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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Le immagini della prima (triste) notte di coprifuoco a Milano

Dal Duomo ai Navigli la città si spegne. Locali quasi deserti, controlli a tappeto dei carabinieri per far rispettare il divieto di circolazione dalle 23 alle 5. Il videoracconto

Nelle strade deserte resta solo qualche runner, qualcuno a spasso col cane. Come durante il lockdown. Chi si muove porta con sé il modulo di autocertificazione. Dai Navigli al Duomo, nei luoghi simbolo della città i locali, i bar e i ristoranti hanno chiuso in anticipo. Milano si è spenta dalle 23 alle 5, nella prima notte di coprifuoco anti coronavirus.

Le immagini della prima notte di coprifuoco a Milano

Nei locali della movida, quasi deserti, i clienti sono pochi. "Hanno paura, e non mi sento di biasimarli. La situazione è grave", spiega ai colleghi di MilanoToday un barista mentre sistema sedie e tavoli per la chiusura. In strada gruppetti di ragazzi si avviano verso casa. "Certo, i numeri ci preoccupano. Rispettiamo le regole e andiamo a casa, non abbiamo molte alternative. È meglio il coprifuoco ora che un nuovo lockdown domani". All'Arco della Pace, come nel resto della città, i carabinieri di Milano sono al lavoro per i controlli. I militari verificano che i locali abbiano chiuso, e fermano ai posti di blocco chi sta ancora circolando.

"Teniamo a sottolineare che la presenza dei carabinieri in strada non vuol essere repressiva - spiega il maggiore Carmine Elefante, comandante del nucleo Radiomobile di Milano -. Siamo qui per aiutare i cittadini a comprendere e applicare al meglio le disposizioni dell'ordinanza, aiutandoli ad esempio con la nuova autocertificazione. Lo facciamo per la loro salute, non per multarli. Certo non saremo tolleranti verso alcun comportamento avventato e irresponsabile".

Coronavirus, Milano rischia il lockdown

La sensazione che serpeggia tra le strade della città è che anche il coprifuoco notturno non sia sufficiente per contenere l'esplosione di casi di coronavirus. "Quella che stiamo per vivere è la battaglia di Milano'': Massimo Galli sulle pagine del Corriere della Sera oggi è apocalittico sulla situazione del capoluogo lombardo che vive un'impressionante crescita di contagi. "A marzo ero preoccupato succedesse quello che viviamo oggi, poi ci salvò il lockdown: dobbiamo invertire la tendenza entro 15-20 giorni per evitare interventi più drastici'', ha detto ancora il direttore delle Malattie infettive dell'ospedale Sacco.

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"Se con i provvedimenti che stiamo assumendo e che abbiamo assunto in questi giorni il contagio dovesse rallentare, non necessariamente fermarsi, ma rallentare, si potrebbe probabilmente evitare. Se l'impennata dovesse continuare può darsi che si preda un provvedimento diverso". Così il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, ha risposto a Sky Tg24 che gli ha chiesto se un lockdown sia evitabile. "Sono preoccupato con attenzione, è un film che abbiamo già visto e dobbiamo controllare che la situazione non diventi troppo grave - ha proseguito Fontana -. Bisogna avere la collaborazione da parte di tutti i nostri cittadini. Io credo si debba chiedere ai nostri cittadini ancora un grande sforzo".

Un lockdown "morbido" tra dieci giorni e l'ipotesi coprifuoco alle 21 in tutta Italia

Il governatore chiede "ancora la disponibilità a rispettare certe regole, a rispettare certe limitazioni della propria libertà e della propria vita e che non fanno piacere a nessuno e che non è giusto che vengono applicate. Ma in una situazione drammatica dobbiamo purtroppo accettare anche delle regole che non sono giuste. Lo chiedo con il cuore in mano e la coscienza che i nostri cittadini hanno dato una risposta eccellente nella prima ondata. Chiedo loro questo sacrificio". In particolare un appello il governatore lo rivolge "alle persone più fragili, più anziane a chi ha patologie, in questi giorni queste persone devono fare qualche sacrificio e devono cercare di uscire il meno possibile. Devono rimanere in casa il più possibile, isolate il più possibile. Questo è un passaggio fondamentale".

La situazione negli ospedali a Milano

A Milano gli ospedali sono sempre più sotto stress. Il numero dei ricoverati nelle terapie intensive della Lombardia giovedì 22 ottobre ha superato quota 150: indicatore oltre il quale la Regione aveva deciso di attivare l'ospedale in Fiera. E da oggi la struttura costruita a marzo inizierà ad accogliere i primi pazienti. "Nel giro di tre giorni è cambiato completamente il tipo di paziente Covid che si presenta nei pronto soccorso di Milano. In maniera molto rapida abbiamo osservato un peggioramento della gravità dei malati che arrivano negli ospedali. E, fra quelli che vengono ricoverati, diversi hanno bisogno di un supporto importante in termini di ossigenoterapia. Per capirci hanno bisogno del casco Cpap, non solo di un po' di ossigeno, perché presentano un'insufficienza respiratoria grave", è quanto aveva detto nelle scorse ore Andrea Gori, primario di malattie infettive del Policlinico di Milano.

Lo spettro di una zona rossa si sta allungando sopra la città. Non è stata presa nessuna decisione ufficiale, ma una stretta ulteriore potrebbe arrivare nelle prossime ore.

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