"Chiamata informativa di 1 ora alle 10:30 (ora dell'Europa centrale) martedì 4 aprile 2023. Discuteremo in modo approfondito un programma di maternità surrogata". Gestlife - società che offre questo servizio nei Paesi in cui la Gpa è legale - mi invia una mail per ricordarmi il nostro appuntamento, fissato al centralino poche ore prima, anticipandomi il nome della mia consulente. Daniela (nome fittizio) mi chiama con dieci minuti di ritardo rispetto all'orario concordato. "Ero con dei clienti e ci siamo allungati un po'" si scusa appena rispondo al telefono a un numero spagnolo. Daniela è italiana, di Roma come me - città e cadenza che appena si dichiarano creano una certa familiarità - ma sbagliando ogni tanto qualche parola ammette: "Vivo a Barcellona da anni, l'italiano un po' lo sto perdendo". Mi dà del lei, il mio nome lo sa già e mi chiede se è la prima volta che chiamo per avere informazioni sulla maternità surrogata. Vuole conoscere la mia storia per consigliarmi al meglio. Confesso subito di fare ancora fatica a pensare di dover ricorrere a questa pratica per avere un figlio, ma dopo l'asportazione dell'utero un anno fa - questo le racconto - è l'unico modo per realizzare il sogno di diventare madre. Ho 36 anni, non ho un compagno e ammesso che arrivi mai l'uomo giusto avrò sempre questa zavorra da condividere, la dura realtà da far digerire e non è detto che lui sia disposto a farlo, tantomeno che mi appoggi in questa complessa decisione. È il motivo per cui voglio intraprendere questo percorso da sola, perché al desiderio di un figlio non ci rinuncio.
Daniela comprende perfettamente il mio stato d'animo e passa a darmi del tu, chiamandomi spesso per nome. In fondo siamo quasi coetanee e anche lei è in attesa dell'uomo con cui condividere un progetto genitoriale: "Sembra così complicato trovare un compagno di vita normale - mi confida - Anche io mi sono data un tempo. Aspetto fino ai 40 anni, poi farò i miei due bambini". Come me non ha paura di fare un figlio da sola e mi tranquillizza su quanto sta accadendo in Italia in merito alla questione: "Fai bene a informarti, ma stai tranquilla. Sono rumors. La gioiosa Meloni è stata eletta e si sa che quando viene eletto un nuovo governo deve far vedere che sta facendo qualcosa, però è molto complicato che possa far diventare la maternità surrogata un reato universale, cioè che si è perseguibili anche se si fa all'estero, perché l'Unione Europea dice alt. Non può decidere la Meloni per gli altri Stati. Qualora invece dovesse fare questa legge non è un problema, perché noi facciamo la maternità surrogata dove è legale". In Italia però dovrò tornarci col bambino e dovrò anche registrarlo come mio figlio, per questo mi consiglia comunque una consulenza legale prima di avviare l'iter: "Per stare ancora più tranquilla ti conviene cercare un avvocato che si occupa di maternità surrogata, ce ne sono tantissimi in Italia. Sei di Roma mi hai detto, lì ce ne sono un paio che se ne occupano da anni". Insomma, meglio tutelarsi (io e loro), anche se sui rischi le spiegazioni che mi vengono date sono abbastanza evanescenti: "Se dovessero esserci delle problematiche al tuo rientro meglio avere un avvocato che ti tuteli. Noi facciamo tutto dove c'è una legge sulla maternità surrogata, se tu lo fai là e poi torni in Italia c'è poco da fare". Quindi non può succedere niente? Non avrò problemi con la registrazione del bambino? Daniela mi spiega meglio: "Noi ti seguiamo per tutta la pratica all'estero, ma nessun programma ti permette la filiazione una volta tornata in Italia. Ti accompagneremo al consolato italiano nel Paese in cui nascerà il bambino per fare la registrazione. Può succedere però che venga aperta un'inchiesta, dipende da come gli gira al funzionario". Ma ci tiene a tranquillizzarmi: "Il bambino chiaramente verrà registrato anche nel tuo comune. Lo stanno facendo per le coppie omosessuali, non vogliono registrare i loro figli, per single e coppie eterosessuali non ci sono mai problemi".
