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Giovedì, 25 Aprile 2024
Lotta agli scafisti

Meloni a Cutro: la linea del governo non cambia. E annuncia il "reato universale" per i trafficanti

Pene fino a 30 anni per chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte. La premier: "Siamo determinati a sconfiggere la tratta di esseri umani". Potenziamento dei centri per i rimpatri e nuovi canali per i migranti regolari: cosa prevede il decreto

"Abbiamo voluto celebrare qui il consiglio dei ministri perché all'indomani della tragedia del 26 febbraio volevamo dare un segnale simbolico e concreto. È  la prima volta che un Cdm si svolge in cui si è consumata una tragedia legata al tema migratorio e la presenza dell'interno consiglio dei ministri è un modo per ribadire quanto questo governo sia attento e concentrato su questo dossier". Lo ha detto la presidente del consiglio Giorgia Meloni, in conferenza stampa a Cutro dopo che l'esecutivo ha dato il via libera al decreto legge contenente 'disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione irregolare'.

La linea del governo sull'immigrazione non viene messa in discussione, ha puntualizzato fin da subito Meloni. "Sbaglia di grosso chi pensa che a seguito della tragedia di Cutro cambia la nostra politica sulle migrazioni. Abbiamo licenziato un decreto legge - ha aggiunto - che affronta questa materia e lo abbiamo fatto per ribadire che siamo determinati a sconfiggere la tratta di esseri umani responsabile di questa tragedia, la nostra risposta a ciò che è accaduto è una politica di maggiore fermezza".

Uno dei punti più importanti del nuovo decreto è l'introduzione di una nuova fattispecie di reato che prevede una pena fino a 30 anni di reclusione "nel caso in cui muoiano delle persone" durante la traversata, com'è avvenuto a Cutro. "Il reato - ha aggiunto Meloni - verrà perseguito dall'Italia anche se commesso al di fuori dei confini nazionali. Chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte è perseguibile con un reato che noi consideriamo universale. Significa non colpire solo i trafficanti che sono su quelle barche, ma anche quelli che ci sono dietro. Andremo a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terracqueo, perché vogliamo rompere questa tratta". 

"Le stesse persone che se la prendono col governo - ha detto la premier -, non spendono una parola contro trafficanti che si sono fatti pagare fino a 9 mila euro da persone che poi hanno messo su una barca che alla prima difficoltà è andata in mille pezzi e hanno lasciato una persona con le mani legate al timone. Questa gente io la voglio combattere e sconfiggere, è la politica più seria che si possa fare".

"Un altro modo per combattere i trafficanti - ha detto ancora - è dare il messaggio che in Italia non conviene entrare illegalmente, non conviene pagare gli scafisti, non conviene rischiare di morire".

"Ristretta la protezione speciale", sì ai migranti regolari

La presidente del consiglio ha specificato che con il decreto approvato in Cdm "viene nuovamente ristretta la protezione speciale, una fattispecie allargata a dismisura: l'intento del governo è abolirla e sostituirla con una norma di buonsenso che corrisponda alla normativa europea di riferimento". 

Il provvedimento ripristina inoltre "i decreti flussi, che consentono l'ingresso per lavorare di immigrati regolari" e "che sono stati azzerati perché tutte le quote erano coperte da chi entrava illegalmente". Criteri di ingresso e "quote saranno su base triennale", ha spiegato la presidente del consiglio. Sono previste poi "corsie preferenziali per gli stranieri che in patria hanno fatto corsi di formazione riconosciuti dal governo italiano".  L'Italia riserverà dunque "delle quote di accesso ai lavoratori che provengono dai paesi che collaborano con l'Italia". La premier ha poi fatto riferimento alla necessità di fare un lavoro di "comunicazione direttamente nei paesi da dove partono i migranti per dare un quadro preciso della situazione".

Non è tutto. Nel decreto, ha aggiunto Meloni, "ci sono norme sulla semplificazione delle procedure di espulsione, per il potenziamento dei centri di permanenza finalizzati al rimpatrio, per intervenire nei casi di gestione opaca dei centri per migranti".

"Chiederò azioni concrete all'Ue"

"Cutro per me è un punto di passaggio" ha detto Meloni. "La materia migratoria oggi è estremamente complessa. Quel che sta accadendo introno da noi, dalla guerra in Ucraina al terremoto in Turchia, tutto ci coinvolge e ci stiamo lavorando a 360 gradi. Quello approvato oggi è uno dei provvedimenti varati da questo governo, altri sono stati fatti prima e altri verranno dopo. È un tema che va affrontato a livello internazionale e non solo a livelli di bilaterali, e soprattutto un tema europeo, che diventa ancora più centrale". 

