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Venerdì, 29 Marzo 2024
Suicidio assistito

Massimiliano è morto: il viaggio in Svizzera per scappare dall'incubo della sclerosi multipla

"Finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato che non l'ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all'estero". Ad accompagnarlo Felicetta Maltese, attivista della campagna Eutanasia Legale, e da Chiara Lalli che si autodenunciano per l'aiuto al suicidio assistito

"Sono quasi completamente paralizzato e faccio fatica anche a parlare. Da un paio di anni siccome non ce la faccio più" ho iniziato "a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore", e "finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato che non l'ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all'estero": "Perché non posso farlo qui in Italia? A casa mia, anche in un ospedale, con i parenti, gli amici" vicino. "No, devo andarmene in Svizzera. Non mi sembra una cosa logica questa": "Sono costretto ad andarmene via, per andarmene via". Così nel suo ultimo video messaggio Massimiliano, morto in Svizzera col suicidio assistito.

Massimiliano, il 44enne toscano da 6 anni malato da sclerosi multipla, lunedì aveva lanciato un appello per "essere aiutato a morire a casa mia", in Italia. Massimiliano è stato accompagnato, tramite un'azione di disobbedienza civile, da Felicetta Maltese, attivista della campagna Eutanasia Legale, e da Chiara Lalli, giornalista e bioeticista. Domani l'autodenuncia a Firenze presso stazione carabinieri Santa Maria Novella.

Anche Marco Cappato, che in questa occasione non ha direttamente accompagnato Massimiliano, si autodenuncerá in veste di legale rappresentante dell’Associazione Soccorso Civile che ha organizzato e finanziato il viaggio di Massimiliano verso la Svizzera. Ad accompagnarli Filomena Gallo, avvocato e segretario Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni.

Massimiliano in un video appello nei giorni scorsi aveva infatti chiesto di poter essere aiutato a morire senza soffrire in Italia, a casa sua, vicino ai suoi cari, ma non può farlo però perché non è "tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale" quindi, non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Consulta sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. Secondo la sentenza 242 della Corte costituzionale - che ha valore di legge - il suicidio assistito è possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e queste condizioni siano state verificate dal SSN. Requisiti sussistenti e verificati per Federico Carboni che lo scorso giugno ha invece potuto accedere al suicidio assistito senza che l’aiuto fornito configurasse reato.

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