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Sabato, 20 Aprile 2024
l'intervista a today

"Che cos'è la leucemia fulminante e perché è così difficile riconoscerne i sintomi", l'intervista all'ematologa

Nei giorni del caso Michele Merlo, le dichiarazioni della professoressa Simona Sica, direttore UOC Ematologia e Trapianto di cellule staminali emopoietiche del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS

È morto nella serata di ieri Michele Merlo, cantante ed ex concorrente di Amici. Aveva appena 28 anni ed era ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale Maggiore di Bologna dopo essere stato colpito da una emorragia cerebrale scatenata da una leucemia fulminante e sottoposto a un delicato intervento chirurgico. Una vicenda che sta raccogliendo il cordoglio unanime del pubblico televisivo e non solo. "Mio figlio è stato mandato via dal pronto soccorso il giorno prima dell'operazione. Lamentava dei sintomi che un medico accorto avrebbe colto", ha dichiarato il padre del cantautore, mentre l'Ausl di Bologna è al lavoro per ricostruire quanto accaduto dal primo accesso al pronto soccorso a Vergato, fino alla morte.

"Bisognerà aspettare per avere una definizione maggiore della situazione - spiega a Today la professoressa Simona Sica, direttore UOC Ematologia e Trapianto di cellule staminali emopoietiche del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS - Tra noi ematologi è molto probabile che si sia trattato di leucemia acuta promielocitica, che è una variante della leucemia acuta, ma non conosciamo com'è andata la sua vicenda né la diagnosi finale al Sant'Orsola". 

Che cos'è la leucemia fulminante, come agisce e quanto è frequente? 

"Di per sé la leucemia acuta è già una malattia rara, colpisce 1/2 persone su centomila abitanti. Per di più non tutte le forme di leucemia acute sono definite fulminanti. C'è, all'interno delle leucemie acute, una forma, che è la leucemia acuta mieloide, che si chiama leucemia acuta promielocitica, nominata fulminante perché, se di base la leucemia porta ad un crollo di tutti i valori normali del sangue, comprese le piastrine, in questa variante c'è un turbo drammatico della coagulazione del sangue. Questi pazienti possono sanguinare improvvisamente e, nei casi più rari e drammatici, essere colpiti da una emorragia cerebrale. Sono forme rare, come rara è la presentazione di una emorragia cerebrale".

Ci sono soggetti più a rischio di altri? L'età incide in qualche modo? Il ricordo va alla vicenda del tennista Federico Luzzi, scomparso nel 2008, anch'esso a 28 anni, dopo la diagnosi, appunto, di leucemia fulminante. 

"No, sono forme che colpiscono tutte le età, eccezion fatta per i bambini, categoria in cui sono ancora più rare. Il problema è che, mentre l'anziano di fronte ad un sanguinamento va subito in ospedale, il giovane di per sé, essendo in ottime condizioni generali, tende a minimizzare alcuni segni. Non sono forme prevedibili, l'unica possibilità è che, in presenza di un sintomo, come mal di testa e mal di gola, si vada in pronto soccorso e si facciano gli esami del sangue: basta un emocromo per riconoscere se si tratta di un banale mal di gola o di malattia seria. Non ho idea di come sia andata la vicenda riguardante Michele Merlo, ma anche chi vede i pazienti in pronto soccorso è spesso convinto che si tratti di una cosa banale piuttosto che di qualcosa di serio, poiché ha di fronte ad una persona di 28 anni. In generale il sintomo è il sanguinamento, Merlo ha avuto il peggiore dei destini: una emorragia". 

Quali terapie esistono per questo tipo di leucemia? Guarire è possibile?

"Se si trattasse appunto di leucemia acuta promielocitica, è una forma che, al di là di una prima fase drammatica in cui si può appunto anche morire per sanguinamento, può essere trattata, riconosciuta e avere una ottima prognosi, una prognosi anche migliore rispetto alle altre forme di leucemia acuta. Il problema è che c'è una percentuale di pazienti che non arriva neanche in ospedale ma muore per sanguinamento". 

Nel caso del tennista Luzzi, la leucemia fulminante era stata scambiata, in un primo momento, per polmonite. È così difficile riconoscerne i sintomi?

"I sintomi sono uguali a quelli di una grossa influenza, o di una grossa tonsillite: sono sintomi aspecifici e non diversi da quelli di altre patologie molto più frequenti. Il problema è proprio questo: l'anziano va in pronto soccorso, il giovane no. Ed anche il medico, se viene contattato, è piu incline a pensare che non si tratti di una malattia acuta e fulminante, soprattutto nel caso di una persona giovane. La risposta è sì, è difficile. La cosa migliore da fare, in questi casi, è fare le analisi del sangue al pronto soccorso, anche di fronte a sintomi minimi, ma è chiaro che in questa fase di Covid, con i pronto soccorso incasinati, se arriva il ventottenne con mal di gola e mal di testa magari non vengono fatti prelievi del sangue. Non so com'è andata. Il problema è l'attenzione necessaria verso forme così rare". 

Stando al racconto dei genitori di Merlo, il ragazzo si sarebbe recato in pronto soccorso mercoledì, per poi essere "rispedito a casa", "probabilmente - dichiara la famiglia in una nota - scambiando i sintomi per una banale forma virale". Non è chiaro se in quella sede abbiano fatto prelievi del sangue. "Anche durante l’intervento richiesto al pronto soccorso nella serata di giovedì - aggiungono - pare che lì per lì non fosse subito chiara la gravità della situazione". 

"Il problema è proprio questo. A volte capita che il paziente venga mandato a casa senza fare prelievi: il prelievo e la visita sono gli unici sistemi per fare diagnosi del genere. Le morti precoci sono drammatiche proprio perché, se correttamente curate, queste forme di leucemia acuta sono le migliori in quanto a prognosi. Può diventare anche un problema medico-legale. Non so cosa vorranno fare i genitori". 

L'Ausl di Bologna ha avviato una indagine interna. 

"Questo è il problema. Chiunque di noi, anche io madre ed ematologa, probabilmente mi comporterei allo stesso modo, perché non vai a pensare che tuo figlio, la persona che hai più cara, abbia una malattia seria. Sarebbe bastato un esame del sangue per avere la diagnosi, però anche in pronto soccorso da noi, quando capitano 28enni con mal di gola e febbre, magari si pensa al tampone per Covid. E' un problema di sensibilità e di super lavoro soprattutto in un momento come questo". 

Esistono misure di prevenzione rispetto alla leucemia fulminante? 

"Purtroppo no. L'unico modo di prevenire è avere un rapporto con il medico curante, ma spesso è impossibile perché ci si conosce poco. La prevenzione non si può fare, anzi è basata sul fatto che se io sto male dovrei avere accesso alle cure e ad una diagnostica differenziale. Il problema reale è fare la diagnosi. In questo caso doveva essere il medico di famiglia a fare una richiesta, ma qui penso che non ci sia stato molto tempo". 

A che punto è la ricerca?

"Il trattamento della leucemia acuta premelocitia è una storia tutta italiana. A partire dagli studi dei professori Lococo e Pedicci, l'Italia è assolutamente all'avanguardia sul tema. Il nostro problema è come fare per evitare queste morti improvvise che non si vedono solo nel nostro Paese: gli specialistici ematologi hanno il compito di sensibilizzare i colleghi, soprattutto gli urgentisti, se compare una sindrome emorragica inspiegata". 

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