La scelta del Paese e il ruolo del consolato italiano
Il consolato italiano, come spiega Daniela, ha un ruolo chiave. Se il funzionario si rende conto che il bambino di cui si chiede la registrazione è nato con maternità surrogata, può aprire un'inchiesta in Italia. In ogni programma di Gestlife l'avvocato fa parte del pacchetto, si occupa lui di tutto ma nel Paese in cui si fa la pratica: "Dopo la nascita del bambino prende appuntamento al consolato italiano e lo fa registrare a nome tuo. I funzionari che stanno lì possono inviare un alert in Italia. Se succede, quando torni in Italia meglio se hai un avvocato che ti tuteli - insiste Daniela - Se invece fa le cose fatte bene perché ha un'anima, e nella maggior parte dei casi è così, tu torni in Italia, vai al comune della tua città e registri il bambino". Questo punto lo voglio chiarire bene, perché mi pare il nodo cruciale per il mio futuro e per quello di mio figlio. "Quindi io vado al consolato con l'avvocato, dichiaro la nascita del bambino e non devo dichiarare che è nato con maternità surrogata. Giusto?" chiedo. La risposta, stavolta, è eloquente: "Assolutamente no. In Italia è reato, quindi proprio no. Se ti dovesse fare domande tu non rispondi. Dici che devi registrare tuo figlio e basta, poi c'è l'avvocato accanto a te e ci pensa lui". Una volta chiarita la questione burocratica ci addentriamo nel tema costi, fondamentale per la scelta del Paese. Essendo una donna single, per me ci sono soltanto due destinazioni, Stati Uniti e Grecia, ma a meno che non abbia un conto in banca milionario - o non voglia rischiare di indebitarmi pesantemente - farlo oltreoceano è impensabile. "È per ricchi, lo so. Pensa che un francese ha un debito di 700 mila euro" mi racconta la mia consulente, spiegando il perché: "Negli Stati Uniti di base costa sui 150 mila euro, ma la sanità è privata e quindi se succede qualcosa, qualsiasi problema, anche il più banale, si paga in più. Noi vi diciamo che costa 150 mila euro, ma il prezzo finito non possiamo saperlo. E poi il viaggio è lungo, considerando che bisogna andare due volte - la prima per stipulare il contratto con la gestante e la seconda per la nascita del bambino - è sicuramente più complicato per gli italiani". E, diciamolo, diventa ancora più costoso visto che anche il viaggio e l'alloggio sono a mio carico.
Programma Grecia: i pacchetti e il risarcimento per decesso o perdita di organi
L'alternativa agli Stati Uniti è a poche ore di volo. La Grecia. Daniela la caldeggia perché "il pacchetto è chiuso" e poi è più vicino, dovrei andare a Salonicco. Sul prezzo mi rassicura: "Non dovrai pagare niente di più. Per quanto riguarda la Grecia abbiamo quattro pacchetti: il base, lo standard, lo standard plus e il premium. Ti spiego le differenze, non appuntarti nulla tanto poi ti mando una mail con tutte le tariffe. La differenza principale sta nelle assicurazioni. Il base costa 78 mila e 400 euro, ma non ci sono assicurazioni e in un processo di maternità surrogata vanno messe in conto. Se dovessero esserci conseguenze fisiche per la gestante o la donatrice di ovuli, come la perdita di organi, oppure la morte, bisogna risarcire loro o direttamente le famiglie. Casi di morte non ci sono mai successi, ma l'altro sì". Sono 20 mila euro, sia in caso di perdita dell'utero o danni agli organi interni, sia in caso di morte della donna. Sì, lo stesso prezzo: "Sulla Grecia abbiamo prezzi stabiliti. Il cliente sa che se sceglie il programma base, qualora dovesse accadere questa cosa, sa che paga quello. Sulla tabella c'è tutto". Con gli altri pacchetti si sale: "Lo standard viene 86 mila e 400 euro, lo standard plus 92 mila e 400, il premium 98 mila e 400". Mettiamo che io voglia scegliere il premium, chiedo: "Non devo aggiungere più nulla allora?". Non proprio: "In Grecia il parto è cesareo, quindi vanno aggiunti 2 mila euro. Poi il prezzo è chiuso". Quindi sono 100 mila e 400 euro. Qualche ora dopo scopro che non è così. Nel listino prezzi che mi è arrivato in mail appena finita la telefonata ci sono altri possibili costi aggiuntivi: 6 mila euro in caso di aborto spontaneo per spese mediche e risarcimento gestante, 4 mila euro se sono gemelli, 4 mila e 300 euro in caso di mancata gravidanza al primo tentativo e quindi se necessario un nuovo viaggio per la gestante (alloggio, trasporto e indennità giornaliera), mille e 500 euro per l'eventuale collocamento di un figlio della madre surrogata se lei dovesse prendersi cura di lui e non si trovasse nel suo Paese.
