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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Mascherine e distanziamento abbassano la carica virale (ma non basta)

Diminuire la circolazione del virus con le misure di protezione personale contribuisce a diminuire la carica virale. Ma questo non ferma del tutto la diffusione coronavirus: secondo un altro studio, alcune goccioline contenenti il patogeno riescono a propagarsi anche con mascherina e distanziamento

Adottare misure di protezione personale, come le mascherine e il distanziamento sociale, riduce l'esposizione al contagio da coronavirus, e quindi la carica virale con cui si viene in contatto, di ben mille volte. A rivelarlo è uno studio italiano condotto dall'Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona): l'analisi mette ancor più in evidenza l'importanza di dispositivi di sicurezza, soprattutto alla luce di questa nuova impennata di contagi registrata nelle ultime settimane. Una riduzione che però non basta da sola ad eliminare il contagio: secondo uno studio dell'Università di tecnologia di Vienna, anche con la mascherina esistono delle particelle del virus che riescono a rimanere nell'aria e a viaggiare per alcuni metri. 

Mascherine e distanziamento abbassano la carica virale: lo studio italiano

Evitare assembramenti e proteggersi sempre con le mascherine abbassa la quantità di virus in circolazione e così scende il numero di eventuali positivi a Covid-19 con manifestazioni gravi della malattia che hanno bisogno di un ricovero o della terapia intensiva. Lo studio, appena pubblicato su 'Clinical Microbiology and Infection' e presentato in anteprima alla recente Escmid Conference on Coronavirus Disease, è stato condotto su 373 casi di Covid-19 giunti nel Pronto soccorso dell'ospedale fra il 1 marzo e il 31 maggio scorso. 

"Per ciascun caso è stata valutata la carica virale tramite tampone, quindi i pazienti sono stati seguiti per registrare la gravità dei sintomi e l'evoluzione della malattia - raccontano Dora Buonfrate e Chiara Piubelli coordinatrici dello studio - I dati raccolti indicano chiaramente che, al diminuire della circolazione di Sars-CoV-2, grazie alle misure di contenimento della diffusione del coronavirus si è abbassata in parallelo e di ben mille volte la carica virale riscontrabile nei pazienti". In altri termini "i casi arrivati in ospedale a maggio, quindi in un periodo di bassa esposizione al contagio, erano anche venuti a contatto con 'dosi' virali più basse e avevano meno Sars-CoV-2 in circolo nell'organismo, anche fino a mille volte meno rispetto ai pazienti ricoverati a marzo".

Una tesi sostenuta anche dall'immunologo Francesco Le Foche, che ne ha parlato durante al programma Piazzapulita, in onda su La7: ''Sui mezzi di trasporto se ci fosse una mascherina mal messa anche una minima carica virale può passare, senza le distanze. La mascherina è fondamentale perché riduce la carica virale e quindi potrebbe non produrre la malattia''.

''Mascherine e distanziamento non bastano'': lo studio sulla propoagazione delle goccioline

Indossare una mascherina, mantenere le distanze, evitare la folla: queste sono le raccomandazioni anti-Covid 'pilastro' delle strategie contro il virus, che però da sole non bastano a debellare del tutto un'epidemia. Così diversi gruppi di ricerca nel campo della dinamica dei fluidi hanno unito le forze e sviluppato un nuovo modello relativo alla propagazione delle temute goccioline infettive. È stato dimostrato che ha senso indossare mascherine e mantenere le distanze, ma questo non dovrebbe regalare un falso senso di sicurezza. Anche con una mascherina, infatti, le goccioline infettive possono essere trasmesse per diversi metri e rimanere nell'aria più a lungo di quanto non si pensi. Una particella con un diametro di 10 micrometri (la dimensione media delle goccioline di saliva emesse), ad esempio, impiega quasi 15 minuti a cadere a terra, spiegano i ricercatori. 

Il progetto di ricerca ha coinvolto TU Wien (Università di tecnologia Vienna), l'Università della Florida, la Sorbona di Parigi, la Clarkson University (Usa) e il Mit di Boston, è descritto sull'International Journal of Multiphase Flow'. Lo studio è firmato dall'italiano Alfredo Soldati della TU Wien. "La nostra comprensione della propagazione delle goccioline, accettata in tutto il mondo, si basa su misurazioni degli anni '30 e '40 del secolo scorso - spiega Soldati dell'Istituto di meccanica dei fluidi e trasferimento di calore presso la TU Wien - A quel tempo, i metodi di misurazione non erano buoni come oggi, sospettiamo che non fosse possibile misurare in modo affidabile le goccioline particolarmente piccole". Nei modelli precedenti, veniva fatta una netta distinzione tra goccioline grandi e piccole: le goccioline grandi vengono spinte verso il basso dalla gravità, quelle piccole si muovono in avanti quasi in linea retta, ma evaporano molto rapidamente. "Questa immagine è estremamente semplificata", dice Alfredo Soldati. "Pertanto, è il momento di adattare i modelli alle ultime ricerche per comprendere meglio la propagazione di Covid-19".

"Anche quando la gocciolina d'acqua è evaporata, rimane una particella di aerosol, che può contenere il virus. Ciò consente ai virus di diffondersi su distanze di diversi metri e rimanere nell'aria per lungo tempo", dice Soldati. Nelle tipiche situazioni quotidiane, una particella con un diametro di 10 micrometri (la dimensione media delle goccioline di saliva emesse) impiega quasi 15 minuti a cadere a terra. Quindi è possibile entrare in contatto con il virus anche quando si osservano le regole di distanziamento, ad esempio in un ascensore che è stato utilizzato da persone infette poco prima. Particolarmente problematici sono gli ambienti con elevata umidità relativa, come le sale riunioni scarsamente ventilate. E una speciale attenzione è richiesta in inverno, perché l'umidità relativa è più alta che in estate. "Le mascherine sono utili perché bloccano le goccioline di grandi dimensioni. E va bene anche mantenere una distanza" di sicurezza. "Ma i nostri risultati mostrano che nessuna di queste misure può fornire una protezione garantita", afferma Soldati.

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