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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Migranti, Salvini firma il divieto d'ingresso per la Mare Jonio. La Ong: "In attesa di un porto"

Secondo la Ong Mediterranea l'IMrcc di Roma avrebbe chiesto alle autorità italiane l'assegnazione di un porto sicuro: "Non succedeva da 14 mesi". Ma la Guardia Costiera smentisce: "Non coordiniamo noi le operazioni"

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali per la Mare Jonio, l'imbarcazione della Ong Mediterranea Saving Humans che questa mattina ha completato il salvataggio di circa cento persone tra cui 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori. Toninelli avrebbe già controfirmato il divieto di ingresso inviato anche al ministro della Difesa Elisabetta Trenta. 

"Sono un italiano che ama la sua terra e difende la sua gente - ha commentato Salvini -. Ringrazio il ministro Toninelli che, con coerenza, ha firmato anche questo divieto di ingresso nelle acque territoriali in piena continuità con quello che il governo Conte sta facendo da mesi". 

Mediterranea: "Siamo in attesa che ci venga assegnato un porto sicuro"

Il salvataggio è avvenuto a circa 70 miglia a Nord di Misurata.  "Stamattina - si legge in un tweet di Mediterranea - poco prima dell'alba abbiamo individuato un gommone con cento persone a bordo. Adesso sono con noi, sulla Mare Jonio".

"Ventidue sono bambini, alcuni piccolissimi: naufraghi col ciuccio in bocca. 26 sono donne, di cui 8 incinte. Il gommone da cui per fortuna le abbiamo tratte era alla deriva, con un tubolare già sgonfio. Le abbiamo viste sul radar e siamo arrivati in tempo. Siamo arrivati in tempo: le quattro parole più belle del mondo", spiega la Ong. "Siamo a bordo con questa inondazione di vita strappata alla morte. Navighiamo verso Nord in attesa che ci venga indicato un porto sicuro. In viaggio con tante persone salve, con tanti bambini salvati, siamo felici. Viva Mediterranea, viva la Mare Jonio, che oggi è la nave dei bambini".

Il salvataggio e l'sos alle autorità

Mediterranea ha anche spiegato nel dettaglio le fasi del salvataggio: "Alla nostra richiesta di istruzioni MRCC ITA (Maritime Rescue Coordination Centre) ha risposto come sempre di riferirci alle 'autorità libiche'. Abbiamo replicato che sarebbe impossibile per noi riferirci alle forza di un paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti, rispetto alla sorte delle persone soccorse, ora a bordo di una nave battente bandiera italiana, e la cui sicurezza è incolumità ricade sotto la nostra responsabilità" dicono dalla nave. "Abbiamo reiterato pertanto all'Italia la richiesta di istruzioni compatibili col diritto internazionale del mare e dei diritti umani".

"Dopo nostro rifiuto di violare diritto internazionale riferendoci ad 'Autorità Libiche', MRCC Roma ha assunto il coordinamento del nostro caso e chiesto 'a competenti Autorità Italiane' l'assegnazione di un porto sicuro alla Mare Jonio", spiegano ancora dalla Ong. "Non succedeva da oltre 14 mesi: l'ultima volta in cui il Centro di coordinamento dei soccorsi di Roma chiese l'assegnazione di un porto sicuro ad una nave ONG fu l'8 giugno 2018 con sbarco a Reggio Calabria di Sea Watch3". 

La smentita della Guardia Costiera: "Non coordiniamo noi le operazioni"

Ma l'MRCC di Roma smentisce le dichiarazioni della Ong: "In merito alle dichiarazioni della Ong Mediterranea Saving Humans, circa l'assunzione di questo Imrcc del coordinamento dell'operazione di soccorso effettuata questa mattina dalla nave Mare Ionio, si precisa che questo Imrcc non ha mai assunto il coordinamento dell'evento Sar in parola, in quanto avvenuto in acque di responsabilità Sar libiche". E' quanto si legge in una nota della Guardia costiera. "Infatti, questo Imrcc, contattato dalla Ong, ha riferito alla stessa di avviare le previste interlocuzioni con le competenti autorità libiche per assumere istruzioni di coordinamento, che non risultano essere avvenute", si legge.

"Ogni richiesta di individuazione di un luogo di sbarco, a seguito di un evento Sar che coinvolge migranti, viene inoltrata dal Imrcc al Ministero dell'Interno per l'individuazione del 'place of safety'. Pur non essendo un evento Sar coordinato dall'Imrcc, tale procedura è stata eseguita, come sempre avvenuto, anche per l'evento Sar odierno", si conclude la nota.

Migranti Eleonore, è ancora stallo: a bordo 101 migranti

Non si sblocca intanto lo stallo riguardante la nave Eleonore della ong tedesca Lifeline. Ieri il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha firmato il decreto di divieto all'ingresso per la nave, un provvedimento controfirmato anche dai ministri della Difesa Elisabetta Trenta e dei Trasporti Danilo Toninelli. Sono 101 i migranti a bordo

Ue: Germania ci ha chiesto di coordinare la redistribuzione

La Commissione Europea è stata contattata da "uno Stato membro", la Germania, per coordinare la distribuzione dei migranti che si trovano a bordo della nave Eleonora, della Ong tedesca Mission Lifeline. Lo ha confermato la portavoce dell'esecutivo Ue Natasha Bertaud, durante il briefing con la stampa a Bruxelles, pur senza fare esplicitamente il nome della Germania.  "Siamo stati contattati - ha detto - abbiamo ricevuto la richiesta di uno Stato membro di coordinare, come abbiamo fatto in passato, gli Stati membri che hanno la volontà di prendere una parte dei migranti a bordo della nave Eleonora. E' una cosa che stiamo facendo ora: i contatti tra gli Stati membri sono in corso".

Per quanto riguarda la nave Mare Jonio della Ong Mediterranea, "seguiamo la situazione, ma per ora non siamo coinvolti".

"Facciamo appello a tutte le parti, incluse le Ong, perché si trovi una soluzione" per i migranti attualmente a bordo della Eleonore, ha continuato la Bertaud. Per quanto riguarda invece la Mare Jonio, trattandosi allo stato di un'operazione di ricerca e soccorso in mare, la vicenda allo stato non è di competenza della Commissione, ha spiegato.

Quanto alle accuse lanciate da diverse Ong, secondo le quali aerei militari di diversi Stati Ue starebbero in questi giorni ostacolando le comunicazioni radio delle imbarcazioni nel Mediterraneo Centrale utilizzando tecniche di jamming, cioè di disturbo intenzionale, "non abbiamo informazioni su questo: rispondere spetta alle autorità nazionali", ha detto la Bertaud.

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