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Sabato, 20 Aprile 2024
La storia / Bari

Marianna, l’infermiera che ha curato il marito in rianimazione per Covid

Il racconto di un incubo iniziato a febbraio e durato quattro mesi, che per fortuna ha avuto un lieto fine: "Fare l'infermiera a una persona cara è un'emozione unica difficile da descrivere"

Infermiera di Rianimazione al Policlinico di Bari, Marianna Scarano si è ritrovata a curare suo marito ricoverato in terapia intensiva per Covid. Un incubo che per fortuna ha avuto un lieto fine, visto che il marito di Marianna oggi è tornato a casa e si sta riprendendo. Ma il ricordo di quei terribili giorni è ancora vivo e lei stessa li ha raccontati in un post condiviso sul profilo Instagram del Policlinico di Bari.

Marianna Scarano, l'infermiera che ha curato il marito in Rianimazione per Covid

Tutto è iniziato a fine febbraio, quando suo marito è stato ricoverato in condizioni critiche dopo aver contratto Covid-19, finendo attaccato al casco per l’ossigeno con la saturazione a 93. "Pensavo che di lì a breve sarebbe stato intubato, ho temuto che non ce l'avrebbe fatta", ha ricordato Marianna, che lo ha assistito tutto i giorni: "Non l’ho mollato un solo istante, non riuscivo più a dormire la notte". 

"È stata una situazione sconvolgente, dopo lo stress di tutti questi mesi passati in terapia intensiva mi sono trovata di fronte a una situazione impensabile: è stata un'esperienza fortissima, fare l'infermiera a una persona cara è un’emozione unica difficile da descrivere", ha raccontato Marianna.

Oggi quell'incubo è alle loro spalle e tutto sembra essersi risolto per il meglio. "Ce l’abbiamo fatta grazie al grande e instancabile lavoro di tutti medici, infermieri e operatori sanitari che ogni giorno curano e salvano i pazienti con professionalità e dedizione", ha voluto sottolineare Marianna.

A Natale il regalo speciale per i colleghi della Rianimazione

A Natale, pochi mesi prima che suo marito venisse ricoverato, Marianna aveva voluto fare un regalo ai suoi colleghi, con i quali da un anno condivideva lacrime e gioie, facendo stampare su delle magliette una dedica per loro: "Lavoro in un gruppo ma batte un solo cuore". "È quello che ho imparato in un anno fianco a fianco ai colleghi, giorno e notte, nella lotta senza sosta al virus. Qui in terapia intensiva si vince e si soffre solo insieme. Con un unico cuore", aveva spiegato. 

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