La "clausola reset" in caso di morte del bambino
Lo standard plus e il premium sono i più gettonati, mi spiega Daniela, si è coperti dal punto di vista assicurativo e si hanno molti più vantaggi. Mai però mi sarei spinta anche solo a immaginare quello che mi sta per dire: "In più entrambi hanno questa assicurazione che ha solo Gestlife. Non ci è mai successo per ora, ma abbiamo questa clausola e non perché c'entri qualcosa la maternità surrogata, perché può accadere a chiunque. Qualora il bambino dovesse morire da 0 a 2 anni per morte naturale, Gestlife quando sarai pronta ti fa ricominciare il programma da capo senza pagare. Si chiama clausola reset, si rinizia da capo tutto quanto". Il più completo in assoluto è ovviamente il premium, che oltre alla clausula reset ha "l'incubatrice inclusa se il bambino ne avesse necessità e diamo la possibilità di congelare il cordone ombelicale e le cellule staminali in una nostra clinica in Germania per vent'anni".
Il pagamento
Una volta deciso di intraprendere il percorso della maternità surrogata e scelto il programma, Daniela mi spiega tutto l'iter: "Innanzitutto devi farti dare dal ginecologo il certificato di impedimento medico, nel tuo caso ce l'hai, perché in Grecia questa pratica è consentita solo se la donna non può restare incinta. Ti invieremo un formulario in cui scriverai tutti i tuoi dati, me lo rimandi allegando una fotocopia del documento e il certificato". Fatto questo avviene un primo pagamento, di 500 euro, per le spese notarili dell'avvocato che preparerà il contratto. Sarà pronto più o meno in una settimana: "Puoi venire a firmarlo qui in sede da noi, a Barcellona, altrimenti in formato digitale tramite un programma". Su questo punto ho un dubbio: "Così però il contratto lo firmo dall'Italia, dove è reato. Non ci sono problemi?". Non sono stata l'unica a pensarlo: "Ci sono persone che sono venute qui proprio per questo motivo, tanti invece l'hanno firmato tranquillamente tramite il programma - mi dice - La scelta è tua, ma non possono scovare questa cosa". Una volta firmato il contratto avviene il pagamento della prima delle sette rate (se non scelgo di saldare tutto in un'unica soluzione). Prendiamo sempre il premium come esempio: "Le prime due rate sono da 13 mila e 500 euro, quindi 27 mila euro. Dopo il pagamento ti chiamerà l'assistente, che ti guiderà passo passo durante tutto il programma, oltre a me. Il terzo pagamento avverrà con la richiesta della data del processo". Qui va nel dettaglio: "In Grecia durante il primo viaggio bisogna fare un processo, in tribunale, per firmare il contratto con la gestante. Andrai con l'avvocato. Se vuoi puoi conoscere lì la gestante, altrimenti entrerai prima tu e poi lei. Sono 13 mila e 500 euro, mentre il quarto pagamento, di 10 mila euro, ci sarà all'ottenimento della sentenza del tribunale. L'ok te lo daranno al 100% perché tu hai un impedimento medico. Il quinto pagamento alla conferma della gravidanza, sono 16 mila e 50 euro, il sesto pagamento - continua - al quinto mese di gravidanza, sempre 16 mila e 50. L'ultimo pagamento alla nascita del bambino, 15 mila e 800 euro". Nel pacchetto sono inclusi un assistente e un autista - "entrambi parlano italiano" mi rassicura - che saranno sempre con me durante le due trasferte, oltre all'avvocato con cui andrò prima in tribunale per il processo e poi al consolato italiano per la registrazione del bambino. In più una baby sitter e un pediatra che mi aiuteranno durante le due settimane dopo la nascita, quando il bambino non può ancora viaggiare, nell'alloggio che mi avrà consigliato l'assistente.
