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Giovedì, 28 Marzo 2024
No vax in corsia

I 100 medici italiani anti vaccino

Un'esigua minoranza, ma rumorosa, quella dei camici bianchi negazionisti rispetto ai vaccini, compreso quello appena arrivato contro il coronavirus. Il vice ministro Sileri: "Se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro"

Inseriti nelle categorie a rischio alle quali somministrare il vaccino prima possibile, alcuni non hanno aderito alla campagna anti covid. Sui 400mila complessivi, sono un centinaio i medici italiani considerati negazionisti rispetto ai vaccini, compreso quello appena arrivato contro il coronavirus. La stima è di Filippo Anelli, presidente della federazione degli ordini dei medici (Fnomceo). "È un problema che non nasce adesso - ricorda Anelli all'AGI - e ne abbiamo avuto già diversi esempi nel periodo della Lorenzin e dei vaccini obbligatori per i bambini. Ma è un'esigua minoranza, magari rumorosa, su cui sono in corso le inchieste degli ordini e in qualche caso ci sono già state sanzioni. Per fortuna sono pochi - conferma il presidente Fnomceo - ma capisco che in questi giorni il tema si riproponga con forza".

Vaccino obbligatorio per i medici?

Il piccolo allarme no vax in corsia si gioca sul filo sottile che separa l'interesse pubblico superiore connesso anche alla propria professione e la libertà di opinione personale. Ecco perché nelle ultime ore c'è chi pensa all'obbligo vaccinale per i camici bianchi: "Noi non siamo contrari - sottolinea Filippo Anelli - ma bisogna trovare un giusto equilibrio tra la Costituzione, che dice che a nessun cittadino possono essere imposti trattamenti medici, e la situazione contingente. Il diritto di rifiutarsi può venire meno se mette in crisi la convivenza civile, mettendo a rischio la salute pubblica, che è un interesse superiore. Ma su questo - conclude - deve decidere il Parlamento, come successe con i vaccini obbligatori stabiliti dall'allora ministro Lorenzin. Sicuramente è un'opzione possibile, specie in certi reparti in prima linea, ad esempio pneumologia".

L'inchiesta dell'Ordine di Roma su 13 medici

Il tema è di stringente attualità. È di oggi la notizia che tredici medici sono finiti sotto inchiesta dell’Ordine dei medici per la loro posizione no vax e più in generale nei confronti del coronavirus, considerato al pari di un’influenza. I medici hanno espresso le loro opinioni riguardo l’inutilità del vaccino sui social media e in tv, facendo così scattare il provvidemento disciplinare: come rende noto il presidente dell’Ordine, Antonio Magi, per dieci di loro si è già concluso mentre per gli altri tre è tuttora in corso. "Si tratta di dieci colleghi che hanno espresso posizioni no vax e tre invece negazionisti sul Covid - precisa -. La procedura disciplinare è partita dopo che abbiamo ricevuto da cittadini e colleghi degli esposti, corredati da documentazione".

L’iter prevede che i medici sotto procedimento giustifichino e presentino delle spiegazioni con motivazioni scientifiche a supporto di quanto affermato, che vengono poi valutate da un’apposita commissione dell’Ordine, che decide se andare avanti e arrivare ad un’eventuale sanzione, o archiviare. "Per i primi dieci, i no vax, la procedura si è conclusa - continua Magi -, in alcuni casi con l’archiviazione, perché alcuni si sono ‘pentiti’, in altri invece con una sanzione, che è andata dalla censura all’ammonimento fino alla sospensione per uno-due mesi".

Per i tre negazionisti del coronavirus invece il procedimento è ancora aperto. "Uno ha presentato una spiegazione - prosegue il presidente dell'Ordine dei medici - ma con il Covid i tempi disciplinari si allungano. Per questo tipo di procedimenti serve infatti la convocazione in presenza. Comunque la prima parte dell’iter è stata completata, e credo che per gennaio il nuovo consiglio, che dovrà insediarsi, riuscirà a terminare la procedura".

