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Giovedì, 18 Aprile 2024

Cesare Treccarichi

Giornalista

È l’Azovstal, anzi un gioco da tavolo. E invece è la pornografia della guerra

"Ecco la mappa dell'acciaieria Azovstal". Anzi no, è un gioco da tavolo. Succede che in televisione, in tre trasmissioni diverse, venga scambiata l'immagine di un gioco da tavolo per la realtà, mentre in corso c’è una guerra con discrete implicazioni per le nostre vite e sullo sfondo una pandemia. Per questa svista non cade il mondo, certo, e abbiamo visto di peggio, di sicuro. È molto semplice sbagliare, ma in un periodo di grande complessità, con tante informazioni da gestire, selezionare e filtrare, bisognerebbe fare ordine per far capire a chi legge cosa sta accadendo. Il tutto è inserito in un ambiente mediatico che già di per sé è confusionario, a causa della moltiplicazione delle fonti informative. È il grande paradosso della nostra epoca: non ci sono mai state così tante informazioni disponibili, ma non è stato mai così difficile informarsi. C’è troppo, il nostro cervello ha dei limiti. Ma allora cosa possiamo fare da giornalisti?

Da anni si parla di crisi del giornalismo, “dall’avvento di internet”, come se si trattasse di una calamità imposta e non, magari, di un’opportunità (ma questo è un altro, enorme discorso). In realtà non ci potrebbe essere momento migliore per essere giornalisti e informare. Cosa fa la differenza? Il metodo. Tutto dipende dagli obiettivi che ci si dà. 

Tweet di Carlo Canepa sulla mappa dell'acciaieria Azovstal falsa di Mariupol

In Italia la televisione è molto seguita, e solitamente viene percepita come una fonte più autorevole rispetto al generico “internet”. La percezione è cosa diversa dalla realtà, decisamente più sfaccettata. Senza voler tracciare linee tra cosa è meglio o peggio, la considerazione migliore da fare è: dipende. Su internet, anche da parte di fonti percepite come autorevoli, abbiamo visto di tutto. Ma anche su carta e in televisione. Durante i mesi più duri della pandemia, quelli dei lockdown, oltre le conferenze stampa del Governo in cui si annunciavano restrizioni inedite per le nostre vite, i talk show, con i loro meccanismi, si sono presi la scena. È difficile stabilire cosa abbia apportato al dibattito una continua contrapposizione di tifoserie (che poi si riverberava online), se non l’affermazione di alcuni personaggi che hanno basato la loro notorietà su palesi falsità.

È successo anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Perché far poggiare qualcosa di giornalistico su queste basi? Qual è lo scopo? Lo stesso discorso si potrebbe applicare alla copertura giornalistica di alcuni dettagli della guerra, definibili come “morbosi” o meglio “pornografici”. Non è un'accezione negativa per la pornografia, è proprio la valenza del termine che si presta bene: l’enciclopedia Treccani dice che lo scopo della pornografia è “stimolare eroticamente il lettore o lo spettatore”. Nel caso in questione lo stimolo proviene dai dettagli cruenti, morbosi, meglio se “divisivi”, per alimentare la discussione. O lo scontro.  

La mappa dell'acciaieria Azovstal falsa a Mariupol

Se si rincorre l’effetto e non il contenuto capita di scambiare la mappa di un gioco da tavolo (in realtà un progetto di gioco, mai realizzato) con i sotterranei dell’acciaieria Azovstal, l’ultima roccaforte della resistenza ucraina nella città di Mariupol assediata dai russi. Tra l’altro, la mappa in questione ha circolato parecchio nella galassia dei profili filorussi per “dimostrare” la presenza di “bio-laboratori” Nato in Ucraina. Evidentemente la fonte per tre tra i talk show italiani più seguiti è stata questa.

La mappa dell'acciaieria Azovstal falsa a Mariupol

Senza cadere nella demonizzazione di qualsiasi format o mezzo, l’episodio deve far riflettere sugli scopi: dagli obiettivi che ci si pone si possono ricavare le intenzioni su quale ruolo può avere nella società il giornalismo. Cosa vogliamo essere? Dalle risposte dipendono precise responsabilità. E relativi giudizi.

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