Le foto per scegliere la donatrice di ovuli
C'è una cosa che Daniela nella nostra lunga telefonata ci tiene a sottolineare: "La donatrice di ovuli non è la gestante. Collaboriamo con due donne diverse per non creare questo legame con il bambino, è fondamentale". E ci tiene anche a parlarmi delle condizioni in cui le gestanti portano avanti la gravidanza: "Sono sempre sotto controllo e vengono seguite psicologicamente durante il programma ma soprattutto dopo. Non le lasciamo così. Non hanno più di 38 anni e sono tutte donne che hanno già avuto almeno un figlio, hanno una famiglia e i mesi di gravidanza li trascorrono a casa con loro, non in alberghi con altre gestanti. Devono superare test medici e psicologici. Le paghiamo di più rispetto ad altre agenzie (il 40% in più è scritto nel dossier, ndr)". La gestante, dopo essere stata selezionata da Gestlife, la sceglie la clinica. Io posso scegliere la donatrice di ovuli: "Puoi vedere le sue foto da bambina, da ragazza, da adulta. La scegli in base al fenotipo, se preferisci bionda o mora. Se vuoi una donatrice ucraina devi pagare 2 mila euro in più perché ora con la guerra sono poche".
Quanto costa una gestante e come aggirare (anche) la legge Greca
Le gestanti sono tutte georgiane. Perché non greche? "Per legge le donne greche non possono farlo" mi dice. Sempre in quel dossier arrivato dopo via mail, invece, scopro il motivo: non esistono gestanti greche che accettano un compenso conforme alla normativa vigente che fissa a 13 mila euro il tetto massimo per il compenso. Dunque è necessario rivolgersi a gestanti di altri Paesi, che ovviamente non risiedono temporaneamente in Grecia come richiede la legge per la maternità surrogata (gestante o committenti devono avere almeno residenza temporanea). Il dossier spiega chiaramente cosa fare: "È più facile far diventare i genitori committenti residenti temporanei (in quanto cittadini europei) rispetto alla gestante di un'altra nazionalità. Viene rilasciata una procura a favore dei nostri avvocati in Grecia, che si occupano dell'intero processo, senza che i genitori debbano recarsi in Grecia. Allo stesso tempo, i nostri avvocati contratteranno per vostro conto un appartamento (al costo di circa 300 euro al mese, già incluso nel programma) che servirà da residenza temporanea e dove vivrà la gestante". Nessuna gravidanza in famiglia allora? E questa residenza temporanea, se di fatto faccio due viaggi di qualche settimana massimo nel giro di 18 mesi - il tempo stimato per il completamento della pratica - non è un espediente per aggirare la legge, stavolta in terra straniera? Qui Gestlife, o altre autorità competenti, dovrebbero rispondere.
Nel frattempo io vengo incoraggiata a riflettere e a prendermi tutto il tempo di cui ho bisogno prima di decidere. Non c'è fretta, mi tranquillizza Daniela: "Noi siamo qua per realizzare il tuo sogno".