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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'idea dell'esperto

Il lockdown totale contro le varianti del coronavirus come a Codogno e Vo'

È la "ricetta" proposta da Andrea Crisanti: "Queste mutazioni hanno elevata trasmissibilità e sono potenzialmente resistenti al vaccino". Alcuni governatori e sindaci hanno già stabilito misure restrittive e zone rosse localizzate per cercare di contenere la diffusione del contagio

Il lockdown totale, come quello sperimentato per la prima volta nel Lodigiano e in provincia di Padova subito dopo la scoperta dei primi casi di Covid-19 un anno fa, è la "ricetta anti varianti" proposta da Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di microbiologia dell'ateneo cittadino. "Se si vuole bloccare la diffusione di varianti di Sars-CoV-2 o resistenti al vaccino o a elevata trasmissibilità, bisogna veramente fare zone rosse tipo Codogno o Vo': tutti fermi", ha detto Crisanti intervenendo a Timeline su SkyTg24.

Il lockdown totale contro le varianti covid: zone rosse come a Codogno e Vo' (secondo Crisanti)

Secondo l'esperto dell'università di Padova, l'emergere di queste varianti con elevata trasmissibilità e potenzialmente resistenti al vaccino "mette in pericolo questo scenario di equilibrio al quale siamo arrivati attraverso una strategia di convivenza con il coronavirus, perché a questo punto bisogna intervenire più rapidamente possibile anche in modo chirurgico". In questa fase dell'emergenza covid, per Crisanti le scuole riaperte rappresentano un altro elemento che aggiunge incertezza: "Sono un'occasione di moltiplicazione sociale che coinvolge studenti, famiglie, interazioni fra studenti e famiglie a diversi livelli, sovraffollamento dei trasporti. La struttura delle scuole è un detonatore di aggregazione sociale. Vedremo gli effetti".

Quanto al timore che la variante inglese di Sars-CoV-2 colpisca di più i bambini, finora in qualche modo "protetti" dall'infezione almeno nei grandi numeri, "in Inghilterra - ha osservato il virologo - sembra che la variante colpisca i bambini con più frequenza". Ma questo mutante "ha un indice di trasmissione più elevato che si riflette sia negli adulti sia nei bambini, quindi non è sorprendente che vediamo più bambini colpiti". In conclusione, "credo sia ancora presto per dire che questa variante ha 'sfondato' una barriera d'età".

Sono tre le varianti del coronavirus monitorate negli ultimi mesi dall'Istituto superiore di sanità con particolare attenzione: quella inglese, quella brasiliana e quella sudafricana. Nel caso della variante inglese, a mettere in allarme gli esperti è soprattutto l’elevata contagiosità del ceppo che si è originato a settembre nel Kent e che nel giro di soli due mesi è diventato dominante nel Regno Unito facendo esplodere i contagi e le vittime. Secondo virologi ed epidemiologi questa variante ha un tasso di contagiosità più elevato, ma non è ancora chiaro se sia causa di una letalità maggiore.

I vaccini ad oggi in commercio hanno dimostrato una buona efficacia contro la variante inglese, mentre alcuni test condotti su alcuni campioni hanno mostrato una mutazione (chiamata "E484k") già osservata nelle varianti che hanno avuto origine in Brasile e Sudafrica. Per ora si tratta di pochi casi, ma la circostanza è preoccupante. I ceppi isolati in Sudafrica e in Brasile si sono dimostrati più abili nell’eludere gli anticorpi e dunque potrebbero inficiare anche l'efficacia dei vaccini.

Per questo motivo, in alcune delle zone in Italia dove sono stati registrati casi che derivano da una di queste varianti, diversi governatori e sindaci hanno stabilito misure restrittive e zone rosse localizzate per cercare di contenere la diffusione del contagio. In questo articolo abbiamo fatto il punto della situazione (provvisoria) regione per regione, secondo quanto segnalato finora dai territori.

Le regioni italiane dove le varianti del coronavirus fanno paura

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