"Se i medici hanno dei dubbi sul vaccino hanno sbagliato lavoro"

Proprio ieri è partita la campagna di vaccinazione in Italia, una data simbolica e allo stesso tempo storica. I primi a ricevere l’antidoto sono stati medici, operatori sociosanitari e anziani all’interno delle rsa, così come predisposto dal ministero della Salute. Ma il vaccino deve essere obbligatorio o facoltativo per i medici?

Per il vice ministro della Sanità Pierpaolo Sileri ci sono pochi dubbi: "Rimango perplesso quando sento di colleghi medici o infermieri restii a farsi il vaccino. Posso capire il cittadino che magari non ha delle basi scientifiche consolidate e non ha studiato medicina e può avere una certa riluttanza a farsi il vaccino, ma penso francamente che quei medici e quegli infermieri, se hanno ancora dei dubbi dopo aver visto ciò che è accaduto, probabilmente hanno sbagliato lavoro". Per il vice ministro, però, dovrebbe "essere fatta qualche modifica, come già anticipato autonomamente da qualche regione: io ad esempio inserirei i farmacisti, che hanno avuto dei morti durante la prima ondata, e gli odontoiatri, che operano a contatto diretto con tutti i loro pazienti".

Anche l’infettivologo Massimo Andreoni è dello stesso avviso. In un’intervista rilasciata al Messaggero ha dichiarato come "la vaccinazione anticovid per gli operatori sanitari, sia nelle Rsa che negli ospedali, dovrebbe essere obbligatoria. È un dovere etico-professionale. Altrimenti, meglio cambiare mestiere". Poi ha aggiunto: "Questa epidemia ci ha insegnato che sia negli ospedali che nelle Rsa sono stati spesso i sanitari a veicolare il Sars Cov 2. Com’è possibile che noi non facciamo entrare nemmeno i parenti e poi permettiamo ai sanitari di trasportare il virus? L’obbligatorietà è legata al lavoro che uno svolge. Nessuno è costretto a fare il medico, l’infermiere, il militare, il poliziotto. Per alcune persone è prevista la vaccinazione obbligatoria per il ruolo che si ricopre. Non è una privazione della libertà, è una regola. E si fonda sulla stessa ragione per cui sono stati resi obbligatori i vaccini per i ragazzini che devono andare a scuola: preservare la comunità".

"I medici restii a vaccinarsi sono tantissimi"

Secondo Massimo Andreoni - ordinario di Malattie infettive, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive di Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive - i medici restii a vaccinarsi "sono tantissimi, almeno un terzo non si vaccinerà. Non è credibile che ci sia un infermiere, un medico che sia un no-vax. Altrimenti vuol dire che è stato sbagliato dare la laurea a ciascuno di loro". E se il governo non è in grado di garantire l’obbligatorietà, poiché "non c’è una forza politica sufficiente per prendere una decisione che sicuramente sarebbe poco gradita ad una grande fetta dell’elettorato", allora potrebbe essere l’Ordine dei medici a prendere posizione: "Sì, lo può dire anche l’ordine dei medici. Ma la questione si limiterebbe ad un problema etico e deontologico. Queste decisioni le deve prendere il governo", ha concluso l'infettivologo.

Quasi 90mila operatori sanitari contagiati: da inizio pandemia morti 273 medici

E intanto sono quasi 90mila gli operatori sanitari contagiati da inizio pandemia, 273 i medici deceduti. Gli ultimi dati fotografano il pesante tributo pagato dal personale delle strutture sanitarie nella lotta quotidiana al coronavirus. Non a caso la campagna vaccinale è iniziata proprio da questa categoria. La sorveglianza integrata Covid-19 a cura dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha reso noto che su 2.019.660 casi di contagio da Sars-Cov-2 avvenuti in Italia dall'inizio della pandemia al 27 dicembre, 89.879 hanno riguardato gli operatori sanitari.

Nell'ultimo mese, invece, sono stati 413.381 i casi totali di positività diagnosticati nel nostro Paese, di cui 16.923 tra gli operatori sanitari. Dalla federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) sì è appreso che nelle ultime ore altri tre medici sono morti di coronavirus. Si tratta di Raffaele Antonio Brancadoro, medico ospedaliero in pensione, Leonardo Nargi, ginecologo, e Stefano Simpatico, neurochirurgo. Il totale delle vittime tra i camici bianchi sale così a 273.

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