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Martedì, 19 Marzo 2024
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Basta stereotipi di genere e razzismo nei libri di scuola: "La nostra società è più ricca di così"

Presentata una proposta di legge "per il contrasto agli stereotipi di genere e per la promozione della diversità e dell’inclusione dei testi scolastici", primo firmatario Alessandro Fusacchia. “Finora c’è un po’ di disattenzione da parte di tutti. Con questa legge vogliamo che tutti smettano di distrarsi e mettano la testa sulla questione”, dice a Today

L’ultima, in ordine di tempo, è il bimbo nero disegnato su un libro di lettura che dice “Io vuole imparare italiano bene”. Ma ci sono anche stati anche ad esempio i casi degli esercizi in cui bisognava abbinare a ogni persona l’azione corrispondente dove se “il papà lavora” allora necessariamente “la mamma stira”. Sessismi e discriminazioni purtroppo non sono nuovi nei libri di testo adottati nelle scuole italiane. È un tema da tempo sotto i riflettori, anche se in diversi casi denunciati si trattava di pagine di edizioni vecchie, che nel frattempo erano già state emendate dagli stessi editori. Perché la riflessione sul tema c’è, ma non basta e serve qualcosa di più.

È questo il senso della proposta di legge “per il contrasto agli stereotipi di genere e per la promozione della diversità e dell’inclusione dei testi scolastici” che è stata presentata alla Camera. Primo firmatario è Alessandro Fusacchia, esponente del Gruppo Misto che fa parte dell’associazione Movimenta. La proposta è stata firmata tra gli altri anche da Laura Boldrini, Alessandra Carboonaro, Lucia Ciampi, Paolo Lattanzio, Erasmo Palazzotto, Rossella Muroni, Lia Quartapelle Procopio. “Molti libri di scuola presentano ancora tanti stereotipi di genere e razzismo. Non abbiamo dei libri che includono e rappresentano invece spesso un’Italia un po’ datata, mentre la nostra società è molto più diversificata e ricca culturalmente di quella che esce da questa rappresentazioni”, spiega Fusacchia a Today.

Dal codice di autoregolamentazione alla necessità di una legge per constrare gli stereotipi di genere

Vent’anni fa gli editori italiani sottoscrissero il codice di autoregolamentazione Pari Opportunità nei Libri di Testo (Polite), in accordo con il ministro dell’Istruzione, per ripensare interamente i libri di testo e il modo in cui la società e suoi protagonisti venivano in essi rappresentanti, senza più discriminazioni. In un articolo sulla rivista Ricerche Storiche dello scorso anno, la ricercatrice Irene Biemmi aveva tracciato un bilancio dell’esperienza, concludendo che a distanza di vent’anni le indicazioni del Polite risultavano ancora oggi in larga parte disattese mentre nei libri di testo si continuano a tramandare stereotipi di genere.

La proposta di legge presentata da Fusacchia prevede l’istituzione presso il ministro dell’Istruzione di un Osservatorio nazionale sulla diversità e l’inclusione nei libri di testo scolastici, che dovrà “redigere le linee guida sulla diversità e l’inclusione nei libri di testo, da aggiornare ogni cinque anni programmando in quali ambiti l’editoria scolastica si concentrano ogni anno i lavori”. L’Osservatorio esprimerà pareri sui libri di testo e qualora questi risultino positivi assegnare un riconoscimento all’editore che potrà apporlo sul libro di testo, mentre in caso di parere non positivo si lavorerà per accompagnare l’editore in un percorso di revisione. “Questo osservatorio permanente indipendente non avrà nessuna funzione di censura e non andrà certo a fare l’indice dei libri sbagliati - chiarisce Fusacchia - Avrà invece una funzione in positivo, senza sanzionare nessuno, accompagnando gli editori e creando in prospettiva incentivi positivi. È un lavoro che vogliamo fare con gli editori, non contro di loro. Non credo ci sia un editore che abbia interesse a fare un libro con gli stereotipi. Non c’è un cattivo da andare a cercare o isolare".

“C’è un po’ di disattenzione da parte di tutti. Con questa legge vogliamo che tutti smettano di distrarsi e mettano la testa sulla questione, che pensiamo sia molto rilevante. Abbiamo già avuto contatti con l’AIE (l’associazione italiana degli editori, ndr) e con alcuni di loro ho parlato individualmente. Tutti condividono le criticità , poi certo ci sono le questioni legate alle implicazioni che la proposta avrebbe sul mercato dell’editoria scolastica, ma sono implicazioni assolutamente gestibili e risolvibili”, assicura Fusacchia. 

Una altro cardine della proposta di legge è quello della formazione per editor e insegnanti. Fusacchia infatti pone il problema anche sulla questione del lavoro stesso di chi scrive e revisione questi libri, in un contesto difficile e altamente precarizzato come quello dell’editoria italiana, e degli insegnanti, che sono quelli che poi scelgono e adottano i libri. In ottica generale c’è poi l’idea di costruire una efficace campagna di sensibilizzazione, che accenda una luce sul tema. “Alla fine se otterremo un buon risultato il 20 per cento lo avrà fatto la legge mentre il resto lo farà la capacità che avremo tutti insieme, come sistema-Paese, di costruire una sensibilità generale su questo tema”, spiega Fusacchia. Per lui il codice di autoregolamentazione POLITE “non ha funzionato perché forse era completamente lasciato alla buona volontà e in un mondo in cui le risorse sono scarse e l’attenzione pure, la buona volontà non arriva sempre dappertutto”. 

"La costruzione di una nuova Italia passa anche da qui"

"Vogliamo che le nuove generazioni di cittadini e cittadine abbiano un riflesso naturale diverso sulla lettura della società e quindi anche sulla questione di genere. Quella che abbiamo proposto è una legge per le bambine che farà benissimo anche ai bambini. Ma ovviamente non è solo una questione di maschi e femmine", ribadisce Fusacchia. “In Italia, un paese che non riesce a fare la legge per dare la cittadinanza a tanti italiani di seconda generazione, ci sono bambini nati e cresciuti qui, da genitori non italiani, che vanno a scuola con bambini nati da genitori italiani, che parlano italiano e dialetto magari meglio loro, i quali però si ritrovano come unica forma di rappresentazione in un libro di scuola come se fossimo ancora a cento anni fa. Questa cosa non è più tollerabile”, denuncia Fusacchia.

L’Italia sta affrontando un periodo difficile, è innegabile, ma per Fusacchia è proprio questo il momento per concentrarsi anche su questo aspetto. “Se non ce occupiamo ora, quando dobbiamo farlo? Non mi interessa il ritorno alla normalità pre-Covid, c’erano tante cose che non funzionavano prima e non andavano bene per un sacco di persone. Noi vogliamo costruire la prossima Italia e questo si porta dietro tante cose. Dobbiamo pensare sia a come riportare in sicurezza i nostri ragazzi sui banchi di scuola ma anche chiederci in quale scuola li stiamo riportando, per studiare cosa, come?”. 

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