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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Scenario 4: le tappe prima del lockdown in Italia

Le parole di Conte alla Camera e la realtà: sei regioni sono già al di là delle soglie di sicurezza oltre le quali scattano lockdown territoriali, scuole chiuse e stop alla mobilità tra i territori

Durante il question time di ieri alla Camera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato dello “scenario 3” presente in un documento dell ’Istituto superiore di Sanità (“Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione”) che circola dai primi del mese ed è pubblico dal 12 ottobre. Come abbiamo spiegato, si tratta della divisione in diversi livelli della situazione dell'emergenza coronavirus. Ma quello che Conte non ha detto è che attualmente mezza Italia si trova già ben oltre quello scenario, ovvero già in fase 4. 

Scenario 4: le tappe prima del lockdown in Italia

Ricapitolando, lo scenario 3 si verifica quando Rt, il tasso di riproduzione del virus che misura quante persone in media vengono contagiate da ciascun infetto, a livello regionale si colloca tra 1,25 e 1,5. Prevede tra l’altro la “chiusura dei locali notturni” (stabilita con l’ultimo Dpcm) ma anche chiusure di scuole e università (e infatti è stata introdotta la didattica a distanza al 75 per cento alle superiori e totale negli atenei), “limitazioni agli spostamenti” e altre “restrizioni su scala subprovinciale” nelle aree più colpite. Questi sono, in sintesi, i quattro scenari:

  • SCENARIO 1: Situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all’inizio dell’autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici;
     
  • SCENARIO 2: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa ma gestibile dal sistema sanitario nel breve- medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25 (ovvero con stime dell’Intervallo di Confidenza al 95% - IC95% - di Rt comprese tra 1 e 1,25), nel caso in cui non si riesca a tenere completamente traccia dei nuovi focolai, inclusi quelli scolastici, ma si riesca comunque a limitare di molto il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie;
     
  • SCENARIO 3: Situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt comprese tra 1,25 e 1,5), e in cui si riesca a limitare solo modestamente il potenziale di trasmissione di SARS-CoV-2 con misure di contenimento/mitigazione ordinarie e straordinarie. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi;
     
  • SCENARIO 4: Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime IC95% di Rt maggiore di 1,5). Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità.

Il problema però è che, come spiega oggi Il Fatto Quotidiano, la media di Rt in realtà è già 1,5 sui dati diffusi la scorsa settimana, ormai vecchi perché relativi ai primi 14 giorni di ottobre.

E ci sono le altre condizioni previste dall’Iss: “Cluster non più distinti tra loro, nuovi casi non correlati a catene di trasmissione note, graduale aumento della pressione per i Dipartimenti di Prevenzione”delle Asl, che a dirla tutta sono già stati travolti tanto che il governo ha chiesto (tardivamente) alla Protezione civile un nuovo bando per assumere personale e ha fatto l’accordo con i medici di famiglia per affidare a loro parte dei tamponi che le Asl non riescono a fare.

Anche oggi alla Camera Conte è tornato sul tema: "Le misure introdotte si fondano sulle indicazioni e raccomandazioni elaborate dai nostri esperti e scienziati, nell'ambito di protocolli internazionali formulati per il contrasto alla pandemia. L'Istituto Superiore di Sanità, d'intesa con il Ministero della Salute, la Conferenza delle Regioni e vari altri organismi di ricerca, ha reso pubblico - quindi accessibile a tutti - il documento che si intitola "Prevenzione e risposta a COVID-19. Evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione autunno-invernale". In quel documento troverete rappresentate, in relazione all'evoluzione degli scenari epidemiologici, le specifiche diverse modulazioni delle misure da adottare. Allo stato, l'epidemia in rapido peggioramento risulta compatibile a livello nazionale con lo scenario di tipo 3 descritto in quello studio, con rapidità di progressione maggiore in alcune Regioni italiane. In particolare, per lo scenario di tipo 3, lo studio menzionato prevede, tra le misure da adottare, proprio quelle alle quali il Governo si è attenuto".

Lockdown territoriali, scuole chiuse e stop alla mobilità tra le regioni

Il quotidiano spiegava stamattina che dal 14 ottobre alcune regioni sono vicine o sopra la soglia di 2: Lombardia, Piemonte, Campania, Liguria, Umbria e Valle d'Aosta. Ovvero hanno uno scenario di Rt sopra 1,5 da tre settimane e questo prevede le restrizioni territoriali che però gli enti locali per ragioni di consenso non vogliono mettere in campo. C'è poi la corsa delle terapie intensive: ieri i ricoverati erano 1536, raddoppiano ogni dieci giorni e quindi a breve dovrebbero superare la soglia delle 2300 mandando in tilt gli ospedali. 

Il piano per il lockdown in Italia dal 9 novembre

Per questo, sostiene oggi Giovanna Vitale su Repubblica, Conte sta ora valutando un nuovo ventaglio di restrizioni: "Tre opzioni, nel segno della «gradualità e proporzionalità» a lui tanto caro, per tentare di rallentare la circolazione del virus qualora l’ultimo Dpcm risultasse insufficiente". Le tre opzioni rappresentano tre diverse proposte di restrizioni:

  • la prima sono i lockdown territoriali, limitati ai centri urbani più in crisi: a prima vista sembra semplice, in realtà si tratterebbe di chiudere grandi città come Milano, Napoli, Torino e Roma;
  • la seconda restrizione è la chiusura dei confini regionali;
  • la terza è la chiusura di tutte le scuole con l'estensione della didattica a distanza a ogni tipo di istituto;

Se a queste restrizioni si aggiunge il divieto di mobilità e la chiusura delle attività essenziali si preconizza un nuovo lockdown in Italia. Ora il premier ha davanti a sé due opzioni: la prima è quella di introdurle gradualmente in caso di ulteriore crescita dei numeri dell'epidemia (ieri il bollettino della Protezione Civile riportava quasi 25mila nuovi casi e 205 morti, il limite sembra fissato dai 30mila ai 60mila). Questo avrebbe il vantaggio di essere graduale e il clamoroso svantaggio di ingenerare ulteriore confusione nei cittadini già fiaccati dai tre Dpcm in quindici giorni. L'altra opzione è quella di mettere in campo tutte le restrizioni in un solo colpo dopo aver osservato le curve di crescita dell'epidemia per una decina di giorni e aver constatato che non c'è altra strada per l'Italia che il lockdown. La seconda opzione è per ora quella più gettonata. 

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