Maurizio Costanzo e la sua sfida alla mafia (che si è vendicata)
L'impegno civile è una delle costanti nell'attività del giornalista, morto a 84 anni. Nel 1993 i boss hanno risposto con un attentato alle sue trasmissioni in cui denunciava la criminalità e raccontava l'impegno di chi si ribellava ai boss
Impossibile trovare un solo appellativo per descrivere Maurizio Costanzo, morto oggi venerdì 24 febbraio. Giornalista, regista, conduttore televisivo, autore di testi musicali e sceneggiatore. Lui l'Italia l'ha vista cambiare e l'ha raccontata. Col suo lavoro è stato però parte di questo cambiamento, certamente sotto il profilo culturale e sociale Ha iniziato in radio e sulla carta stampata, poi è arrivata la tv con la sua consacrazione. L'impegno civile è una delle costanti nell'attività di Costanzo, come ha ricordato oggi anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Dopo l'omicidio di Libero Grassi, imprenditore trucidato a Palermo per essersi opposto al racket mafioso nel totale silenzio di una società che ancora teneva la testa sotto la sabbia, Costanzo firma con Michele Santoro una maratona Rai-Fininvest (ora Mediaset, ndr) contro la mafia. Passa alla storia il momento in cui Costanzo brucia in diretta una maglietta con scritto "Mafia made in Italy".
È morto Maurizio Costanzo
Maurizio Costanzo ospita anche il giudice Giovanni Falcone, che verrà ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992. Non era solo un ospite, un uomo con un ruolo pubblico da intervistare come è normale per i giornalisti. C'era tra i due un rapporto di stima e amicizia, mai nascosto.
L'avere mandato un messaggio chiaro contro la criminalità, in un momento storico difficile come quello dei primi anni '90, rende Costanzo un bersaglio. Il 14 maggio 1993 una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di tritolo esplode a Roma in via Ruggero Fauro proprio mentre transita l'auto con a bordo Costanzo e la moglie Maria De Filippi. Il giornalista e la moglie restano incolumi. Costanzo in un'intervista definisce quel giorno come il più brutto e il più bello della sua vita. "La mafia mi dedicò 70 chili di tritolo mentre tornavo a casa in macchina con Maria. Il bello è stato accorgerci che eravamo vivi".
"Mi risulta dai magistrati di Firenze che Messina Denaro sia venuto al Teatro Parioli durante il Maurizio Costanzo Show per vedere se si poteva fare lì l'attentato, sarebbe stata una strage. Hanno deciso di farlo quando uscivo dal Parioli", racconta il conduttore in un'intervista successiva.
Le indagini e le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia accertarono che gli autori dell'attentato erano proprio alcuni mafiosi e che Costanzo era uno dei principali obiettivi da eliminare per Cosa nostra a causa delle sue trasmissioni. Da quel momento Costanzo vive scortato. "Perché la mafia scelse proprio me? Io faccio il giornalista, avevo molto parlato di mafia al Maurizio Costanzo Show e la mafia si è difesa. Arrivavano lettere con la mia testa in un vassoio, le mandavo alla Digos".
Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa di Maurizio Costanzo. Lo stesso Capo dello Stato ha ricordato che Costanzo "non esitò a schierarsi con coraggio contro la criminalità mafiosa, che reagì rabbiosamente organizzando un attentato contro di lui".
"Ricordo con gratitudine quando fu concretamente vicino a mio fratello dandogli voce e spezzando così l'isolamento che soffriva in quella fase della sua vita", commenta oggi Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone. "Il suo impegno nella lotta alla mafia - aggiunge - e nel far crescere la consapevolezza degli italiani sulla criminalità organizzata, che gli costò un terribile attentato a conferma di quanto fosse prezioso il suo lavoro, sono, per me, i lasciti più significativi di una carriera che lo ha visto protagonista e innovatore dell'informazione italiana".
Quasi come a chiudere un cerchio, uno degli eventi epocali per l'Italia vissuti da Costanzo è l'arresto di Matteo Messina Denaro il mese scorso a Palermo dopo trent'anni di latitanza. "La dimostrazione che lo Stato ha vinto e soprattutto che non è colluso ma ci tengo a ringraziare molto anche i carabinieri. Confesso che quando ho appreso la notizia dell'arresto mi sono emozionato, io per fortuna sono qui e posso essere testimone di questa giornata storica".