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Martedì, 16 Aprile 2024
La norma che fa discutere / Milano

La denuncia dei medici richiamati per le vaccinazioni: "Ci sospendono la pensione, è come pagare per lavorare"

A causa di una norma, ai camici bianchi che tornano in servizio per somministrare i vaccini viene sospeso l'assegno previdenziale. Carlo Staudacher: ''Ad un provvedimento per contrastare l'epidemia hanno messo un vincolo gravemente disincentivante''

Ai medici che rientrano in servizio dalla pensione per somministrare alle persone il vaccino anti-covid, viene sospeso il medesimo contributo previdenziale. Non si tratta di uno scherzo, ma del risultato di una norma che ha fatto infuriare tutti i camici bianchi richiamati al lavoro in questo momento di difficoltà provocato dalla pandemia. 

A denunciare la situazione in una lettera scritta all'Asl di Melegnano, in provincia di Milano, è Carlo Staudacher, ex primario di Chirurgia generale del San Raffaele, uno dei tanti medici in pensione che hanno deciso di rimettersi il camice per contribuire alla campagna vaccinale: "Piuttosto che pagare per lavorare, preferisco fare attività a titolo gratuito invece di rinunciare alla pensione".

Come tanti altri, ha però scoperto che, in base a un emendamento al decreto-legge 2/2021 introdotto il 12 marzo, ai medici in pensione che vengono contrattualizzati per la campagna vaccinale viene sospesa la pensione, con una norma di cui l'Enpam ha denunciato "l'insensatezza". Staudacher, 77 anni, figlio di Vittorio considerato il padre della chirurgia d'urgenza in Italia, nonostante abiti a Milano da marzo ha prestato servizio come vaccinatore "ovunque mi abbiano mandato, da Trezzo,a Melzo, a Cernusco, lavorando 8 ore al giorno per 5 giorni, sabato e domenica compresi".

"Sono un medico - ha spiegato Staudacher - non potevo stare a vedere migliaia di morti senza fare nulla". Staudacher ha già visto però "molti colleghi lasciar perdere" e "tanti altri lo faranno - aggiunge - perché in un provvedimento per contrastare l'epidemia hanno messo un vincolo che è gravemente disincentivante". Conosce da anni Letizia Moratti, assessore al Welfare di Regione Lombardia, "e l'ho contattata per spiegarle il problema. Mi ha detto che chiederanno al governo una modifica ma i tempi sono lunghi".

"Non è una questione di soldi ma di dignità. Io prendo ora il compenso di 44 anni di attività e ho ovviamente dato la mia disponibilità per un'emergenza così importante. Ma - conclude - se mi ammalo, ora non percepisco nulla e la differenza tra pensione e contratto co.co.co. è un importo che il medico paga allo stato per fare le vaccinazioni".

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