Non poteva mancare un appello all'Europa. "All'indomani della tragedia - ha ricordato - io ho scritto una lettera ai vertici europeo, una lettera che arrivava anche all'indomani di un consiglio europeo in cui c'è stato un cambio di passo. Ora io al prossimo Consiglio Ue io chiederò azioni concrete, l'Italia non può affrontare da sola" l'emergenza, "non può restare sola. Nelle parole di Von der Leyen c'è la conferma di un cambio di passo, in cui le istanze dell'Italia sono considerate centrali, ma per noi è fondamentale che dal prossimo Consiglio Ue arrivino atti concreti. Abbiamo impegnato tutto il governo in questo, ma la nostra volontà è stabilire un principio per cui non ci mettiamo nelle mani dei trafficanti di vite umane, non accettiamo la tratta, la schiavitù del terzo millennio".

Così il governo fa la guerra agli scafisti: cosa cambia in concreto

In conferenza stampa è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha illustrato nel dettaglio cosa intende fare il governo per rendere la vita dura ai trafficanti di esseri umani. La norma, ha detto, "si articola in 3 momenti":

  • "inasprimento delle pene dell'articolo 12 del testo unico della legge sull'immigrazione" che "vengono aumentate in misura consistente";
  • "introduzione di una nuova fattispecie" di reato "che punisce con una pena che va da 20 a 30 anni quando deriva come conseguenza non voluta da parte degli scafisti la morte o la lesione grave o gravissima di più persone";
  • la terza novità è infine "costituita dall'allargamento di giurisdizione penale dello Stato Italiano" perché "se la condotta è diretta a procurare l'ingresso illegale il reato è punito anche quando la morte si verifica al di fuori del territorio".

"Quando l'imbarcazione è diretta verso il territorio nazionale" ha precisato il Guardasigilli, "anche se il disastro si verifica in acque extranazionali, la giurisdizione penale italiana viene affermata". Quanto al secondo punto, se "la morte o la lesione fosse voluta ci troveremmo davanti a un omicidio volontario" e per questo "la pena è portata al massimo, cioè a 30 anni".

Nordio ha detto infine che "c'è un allargamento della nostra pretesa punitiva nei confronti di questi criminali che generalmente agiscono in associazione e traggono da questa attività alimenti finanziari per aumentare ulteriormente la propria attività illegale. È una crescita esponenziale e se non la fermiamo con l'arma della sanzione penale rischia di far aumentare anche le vittime in mare".

Potenziati i centri per i rimpatri

Un'altra norma contenuta nel provvedimento è il potenziamento dei centri di permanenza temporanea per i rimpatri. A spiegare le intenzioni dell'esecutivo è stato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "Abbiamo previsto un meccanismo di semplificazione abbastanza importante - ha detto - di quelle che sono le procedure del codice dei contratti pubblici per quanto riguarda la pianificazione di questi centri di permanenza temporanea". Il vicepremier Salvini ha invece aggiunto che "con questo decreto tutte le regioni italiane dovranno dotarsi di un centro per i rimpatri, sono previsti più centri degli attuali, a livello europeo". L'obiettivo, ha chiosato il ministro, "è garantire pieno diritto chi scappa da guerre vere, non lasciando alla malavita organizzata questo sistema".

Meloni: "Perché la segnalazione di Frontex è arrivata solo in acque italiane?"

Incalzata dai giornalisti, la premier ha risposto anche alle polemiche seguite ai fatti di Cutro. "Credo che ci sia una strumentalità nel tentativo di dimostrare che l'Italia non ha fatto qualcosa che doveva fare. Non è un bel messaggio che diamo, anche all'esterno dei confini nazionali. Il ministro Salvini vi ha detto che adesso, in questo momento, l'Italia è impegnata nel soccorso di 20 imbarcazioni, questo accade tutti i giorni". A Cutro, ha aggiunto Meloni, "non abbiamo potuto fare di più di quel che è stato fatto, ma qualcuno pensa davvero che il governo o le istituzioni italiane non hanno fatto qualcosa che avrebbero potuto fare? Se non lo pensate, allora c'è da correggere dei titoli". 

Quanto accaduto in questa vicenda si configura come "una fattispecie particolare - ha puntualizzato -, perché si trattava di una nave in navigazione da 3 giorni e che per 3 giorni non ha mai avuto problemi. È arrivata davanti alle coste calabresi, e qui, a 40 metri" dalla battigia "non c'è mai stata né poteva esserci una comunicazione di possibile naufragio perché non c'era. Cosa è accaduto? Hanno atteso a largo il momento più propizio per sbarcare e non essere intercettati perché si trattava di trafficanti. In quel frangente - ha ricostruito - c'è stato un incidente: si incagliano, la barca è inadeguata e succede il peggio. A quel punto intervengono le nostre autorità. La segnalazione che fa Frontex è di polizia, non di salvataggio, non ti avverte che c'è un problema, tant'è che l'aereo di Frontex se ne va. Questi sono i fatti, certo qualcuno può dire: 'perché Frontex segnala dopo 3 giorni l'imbarcazione e solo quando è in acque italiane? Uno potrebbe chiederselo, perché prima di arrivare in acque italiane, secondo la geografia, ha attraversato i mari di altre nazioni. Questa è una domanda che io mi sono fatta".  

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