti cervelli in fuga verso l'America. "L'ho fatto per amore", racconta all'Adnkronos. E' finita a Milano, dove dirige da quasi due anni un team all'Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), centro di ricerca sul cancro di livello internazionale, e vive a Pavia con il marito Claudio, originario delle Marche, e i tre figli. Dopo la laurea all'università della Pennsylvania, una carriera tra New York e la Scozia, dove ha fatto il dottorato, aveva abbandonato la carriera per qualche anno per dedicarsi ai suoi tre bambini.

"La ricerca è la mia passione e allora mi sono rimessa in gioco. Ho visto un annuncio su un giornale della comunità scientifica e ho risposto. Sono stata fortunata. Da voi si dice sempre che solo con il curriculum è difficile entrare, ma certo io ero un caso particolare. Non è molto frequente trovare un ricercatore che dagli Usa viene da voi. Il percorso di solito è contrario", dice, aggiungendo che nel laboratorio si occupa del rapporto tra tumore al seno e metabolismo dei lipidi.

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La sua scoperta più importante? "E' che le cellule malate, resistenti a interventi terapeutici, sono caratterizzate da una alterazione del metabolismo lipidico". In una giornata tipo "mi sveglio, porto il cane a spasso, faccio un po' di yoga e poi la pace è finita: i bimbi si alzano, facciamo colazione insieme e, dopo che li ho portati a scuola, inizio a lavorare. Nella mia squadra ci sono due giovani talenti, una italiana, di Palermo, e un mio connazionale. Discutiamo gli esperimenti fatti negli ultimi giorni e quelli che stiamo per iniziare. L'importante nella ricerca è non arrendersi mai. Ci diamo molto da fare, ma ci sentiamo molto privilegiati a poter fare quello che abbiamo sempre sognato. La sera torno a casa e mi ricarico in famiglia, per ripartire e affrontare al meglio una nuova giornata".

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Il centro di ricerca è all'avanguardia anche da questo punto di vista. C'è un asilo nido aziendale bilingue per bimbi dagli 11 ai 36 mesi e un Lab G, studiato ad hoc per le ricercatrici in attesa o neo-mamme, e attivo da quasi 20 anni. Di norma, infatti, nei centri di ricerca biomedica la vita di laboratorio è preclusa alle ricercatrici in gravidanza, puerperio o allattamento perché sussiste un potenziale rischio di esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici che in certe dosi e in determinati periodi potrebbero essere pericolosi per il bambino.
 

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