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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il ritratto

Vaccino senza brevetto, Maria Elena Bottazzi candidata al Nobel

Molto critica delle multinazionali come Pfizer e Moderna sostiene che nel contesto di un'emergenza globale occorra essere un po' più altruisti

La ricercatrice Maria Elena Bottazzi è stata candidata al premio Nobel per la pace insieme a Peter Hotez. La scienziata di origini italiane, ma cresciuta in Honduras e docente al Baylor College of Medicine di Houston, ha sviluppato un vaccino antiCovid, il Corbevax, approvato in India a fine 2021, poco costoso, facile da produrre, con una efficacia che supera l'80% ma soprattutto non coperto da alcun brevetto, quindi accessibile a tutti i Paesi poveri che stentano per gli eccessivi costi a vaccinare la popolazione.

La richiesta di candidatura per i due scienziati al comitato di Oslo è partita da una deputata americana dell'area di Houston, che ha motivato così la sua richiesta: "Da anni lavorano per la fraternità tra nazioni e sono persone che il Premio Nobel per la Pace incarna e celebra".

Maria Elena Bottazzi si è detta emozionata e contenta e ha ringraziato i tanti italiani che le hanno scritto, ricordando le sue origini liguri. "Aiutare i Paesi poveri- ha detto- è un privilegio davvero speciale".

María Elena Bottazzi è nata a Genova e vive negli Usa da anni dove co-dirige il Vaccine Development Center presso il Texas Children's Hospital e la Baylor School of Medicine, due istituzioni private senza scopo di lucro a Houston. La scienziata 56enne afferma che il suo è "un vaccino per il mondo", e spera che dopo l'India venga presto approvato anche in altri Paesi, come Indonesia, Bangladesh e Botswana.

L'iniezione, chiamata Corbevax, viene prodotta utilizzando un processo utilizzato da decenni per il vaccino contro l'epatite B, quindi ci sono molti produttori in grado di realizzarlo per poco più di un euro a dose. In un'intervista a El Pais ha sostenuto che l'efficacia del vaccino raggiunge il 90 per cento. "Ora stiamo confermando l'efficacia contro la variante omicron, ma crediamo che manterrà una buona protezione", ha detto al giornale. Nel suo lavoro ha detto di ispirarsi al virologo americano Jonas Salk, che nel 1953 realizzò il primo vaccino contro la polio, malattia che uccideva centinaia di migliaia di bambini nel mondo. Quando gli chiesero in un'intervista a chi appartenesse il brevetto delle sue dosi rispose: “Beh, direi alla gente. Non c'è nessun brevetto. Il sole può essere brevettato?".

Ora lei prova a fare lo stesso per contribuire a superare questa pandemia e critica il comportamento delle multinazionali come Pfizer e Moderna. Loro "devono rispondere ai loro investitori, ma, nel contesto di un'emergenza globale, ovviamente bisogna essere un po' più altruisti. Hanno dato un grande contributo producendo questi vaccini, ma va ricordato che hanno ricevuto ingenti sussidi pubblici”, ha sottolineato. Il vaccino che lei ha contribuito a scoprire spera che possa aiutare i Paesi più poveri.

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