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Venerdì, 29 Marzo 2024
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A messa torna il “segno della pace” ma senza contatti: la novità decisa dalla Cei

Sguardi e inchini nel capo al posto della tradizionale stretta di mano a partire da domenica 14 febbraio. I vescovi: “In questo tempo può essere sufficiente e più significativo”

I vescovi italiani hanno deciso a partire da domenica 14 febbraio di “ripristinare un gesto con il quale ci si scambia il dono della pace guardandosi negli occhi o facendo un inchino del capo”. La decisione è stata resa nota nel comunicato finale dell’ultimo Consiglio episcopale permanente. 

Niente strette di mano né altre forme di contatto fisico, ma un modo "nuovo" di sentirsi vicini al prossimo, perché, rilevano i vescovi, “non appare opportuno nel contesto liturgico sostituire la stretta di mano o l’abbraccio con il toccarsi con i gomiti”.

"Guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace può essere sufficienti e più significativo"

La pandemia, ricorda la Cei, “ha imposto alcune limitazioni alla prassi celebrativa al fine di assumere le misure precauzionali previste per il contenimento del contagio del virus”, ma “non potendo prevedere i tempi necessari per una ripresa completa di tutti i gesti rituali”, si è deciso pertando ripristinare un gesto con il quale ci si scambia il dono della pace “invocato da Dio durante la celebrazione eucaristica”, scegliendo un'altra forma. 

"In questo tempo può essere sufficiente e più significativo guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace, accompagnandolo con un semplice inchino del capo”, spiegano i vescovi. “All’invito ‘Scambiatevi il dono della pace’, volgere gli occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, secondo i vescovi, può esprimere in modo eloquente, sicuro e sensibile, la ricerca del volto dell’altro, per accogliere e scambiare il dono della pace, fondamento di ogni fraternità. Là dove necessario, si potrà ribadire che non è possibile darsi la mano e che il guardarsi e prendere ‘contatto visivo’ con il proprio vicino, augurando: ‘La pace sia con te’, può essere un modo sobrio ed efficace per recuperare un gesto rituale”. 

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