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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il report della fondazione Gimbe

Perché potrebbe essere avventato togliere le mascherine

Il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabelotta elenca tre ragioni che dovrebbero indurre una riflessione nell'allentamento delle misure

A una decina di giorni dal 1° maggio data in cui dovrebbe decadere l’obbligo delle mascherine al chiuso, tutte le curve (nuovi casi, ricoveri, terapie intensive, decessi) si mantengono in una fase di plateau con lieve tendenza alla flessione. Tuttavia, la circolazione del virus rimane ancora molto elevata: il numero di positivi, verosimilmente sottostimato, supera quota 1,2 milioni, i nuovi casi giornalieri si mantengono oltre 50 mila e il tasso di positività dei tamponi supera il 15%. "Abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso è una decisione molto avventata", spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabelotta che elenca tre ragioni che dovrebbero indurre una riflessione nell'allentamento delle misure.

"Nei locali affollati e/o scarsamente aerati la probabilità di contagio è molto elevata; in secondo luogo, la vaccinazione offre una protezione parziale dal contagio; infine, ci sono milioni di persone suscettibili, non vaccinate o senza booster. Utile ribadire che la protezione individuale è massimizzata con la mascherina FFP2 e non con quella chirurgica, poco efficace nei confronti di omicron", sottolinea Cartabellotta. Secondo l'ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe dopo 7 settimane dal via libera della quarta dose per le persone immunocompromesse la protezione di oltre 790 mila persone estremamente fragili è un lontano miraggio. "L'estensione della platea per la quarta dose ad oltre 5,2 milioni di persone richiede indubbiamente sia nuove strategie di comunicazione, sia meccanismi di chiamata attiva e non può essere affidata solo all’adesione volontaria" commenta Cartabellotta.

Secondo i calcoli di Gimbe al 20 aprile sono 6,89 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,69 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni: le persone attualmente vaccinabili sono dunque circa 4,2 milioni.

Covid, la situazione in Italia

"Che la campagna vaccinale sia ormai al palo – continua Cartabellotta – è un dato di fatto, nonostante 4,2 milioni di persone vaccinabili con prima dose e 2 milioni con dose booster. I tassi di copertura vaccinale, infatti, nell’ultimo mese hanno registrato aumenti irrisori". Tra il 20 marzo e il 19 aprile le coperture con almeno una dose sono ferme all’85,6%; quelle con ciclo completo sono cresciute di soli 0,2 punti percentuali passando da 83,9% a 84,1%. Anche le coperture delle terze e quarte dosi per le persone immunocompromesse procedono molto a rilento con incrementi pari rispettivamente a 1,5 (82,4% vs 83,9%) e 4,5 punti percentuali (5,7% vs 10,2%) nonostante l’inizio più tardivo e l’estesa platea vaccinabile.

L'efficacia del vaccino

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano che: l’efficacia sulla diagnosi rimane sostanzialmente stabile dal 51% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 49,2% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 66% dopo il richiamo; l’efficacia sulla malattia severa rimane sostanzialmente stabile dal 73,1% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 74,5% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi salire al 90,4% dopo il richiamo.

Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 18,5-60,1%): fa eccezione la fascia 5-11 per la quale le diagnosi tra i vaccinati segnano un +23,4% rispetto ai non vaccinati. In tutte le fasce di età si riduce soprattutto l’incidenza di malattia grave (del 31,7-83,7% per ricoveri ordinari; del 61,2-86,6% per le terapie intensive) e decesso (del 60,1-89,8%).

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